Sacro ed Immacolato Cuore di Maria

 

Caro Maurizio, come da accordo telefonico, ti rimetto in allegato copia di un documento storico relativo alla formazione della Congrega intitolata al Sacro Cuore di Maria Immacolata. Contestualmente ti allego fedele interpretazione della scrittura con cui fu redatto lo stesso nel 1881. La Confraternita del Sacro Cuore di Maria Immacolata era –come, d’altronde, ogni altra istituzione di pari struttura giuridica- un’associazione ecclesiastica di fedeli, prettamente laici, canonicamente eretta, avente un proprio Consiglio Direttivo (Governo) con un Superiore (Priore), un Padre Spirituale, due Assistenti e due Vicari. Alla stessa maniera di altre Confraternite, essa curava la dignità del culto e l’animazione delle celebrazioni liturgiche nella Chiesa in cui aveva sede; inoltre, promuoveva nello spirito del volontariato, la solidarietà umana e cristiana con iniziative socio-caritative e, in caso di morte, anche se non provvedeva alla sepoltura dei confratelli, né ad accogliere le loro ossa in colombaie che non possedeva, disponeva per essi suffragi in ottemperanza alle proprie norme regolamentari.

Ti abbraccio. Tullio Pesola


CENNO STORICO DELLA CONGREGAZIONE SOTTO IL TITOLO DEL SACRO ED IMMACOLATO CUORE DI MARIA NEL COMUNE DI CASTELLAMMARE DI STABIA

Sacro ed Immacolato Cuore di Maria (Medaglietta)

Sacro ed Immacolato Cuore di Maria (Medaglietta)

Nell’anno 1850 dal defunto Vescovo di questa Diocesi Monsignor Don Francesco Saverio Petagna, volendosi istituire una Cappella Serotina in Castellammare di Stabia, e propriamente nel luogo detto Acqua Rossa, si determinò di prendere in fitto un Magazzino posto nel pian terreno del casamento in condominio alla strada Cantiere in questo Comune, e precisamente quello che fa angolo a detto casamento in verso il vicolo così detto Acqua Rossa.


Fatto il fitto di detto Magazzino, in esso dal sunnominato Vescovo si istallava la testè nominata Cappella Serotina sotto la Direzione del Reverendo Sacerdote Signor Don Nicola Buonocunto, il quale con una tale veste si prese tutto l’impegno onde accorsarla di buoni e zelanti Cappellisti.
Formata in questa guisa la Cappella Serotina, il suo Rettore Signor Don Nicola Buonocunto si portò in Gaeta, ed ivi si presentò al Regnante di quel tempo Ferdinando Secondo, esponendogli tutto quello che si era fatto per formare la sunnominata Cappella Serotina, e poiché per mancanza di moneta non si poteva pagare il pigione del magazzino in ducati sessanta annui, così lo dimandava alla clemenza della M.S. la quale compenetrata dalle ragioni espostegli dal Signor Buonocunto, ordinò che tale pigione si fosse pagato dalla Diocesana di Castellammare di Stabia, come infatti seguiva.
Nel milleottocentocinquantanove il Rettore, Signor Don Nicola Buonocunto ed i Cappellisti medesimi, vedendosi riuniti in un numero bastantemente cospicuo, e tutti di una buona condizione, perché parte erano possidenti, parte erano negozianti, parte erano artisti, e parte maestri in questo Real Cantiere, si determinarono, dietro maturo esame, e savie riflessioni, ad abbandonare l’idea di una Cappella Serotina, ed in vece formare nel detto Magazzino, che già trovavasi ridotto a Chiesa, una Congregazione novella, portante il medesimo titolo della Cappella Serotina del Sacro, ed Immacolato Cuore di Maria.
Tale divisamento da essi venne fatto palese al riportato Vescovo Signor Petagna, il quale vedendo il loro entusiasmo ed il fervore da cui venivano inspirati a perfezionare siffatta opera Pia, per secondare la loro inclinazione, e per non farli rimanere distratti, ma invece congregati nel medesimo luogo della Cappella Serotina, prestò la sua acquiescenza, e quindi avendo formato le Regole della loro Congregazione, le spedizionò in Napoli per ottenere il Sovrano Assenso, il quale venne impartito dal Sovrano di allora Francesco Secondo con suo Real Decreto della data ventisei Gennaio 1860.
Costituita però la Congrega, e non molto dopo la sua istallazione, i fratelli fecero divisamento di acquistare il Magazzino, dove la Congrega aveva avuto vita, e però essendosi maneggiati ottennero in rescritto nel dì otto Aprile milleottocentocinquantacinque, col quale venne disposto la espropriazione per pubblica utilità dell’enarrato magazzino, di proprietà del Signor Gaetano Curati, da pagarsi il prezzo del medesimo dal Vescovo di Castellammare di Stabia, che era Monsignor Don Francesco Saverio Petagna, in ducati duemiladuecentosettantacinque, netto di ogni peso, come risulta dal Rapporto di valutazione del ventisei Gennaio milleottocentocinquantasei.
Dopo lo adempimento di tutti gli atti, che per Legge venivano richiesti, dal Vescovo suddetto si pagarono varie somme in conto al Signor Curati, che venivano imputate sugl’interessi che decorrevano sul prezzo accennato.
Il Vescovo medesimo per gli avvenimenti accaduti nell’anno milleottocentosessanta, essendosene partito da Castellammare, ed essendosi recato nella Città di Marsiglia, in Francia, il Signor Curati non vedendosi più corrisposto, lo convenne in giudizio, ed ottenne condanna contro dello stesso in forza di due Sentenze della Seconda Camera del Tribunale Civile di Napoli, passate in cosa giudicata, e quindi con posteriore Sentenza dello stesso Tribunale vennero ammesse le partite pagate dal Vescovo al Signor Curati.
Essendosi proceduto a due giudizii di contributo presso lo stesso Tribunale su di alcune somme sequestrate a danno della Mensa Vescovile di Castellammare, il Signor Curati avendo ricevuto altre somme in conto del suddetto suo credito, di sorta, ed interessi, rimase creditore di ducati mille ottocento ottantotto, e grana novantotto di sorta principale, con gl’interessi alla ragione del cinque per cento dal diciotto Agosto mille ottocento sessantadue, oltre di altri ducati cinquantasei, e grana trentasette per spese di posteriori atti di esecuzione, avvenuti a danno di detta Mensa Vescovile.
Per la lontananza del Vescovo dallo Economato Generale s’incamerarono tutti i beni della Mensa, e come che questa, per lo dimostrato di sopra, trovavasi condannata, così dal Regio Economo Generale nella Provincia Napoletana Signor Alessandro de Sterlich, fu soddisfatto il credito al Signor Curati con una fede di credito in testa al Tesoriere del Regio Economato Domenico Ferrante, per rigirarsi al Signor Gaetano Curati dal Regio Economo, del Banco di Napoli Cassa San Giacomo del dì otto Gennaio mille ottocento sessantatrè, di lire quattromila novecento Trenta, pagate a compimento di lire ottomila Trecento trenta, mentre le mancanti lire Tremila quattrocento furono pagate in quello stesso giorno dal detto Regio Economo Signor de Sterlich con altra fede di credito per lo stesso Banco, e Cassa, della data Trentuno Dicembre mille ottocento sessantadue, in testa di Domenico Criscuolo, dal quale venne girata al cennato Regio Economo Signor de Sterlich, e dal medesimo rigirata al Signor Curati.
Il tutto come più diffusamente si legge dall’istromento di quietanza del dì otto Gennaio mille ottocento sessantatrè, stipolato dal Notar Gaetano Bottazzi di Napoli, che contiene in se trascritte le gire apposte in dorso alle due enunciate fedi di credito.
Perché non resti occulta la verità si fa osservare, che le lire Tremila quattrocento pagate dal Signor Criscuolo, al medesimo, colla veste di Superiore Governatore della Congrega, furono consegnate ripartitamente da quasi tutti i fratelli della Congrega, con proprio e particolar denaro, e ciascuno secondo la propria forza, e possidenza, e quindi il medesimo, essendone stato dalla adunanza dei fratelli della Congrega medesima, come suo Superiore Governatore, e dietro sue vivissime istanze, levato da tale carica, ed elettone un altro in sua sostituzione, il medesimo in ciò vedere, quantunque fatto a sua istanza, talmente si corrivò, che dimandava alla Congrega il pagamento delle lire Tremila quattrocento, che lui aveva pagato al Signor Economo Signor de Sterlich colla enunciata fede di credito.
La Congrega in risposta gli faceva sentire, che egli non aveva dritto alcuno a poter ripetere le lire Tremila quattrocento, perché non aveva pagato denaro suo, ma appartenente ai fratelli, e che i medesimi in ogni rincontro erano pronti a provarlo.
Impudentemente il Signor Criscuolo li citò innanzi al Tribunale Civile di Napoli pel pagamento delle lire Tremila quattrocento, minacciandoli ancora di espropriare il magazzino, quante volte avessero ricusato il pagamento.
I fratelli vedendosi in cosiffatta guisa minacciati, non se ne stettero oziosi, ma chiesero al Magistrato di provare come le lire Tremila quattrocento da essi erano state consegnate al Signor Criscuolo, ed ammessi a provare, lo provarono, ed ora la causa trovavasi tuttavia pendente presso il detto Tribunale Civile di Napoli, perché non ancora decisa.
La cennata Congrega non è stata mai, e né tuttavia è posseditrice di beni sia rustici, che urbani, per la ragione che conta pochi anni di vita, e la medesima si mantiene con q1uel poco che si corrisponde dai fratelli godenti, mentre tutti gli altri, per le discordie di cui sopra è parola, si sono resi contumaci.
La elezione della nuova Banca si fa nella Terza Domenica del mese di Dicembre di ciascun biennio, e per un tale tempo dureranno in carica i nuovi eletti, i quali allo scadere dei due anni potranno essere confermati, quante volte prima di devenirsi alla nuova elezione, uno o più fratelli ne faranno dimanda.
Nella elezione non potranno votare i fratelli che sono in contumacia col Monte, perché i medesimi sono privi di voce attiva, e passiva.
La Confraternita avrà un governo, composto da quattro soggetti, cioè di un Superiore Governatore, e di tre assistenti Governatori.
Nel tempo che decorre dal giorno della elezione a quello del primo Gennaio successivo, i nuovi eletti si uniranno privatamente tra loro, e nomineranno gli Uffiziali minori, cioè un Segretario, un Fiscale, due Maestri di Novizi, due Maestri di Cerimonie, un Sagrestano, e due Infermieri. Costoro nella discussione degli affari con la sola Banca formeranno la loro Consulta, godendo ciascuno del proprio voto. Faranno poi una terna di fratelli probi, e forniti di beni di fortuna per l’uffizio di Cassiere, e colui che riceverà più voti sarà eletto in tale carica. In ultimo nomineranno per Revisore di Conti due della cessata Amministrazione.
Chiunque vuole essere ammesso alla Congrega come fratello, ne deve fare dimanda in iscritto al Governo di essa. Questi ne commetterà lo informo ai due Maestri dei Novizii i quali s’informeranno di sua condotta Cristiana, e Civile, e trovandola irregolare ne daranno avviso a voce al Superiore, che non farà più motto della dimanda, e trovandola regolare ne faranno rapporto in iscritto, apponendovi le loro firme. Previa chiamata Generale in un giorno di Congregazione proporrà la dimanda , ed il favorevole rapporto: indi sarà bussolato, ed ottenendo maggioranza di voti affermativi, sarà ammesso.
Ciascun fratello per essere ammesso deve pagare per entratura fino alla età di anni 20” compiuti, ducati tre, dai 20” ai 30” ducati cinque, dai 30” ai 40” ducati otto, dai 40” in sopra resta affidato alla prudenza del Governo. Se il fratello appartenga ai Tesorieri deve pagare Carlini quindici di più di quello sopra stabilito.
Nella vestizione dovranno offrire a beneficio della Sagrestia una candela di cera lavorata, restando in loro arbitrio il peso di essa.
I fratelli pagheranno per contribuzione mensile grana 10” in mano del Cassiere, da cui ne riscuoteranno ricevuta. Non pagando per quattro mesi continui cadranno nella contumacia, per effetto della quale saranno privi di voce attiva, e passiva, e di tutti i benefici Spirituali, e temporali.
Se qualche ordinato in Sacris, o Sacerdote, domanda di essere aggregato, si accetterà la dimanda, e sarà ammesso senza bussolo. Egli dovrà pagare come ogni altro fratello, e godrà degli stessi benefizi temporali, e spirituali, ma non della voce attiva, e passiva.
La Congrega è tenuta dimandare alla Casa di ogni fratello che cesserà di vivere libbre quattro di Cera, e le spese della sepoltura sono tutte a carico della Congrega stessa, la quale ha il dovere di far celebrare per ogni fratello defunto, numero Cento messe piane, ed una cantata.
La Congrega accorda dei beneficii puranche ai congiunti dei fratelli, quante volte questi si contentino di pagare oltre le grana dieci mensili, altre grana cinque, e per congiunti si debbono intendere il padre, la madre, la moglie, ed i figli, quante volte vivono sub patria potestate. Morendo taluni di detti congiunti, deve avere il solo accompagnamento, a luogo di sepoltura.
Il fratello che avrà pagato per anni quaranta continui, e non potendo più pagare, cessando di vivere, la Congrega è tenuta a fargli tutto quello che spetta al fratello godente.
Nell’ottavario dei Morti, propriamente nella giornata che destineranno i Superiori, si sollennizzerà un funerale con Uffizio, e messa sollenne in suffragio di tutti i fratelli defunti.
Il Superiore, ed i Governatori assistenti sono i rappresentanti pro tempore della Congrega. Ad essi è affidata l’amministrazione generale della medesima. Prima lor cura è quella di amministrare le rendite della Congregazione, non facendo altre spese, se non quelle che saranno giudicate dalla loro prudenza assolutamente necessarie al benessere della medesima.
Il Segretario è il Cancelliere, e l’archivario della Congrega. Egli appartiene di dritto a qualunque Commissione, o Deputazione possa crearsi dalla Congrega generale, o dal Governo di essa.
Il Fiscale è il difensore dei dritti della Congrega; sua principal cura si è quella di far eseguire, e rispettare la Regola: egli deve intervenire in tutti gli aggiusti dei contumaci.
Il Cassiere è il depositario del danaro della Congrega, ed a quest’oggetto ne è il contabile materiale. E’ incaricato di riceversi tutte le mesate che si pagano dagli iscritti, e di rilasciarne ricevo su i rispettivi libretti.
Il Sagrestano è il Depositario di tutti gli arredi Sacri mobili, ed altri utensili appartenenti alla Congregazione, niente eccettuato.
Ai Maestri di Cerimonie è affidato il decoro della Corporazione in ogni qualunque funzione tanto interna, che esterna.
Venendosi a conoscenza che un fratello fosse ammalato, i fratelli infermieri dovranno visitarlo, ed ove occorre qualche aiuto, ne avviseranno il Superiore, che di accordo coi Governatori assistenti provvederanno il da farsi.
I Maestri dei Novizi debbono sempre prescegliersi fra i fratelli più antichi. Essi debbono assistere alla ricezione dei fratelli, istruire i Novizii, ed i fratelli minori, circa i doveri, e gli usi della Congregazione.
Fatto il presente Cenno Storico in Castellammare di Stabia nella Congrega sotto il Titolo del Sacro Cuore di Maria li diciotto Marzo mille ottocento ottantuno.

Il Superiore
Sebastiano Landolfi


Il documento storico dal quale è tratto lo scritto

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