a cura del prof. Luigi Casale
Metèco è lo straniero che vive stabilmente in uno Stato; e come tale, visto con ostilità. Nel greco moderno la parola significa semplicemente “straniero”. Essa è formata a partire dall’antica espressione greca μέτ-οικος = che ha cambiato casa (o separato da casa, cioè lontano; e quindi emigrante).
I meteci, nell’antica Atene, erano gli stranieri residenti. Queste persone non partecipavano alla vita politica della città, ma, purché pagassero una tassa, potevano svolgere tutte le attività in piena libertà.
La parola, da sempre usata dagli storici per lo studio dei rapporti sociali nell’antica Atene, è stata recuperata all’uso corrente in Europa, entrata anche nel lessico italiano, dopo il successo discografico del cantante greco-francese Georges Moustaki (1969), che in una famosa sua canzone tale si definiva.
Perciò potremmo anche dire che “meteco” ci viene dal francese. Specialmente se consideriamo la posizione dell’accento tonico (“metèco” dal fr. métèque).
Così succede per tante altre parole apparentemente entrate nella nostra lingua dal francese o dall’inglese. Mentre difatti esse sono molto più antiche, e già conosciute in Italia dai classicisti. Come, per esempio, la parola reclàme. In latino esiste “rèclamen” che dovrebbe dare in italiano réclame (e così è stato; e continua ad esserlo solo per qualche vocabolario e per i puristi). Noi, invece, i parlanti quotidiani diciamo “reclàme” utilizzando la forma francese “réclame” ( pronuncia: reclàmə).
Ma se proprio qualcuno volesse fare una bella figura, (non so però a che cosa possa servirgli!) può anche dire rèclame e mèteco. Correndo il rischio – se nessuno lo capisce – di essere guardato male.
A lui la scelta.
[Vedi: economia, ecologia, parrocchiano, diocesi, ecumenico, ecc.].