a cura del prof. Luigi Casale
Etimologia delle parole:
Barbaro = che parla un’altra lingua (diversa dalla lingua greca)
Cafone = che parla male una lingua (in Italia meridionale)
Fariseo = appartenente ad un determinato gruppo politico-dottrinale (in Giudea)
Gentile = appartenente a famiglia con diritto di cittadinanza (a Roma)
Idiota = che non partecipa alla vita pubblica (ad Atene)
Imbecille = debole, malato, in-fermo, che si appoggia al bastone (a Roma)
Ipocrita = attore (in Grecia)
Mambrucco = che parla in tedesco (in mezzo a chi parla l’italiano)
Nero = dalla pelle scura (dovrebbe valere come scuro, bianco, rosa, rosso, o giallo)
Pagano = abitante di un pagus (villaggio)
Patrizio = appartenente a famiglia senatoria (i patres a Roma sono i senatori)
Rivale = che abita sulla riva di un fiume
Schiavo = Slavo
Servo = che conserva (servare)
Urbano = che vive in città (urbs)
Vicino = abitante di un vicus (villaggio)
Villano = che vive in una fattoria agricola (villa)
Zingaro = tzigano, gitano, (o forse egiziano ?)
Molte di queste parole le ho già trattate in un articolo a parte, oppure richiamate incidentalmente parlando di altre. Nell’uno e nell’altro caso ho cercato di far vedere come esse dal loro significato vero, quello originario, sono passate a significare altre cose: e così, con questo significato negativo (raramente positivo) oggi noi generalmente le percepiamo. Una connotazione che deriva proprio dal nostro modo di usare queste determinate parole.
Conoscere tutte – o quasi – le accezioni (significati, modi d’uso,) di una parola e saperne ricostruire l’etimologia (la storia del significato fino a un certo punto, che convenzionalmente chiamiamo “origine”), questa capacità o questo processo, l’ho definito “trasparenza linguistica”, come fanno gli autori. E la modifica nel tempo del significato della parola, seguendo gli stessi autori, l’ho chiamata “scivolamento di significato”.
Nei passaggi più espliciti delle mie argomentazioni ho cercato anche di far vedere, dove possibile, le probabili cause alla base di questi fenomeni: interferenze linguistiche, affinità fonologiche, analogie, metafore, deformazioni, banalizzazione, ecc. …
Nelle parole dell’elenco che presento oggi – e chi sa quante altre ce ne saranno ancora! – a determinare lo scivolamento di significato ha giocato il pregiudizio sociologico di origine egocentrico. Cioè quella diffidenza innata per l’altro: l’estraneo, il diverso; diffidenza e sospetto che nascono dalla paura e dall’errato concetto che ognuno di noi ha di sé stesso. La presunta superiorità, frutto di ignoranza e di arretratezza: la cattiveria.
A questo punto, sconfortati da questi comportamenti umani, ma confortati proprio da questi esempi di conoscenza, possiamo anche concludere che la trasparenza linguistica, il corretto uso della lingua, la conquista della conoscenza, la ricerca e lo sforzo di capire, non sono più un lusso o la prerogativa di dotti e acculturati, ma il senso di responsabilità dell’uomo libero*. E come tali ci trovano impegnati nella loro diffusione per parteciparle questa forma di consapevolezza ad una più larga base sociale.
“Chi ha orecchi da intendere intenda!” (Citazione non mia).
* La libertà come diritto della persona nasce con noi, e come tale va rispettata. Ma essa si
concretizza pienamente solo attraverso un lungo e travagliato processo di crescita umana e civile che non conosce né sosta né termine. Ha solo come meta e obiettivo la libertà.
(Questa citazione può essere considerata mia).
L.C.