Dal tratteggio inconfondibile del M° Vincenzo D’Angelo, quest’oggi riemerge il ricordo di un personaggio molto noto agli stabiesi. A proporre questa nuova chicca, manco a dirlo, è il dott. Giuseppe Plaitano, che ritrova tra i tanti documenti della sua collezione di “cose stabiane”, nientedimeno che il ritratto di Polidoro.
Polidoro era un personaggio caratteristico, noto nel rione per la sua originalità caratteriale da eterno bambinone, con qualche “rotellina” fuori posto. Orfano di entrambi i genitori, viveva, insieme ad altri suoi fratelli e ad una sorella, con delle zie, le quali, alla morte dei genitori, avevano adottato gli sfortunati nipoti. Abitava in un appartamento al terzo piano del mio stesso stabile alla via S. Caterina, 109. L’aneddotica su Polidoro è ricchissima di episodi divertenti.
Egli aveva due passioni: la bicicletta e le “donnine allegre”. Aveva un sorriso cavallino, contagioso, per la sua grande e robusta dentatura, per giunta bianchissima. Quando rideva somigliava a Fernandel, il noto comico francese. Era raro vederlo in giro senza la sua immancabile bicicletta da corsa e vestito di tutto punto da vero ciclista; non rinunciava nemmeno alla ruota di scorta incrociata sulle spalle. Erano gli anni in cui a Castellammare andavano di moda i circuiti ciclistici cittadini.1
Note:
- da Lilino Diogene – All’ombra del Castello la memoria racconta ↩
Che dire? Una caricatura magistrale.