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Vesuvio dal Castello

Gli scorci stabiesi di Stefano Buonocore

in ricordo del prof. Stefano Buonocore

Vesuvio dal Castello

Vesuvio dal Castello (Stefano Buonocore)

Stefano Buonocore è nato nel 1974 a Castellammare di Stabia (Na), nel 1993 consegue il diploma di maturità d’arte applicata in oreficeria presso l’Istituto Statale d’Arte “F. Grandi” di Sorrento. Nel 1994 è vincitore del primo premio nazionale “Disegna la Mascotte per il servizio Antincendio del Corpo Forestale dello Stato”. Nell’anno accademico ’96 – ’97 si laurea in Arti visive e dello spettacolo: Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli con votazione di 103 su 110. E’ stato allievo di maestri del calibro di Carmine Di Ruggiero, Bruno Starita, Mimmo Iodice, Alfredo Scotti, Michele Sovente (poeta e scrittore del Mattino). Continua a leggere

famiglia petretta

Le signorine Petretta

nei ricordi del dott. Tullio Pesola

famiglia petretta

I coniugi Raffaele e Maria Petretta con le figlie Rina e Clara. La signora a destra è un’amica di famiglia
(per gentile concessione dell’amico Giovan Battista D’Anna)

Per sottrarsi al pericolo di azioni belliche, diverse popolazioni, durante l’ultimo conflitto mondiale, sfollarono dalle proprie città, per trovare asilo in ambienti ritenuti più sicuri e tranquilli, prefiggendosi di far ritorno un giorno – che si auguravano “non lontano” – alle loro terre, alle loro usanze, alla loro quotidianità che spesso si rivelava vitale per la stessa sopravvivenza. Sta di fatto, però, che molti, tornando, ebbero, poi, la sgraditissima sorpresa di trovare le proprie case allo sfacelo, non perché devastate dalle bombe, ma perché altri sventurati avevano fatto razzia di quanto esse miseramente custodivano per la sopravvivenza dei loro legittimi proprietari. Si verificò, così, che tanti nostri concittadini riparassero, ad esempio, a Sant’Antonio Abate o giù di lì, in luoghi, cioè, che ritenevano che non sarebbero stati presi di mira dal nemico. Ironia della sorte, però, si ebbe anche che alcune famiglie dell’avellinese, del beneventano o di altra località sfollassero nella nostra città da essi ovviamente ritenuta meno esposta alle offese nemiche. Punti di vista! Una di queste, proveniente da Volturara Irpina, una località della provincia di Avellino, e composta da marito,
moglie e tre figlie, trovò alloggio nel palazzo di Terrone in via Brin. Continua a leggere…

 

‘A Capa ‘e pezza…

‘A Capa ‘e pezza

di Corrado Di Martino

Mio padre, ha sempre voluto che ricevessimo il massimo e, che facessimo il massimo, per la nostra formazione. Avevo da poco superato i quattro anni, quando decise che dovevo iniziare a frequentare una scuola, un asilo d’infanzia.

Corrado (anno 1956)

Corrado (anno 1956)

Questa decisione, fu presa in accordo con mamma, già piena di cose da fare nel seguire i nonni, mia sorella e mio fratello piccolo e me. Mia sorella maggiore, di tre anni più grande, frequentava le scuole elementari; papà pensò quindi, che prendendo il suo posto all’asilo, non ci sarebbero state variazioni traumatuche sul bilancio familiare. Non so se al tempo vi fossero asili comunali, non ne ho notizia. Io fui portato dalle Suore della Congregazione Religiosa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria in via San Bartolomeo; Continua a leggere

La Rabona di suor Lucia

La Rabona di suor Lucia

di Corrado Di Martino – 27 ottobre 2018

Suor Lucia mentre esegue una “rabona” – Elaborazione C. di M.

La complessa realtà stabiese, presenta a volte delle piacevoli novità. Una di esse, del tutto originale, è rappresentata dal gruppo di Suore Francescane Alcantarine, della chiesa di Porto Salvo.

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Zi Ciccione (con cicatrice)

Catello Maresca detto Ciccione

Vicissitudini di un marinaio stabiese più volte scampato alla morte

di Antonio Cimmino

Uomini semplici spesso sono stati protagonisti inconsci di avvenimenti storici di enorme importanza ed hanno descritto le esperienze vissute, con naturalezza, senza enfasi e senza dare giudizi di sorta. Uno zio di mia moglie, marinaio della Regia Marina, mi ha raccontato la sua storia, articolata in ben otto anni di servizio militare, in pace ed in guerra. Ha rischiato la vita diverse volte riuscendo, quasi per miracolo, a sopravvivere. Pescatore prima e dopo, non ha mai ricevuto medaglie e/o riconoscimenti di sorta e, solo nel 2006, a 90 anni d’età, presomi in simpatia perché anch’io avevo prestato servizio militare in Marina, si decise a raccontarmi gli episodi che seguono, per lui tutti fatalisticamente inevitabili secondo il suo modo di vedere la vita. Così ebbi modo di sapere cosa gli aveva procurato quella grossa cicatrice che aveva sotto il mento. Quando, dopo i primi incontri, gli portai un quadretto con la fotografia dell’incrociatore Pola, Zi’ Ciccione l’accarezzò e si mise a piangere. Con lo stesso tono di voce, le medesime parole e i ringraziamenti alla Madonna di Pompei per essersi salvato, egli mi ha ripetuto la sua storia diverse volte, contento finalmente di trovare un attento ed interessato ascoltatore. Zi’ Ciccione è morto il 5 maggio 2012.

Antonio Cimmino

Zi Ciccione (con cicatrice)

Zi Ciccione (con cicatrice)

Mi chiamo Catello Maresca, sono nato il 14 dicembre classe 1916, ma tutti fin da piccolo, mi hanno sempre chiamato Ciccione.
Sono analfabeta e ho sempre fatto il pescatore e, in estate, ho lavorato alla Cirio.
Nel 1936 sono partito per il servizio militare di leva nella Regia Marina e sono tornato a casa solamente nel 1945.
A Taranto mi assegnarono la categoria di “Marò servizi vari” con la matricola 28496; non sapevo né leggere né scrivere, altrimenti mi avrebbero dato la categoria di nocchiere perché facevo il marinaio già da piccolo. Continua a leggere