Roger de Beauvoir e Castellammare
di Giuseppe Zingone
Roger de Beauvoir è il nome d’arte di Eugène Augustin Nicolas Roger romanziere e drammaturgo romantico francese nato da famiglia benestante a Parigi l’otto novembre del 1806. Il suo bell’aspetto e il suo stile di vita avventuroso lo resero famoso a Parigi, dove era amico di Alexandre Dumas, padre.
Nel 1847 sposò l’attrice e autrice Léocadie Doze. Fu incarcerato per tre mesi e multato di 500 franchi per una poesia satirica, Mon Procs, scritta nel 1849. Afflitto dalla gotta e quasi indigente per il suo stile di vita sgargiante, trascorse gli ultimi anni della sua vita infelicemente confinato su una sedia, morendo a Parigi il 27 agosto 1866. Le sue opere più note includevano Le Chevalier de Saint-Georges (1840), Les Oeufs de Paques (1856) e Le Pauvre Diable (ristampato nel 1871).
Il brano che riportiamo è una libera traduzione, nonché una riduzione di un articolo di Roger de Beauvoir, Journal d’un voyageur en Italie, tratta da ARIEL, Journal du Monde elegant.1 che si apre con una descrizione della capitale del Regno, Napoli. Ma è su Castellammare che il romanziere si sofferma e decanta le bellezze naturali della nostra Città. In questo breve e struggente percorso inserisce, inoltre, il ricordo del pittore svizzero Leopold Louis Robert morto suicida a Venezia nel 1835, anch’egli visitatore della nostra terra, del quale inseriremo alcuni dipinti che non fanno riferimento a Castellammare, quale abbellimento dell’articolo.
Journal d’un voyageur en Italie
Naples…….
Castellamare, luogo gioioso vicino al Vesuvio abbonda di prospettive degne di attrarre l’attenzione e le orme del pittore; in ogni momento la sua strada verdeggiante gira a spirale verso la casina del re, chiamata Quisisana per la salubrità della sua aria.
I suoi villaggi biancastri ei suoi castelli arroccati nei ciuffi di alberi come nidi di aquile, le sue grandi vele latine e questi padiglioni che solcano il suo golfo, le sue vigne, i suoi pioppi, i suoi pini, i suoi vitigni, tutto dà a questa costa l’aspetto di uno scenario incantato.
Mentre le voci di alcuni sfortunati schiavi di galea cantano tristemente un lamento nel carcere di Castellamare, le sue colline sabbiose come un incantevole parco all’inglese si riempiono di fanfare e grida gioiose: vi si incontrano seminaristi dalla faccia bruna, che cavalcano sui loro asini, le gambe penzoloni come il mugnaio di La Fontaine,2inglesi con ombrelli a mo’ di ombrelloni, e deliziose signorine napoletane, interessanti e fragili, venute in questo posto per riprendersi dalle loro brutte febbri.
Castellamare è solitamente l’Eldorado dei pittori francesi, la loro estate a Tivoli, la loro villa, la loro accademia.
È al mercato di Castellamare che incontrerai questi ragazzi napoletani scuri e belli, la giacca sulla spalla sinistra, la cintura arrotolata intorno al corpo, i pantaloni di velluto allacciati con grandi fibbie d’argento. Appoggiati ai loro bastoni rivestiti di ferro, guardano tutti con noncuranza, chinandosi appena per contrattare un’anguria, raccontandosi con aria grave e pia le meraviglie della Madonna dell’Arco.
Quante volte è venuto a sognare sulle banchine di Castellamare questo giovane triste che tutti voi avete conosciuto, questo pittore ingrato verso la sua gloria, dimentico di noi e della sua nascente fama, Robert, la mattina Robert è venuto a sognare sulle banchine di Castellammare.
Là, almeno, c’erano brezze salutari per la fronte stanca dell’artista; lì tamburi baschi, pendii di vigneti e le bellissime figlie di Antonio vestite di un pezzo di velluto rosso;
Vide tutto questo Robert il poeta, Robert il pittore dei mietitori, e le signore napoletane che tornavano in carrozze trainate da cavalli dal teatrino Francesco, e quella spiaggia di pescatori con barche dipinte, quei siti cinguettanti e chiacchieroni del mattino, quelle strade… montuose, queste passeggiate, queste fontane!
Castellamare, questo Eldorado dei pittori ha deliziato quest’anima malata; almeno lì Robert ha dimenticato la Roma severa, Roma che lo ha fatto disperare! A Castellamare nessun altro dipinto che il cielo e le onde; ad Amalfi, a Salerno, a Cava, nessun’altra tela se non la natura stessa del sito, questa tela sempre nuova e fresca. Oh! diteci Robert, che non avete sognato di suicidarvi sotto queste foreste verdeggianti, che non avete maledetto Dio e vostra madre sotto questa cupola stellata delle notti napoletane, dove avete ascoltato il magico concerto dei venti del golfo! Povero poeta, caro artista! Quando ti ho visto a Venezia al piccolo Café Florian, stavi già soffrendo molto.3
Potrebbe essere uno che si gloria …. (testo corrotto). O piuttosto sono caduto dall’alto, come una colomba dalle ali bianche, un giovane, religioso e puro diacono! non sei morto di Fornarina come Raffaello, sei morto senza una donna che ti piangesse!4
È a Catellamare, la vicina Pompei lì saresti dovuto morire. Castellamare ha arance e sorgenti di acqua viva; Castellamare ha il silenzio dei suoi boschetti aerei che serpeggiano lungo il fianco della sua costa. Forse hai imparato, ma invano, caro Robert, la parola dell’enigma a questa natura svuotata; forse volevi sapere troppo, invece di ignorare e credere.
“Di questo inno eterno, l’unica parola è Dio”.
Arrivederci Castellamare! addio incantevole residenza estiva, tenda verde dello stanco pellegrino di Napoli. Prendiamo una lancia con sei rematori, e lasciamo che il vento ci porti ad Amalfi.
Roger De Beauvoir
Articolo terminato il 10 agosto 2021
- Roger de Beauvoir, Journal d’un voyageur en Italie, In: ARIEL, Journal du Monde elegant, Sabato 7 Maggio 1836, Primo Anno, numero 20. ↩
- Roger de Beauvoir, fa riferimento alla favola di Jean de la Fontaine, Il Mugnaio, suo Figlio e l’Asino. ↩
- La nostra attenzione inizialmente si era soffermata sul pittore francese Hubert Robert (Parigi, 22 maggio 1733 – Parigi, 15 aprile 1808), ma si tratta molto più probabilmente di Leopold Louis Robert, pittore svizzero nato a La Chaux de Fonds, il 13 maggio 1794 e morto suicida a Venezia il 20 marzo 1835. ↩
- La Fornarina è un dipinto a olio su tavola di Raffaello Sanzio, databile al 1520 circa e conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma. Nota come Margherita Luti, era una giovane di origine senese, figlia di Francesco Luti, fornaio a Roma. Di Margherita e della sua vita non si conoscono molti dettagli, nemmeno la data di nascita e di morte. Di lei Flaubert scrisse: Era bella, e questo è tutto ciò che dovete sapere. ↩
L’ETERNA BELLEZZA DI CASTELLAMMARE CHE HA ISPIRATO POETI SCRITTORI E PITTORI PER LE SUE BELLEZZE NATURALI. CONTINUERA’ NEI SECOLI AD ATTRARRE PERSONAGGI FAMOSI