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Michele e Nunziata

articolo del dott. Tullio Pesola

Nelle immediate adiacenze del fabbricato nel quale io abito da svariati anni c’è un locale, a livello del piano stradale, che a lungo nel tempo, di cui va gradualmente perdendosi ogni ricordo, è stato adibito ad abitazione. Anzi, c’è da aggiungere che il nuovo proprietario qualche anno fa lo ha ristrutturato e lo ha predisposto in maniera tale da potere accogliere con i suoi comforts una piccola famigliola. Esso è costituito da due ambienti. Il primo è dotato di ingresso e di affaccio sulla strada, mentre il secondo ha una finestra che dà su un piccolo cortile.

La banchina dell'Acqua della Madonna vista dal mare (cartolina d'epoca)

La banchina dell’Acqua della Madonna vista dal mare (cartolina d’epoca)

C’è da puntualizzare a tal proposito che in corso dei lavori di riattazione, esso è stato anche corredato di porta blindata che si apre nell’androne del fabbricato. Tanto per intenderci, è diventato un grazioso bon bon. Guardandolo attentamente, un osservatore non può che rimanere stupito per le dovizie in esso effettuate. All’interno, infatti, è stato realizzato un soppalco al quale si può accedere mediante una confortevole e moderna scala. Lo stesso, poi, è illuminato da una finestra che dà su via Brin. Detta finestra, inoltre, è fornita di una grata in ferro, che, se spiegata, si trasforma in un pratico stendi panni; chiusa, invece, costituisce protezione da eventuali malintenzionati. Riportandoci il ricordo agli anni del dopoguerra, si può facilmente immaginare quale fosse lo stato di questo ambiente. Per dare un’immediata idea di ciò che fosse, è sufficiente presentarlo per ciò che era: un “basso”. E’ a tutti noto che il “basso” è una piccola abitazione a pian terreno che affaccia sulla strada e raffigura l’emblema dell’antica e perenne miseria degli strati sociali più emarginati di una città. Di “essi” ci limitiamo ad aggiungere solo che hanno una storia lunga le cui origini risalgono addirittura al Medioevo. In questo tug… terraneo vivevano Michele e Nunziata, due personaggi emblematici di quello che da tanti è ritenuto il “Centro Storico” della nostra Città. Continua a leggere

Don Mario ‘o lattaro

dai ricordi del dott. Tullio Pesola

Proveniente dalla collina di Pozzano, dove abitava, arrivava di buon’ora ogni mattina in Piazza Amendola (la piazza compresa tra le Terme Stabiane e la Navalmeccanica), raggiungendola il più delle volte a piedi. Solo in caso di pioggia si serviva della Circolare Rossa (pullman delle Autolinee della ditta “Giordano Enrico di Leonardo” di Sant’Antonio Abate).

bidoni da latte

I contenitori per il latte

Stringeva tra le mani i manici di due fusti di robusto alluminio. Entrambi erano pieni di latte appena munto. Il suo nome era Mario Cimmino, meglio conosciuto come “Mario ‘o lattaro”, e credo che sia stato l’ultimo lattaio del nostro quartiere. Si annunciava al trillo di un fischietto ed i balconi delle abitazioni circostanti e di quelle lungo la strada (via Brin) che portava al suo negozio, iniziavano improvvisamente ad animarsi. Continua a leggere

Notiziario Fontanagrande

a cura di Gaetano Fontana

Notiziario Fontanagrande

Notiziario Fontanagrande

Si ringrazia il dott. Tullio Pesola per la preziosa concessione delle riviste

….. Nel 1979 P. Mario F. Crocco, Parroco della Parrocchia dello Spirito Santo ed accanito propagatore della buona stampa, riuscì a realizzare un progetto al quale mirava da anni e per il quale aveva sempre usato cautela, prudenza, perché voleva essere certo di potere garantire “continuità” nel tempo ad una tale iniziativa: la stesura di un giornalino parrocchiale. E fu così che nacque un foglio inizialmente bimestrale, ma che ben presto divenne mensile, a cui diede nome di “Fontanagrande”.
Fontanagrande, oltre ad essere un giornalino divulgatore delle attività parrocchiali, voleva essere anche un foglio informativo–culturale che affrontava tematiche del tempo inerenti il mondo e la cultura cattolica; voleva essere un foglio -sperando di non peccare di presunzione- che desse contenuti di riflessione spirituale per la comunità, cercando di essere comunque alla portata di tutti. Continua a leggere

“Omicidio” a Castellammare?

nei ricordi di Catello Graziuso de’ Marini

Ciao giovani, il mio vecchio indirizzo email m’aggio scurdato ‘a password. Mio nipote mi ha ordunque creato una nuova email per comunicare con i parenti lontani e, anche, con gioia, con voi. Non ci sentiamo da tempo e tante sono le riflessioni che vorrei condividere con voi fratelli e amici stabiesi, tenuto conto, soprattutto, che in inverno esco poco data la mia età avanzata e i reumatismi che non mi danno tregua.
Negli ultimi giorni le cronache sono state occupate dal caso Meredith ed ho ricordato un episodio che accadde quando avevo circa 28 anni e mezzo, ovvero, nell’estate del 1959. Non abbiate paura, nel finale non trattavasi di omicidio, ma lo spavento fu tale e tanto.

Ebbene, era una sera di luglio e io passeggiavo sul lungomare alla ricerca di una sala da ballo, unitamente a Mario scavapreta, Ciro ‘o ‘nzivacapille e Ulderico ‘o fascista, quando ad un tratto si diffuse la voce di un fatto di sangue. Ulderico cominciò ad alluccare e ad esclamare: “Se c’era il duce nun succereva niente!”. Io, Mario e Ciro, dal canto nostro, eravamo più cauti e seguimmo la folla in tumulto che si dirigeva dalle parti della banchina di zi’ Catiello.

Banchina di zi' Catiello

Banchina di zi’ Catiello

Lì trovammo un tale che urlava: “Aggio acciso a muglierema! Nun c’ha facevo cchiù! So’ dieci anni ca’ me leva ‘a saluta con la pulizia della casa… e mo’ voglio sta quiete!”. Voi vi chiederete ma che ci sta raccuntanne Catiello, e questo è il punto. Noi ci spaventammo invero per il fatto che questo individuo aveva giustappunto ‘e panne tutte spuorche ‘e sangue. Arrivarono i carabinieri e la folla accrebbe.

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La Medusa (copertina di Asturi)

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Asturi-Medusa

La Medusa (copertina di Asturi)

La Medusa (copertina di Asturi)
Per gentile concessione della dott.ssa Anna Iozzino