Ricreatorio San Gerardo 1903

San Gerardo, 16 Ottobre

San Gerardo, 16 Ottobre
di Zingone Giuseppe

Ricreatorio San Gerardo 1903

Ricreatorio San Gerardo 1903

In giorni come questi dove a volte fa caldo e a volte freddo in largo Pace, nella Parrocchia, si aprivano i festeggiamenti per il santo patrono, San Gerardo Maiella, la cui devozione ultracentenaria portava in chiesa numerosi fedeli, da tutta la città ed anche dal circondario. Già nel lontano 1903 l’allora diacono e poi parroco don Luigi Castellano, fondò il Ricreatorio San Gerardo, lo scopo era accogliere ed educare i giovani troppo spesso abbandonati delle strade del centro antico. Fino agli anni novanta del secolo scorso l’oratorio con la presenza dei giovani gerardini continuava ad essere segno e baluardo della Parrocchia di Santa Maria della Pace, nella processione del Santo Patrono di Castellammare.

La festa di San Gerardo, il 16 di Ottobre, mi appare sotto forma di pane, quei panini benedetti e donati ai fedeli in visita. Per secoli gli stabiesi avevano donato alla chiesa e poi Parrocchia di Santa Maria della Pace le proprie gioie, i propri dolori, nelle loro offerte c’era chi aveva donato volontariamente tutto ciò che possedeva. Nella festa di San Gerardo accadeva l’esatto contrario era il santo a donarsi come pane, per entrare nelle case e nella vita di tutti.

San Gerardo Maiella, Redentorista

San Gerardo Maiella, Redentorista

L’altro ricordo è legato ai fazzoletti ricamati. In parrocchia qualche settimana prima della festa, alcune fedeli mettevano a disposizione le proprie capacità nell’arte del cucito, per confezionare diversi fazzoletti che venivano poi donati, alle giovani partorienti. Per comprendere questo oggetto di devozione sarà utile leggere la vita di San Gerardo. Si! È un invito alla lettura, leggiamo e guardiamo oramai di tutto, tante cose inutili; la vita di San Gerardo potrebbe portarci via tutt’al più una mezzoretta, ed è anche una storia edificante.

Don Mauro ed un gruppo di Gerardini, Parrocchia della Pace, foto Michele Sarcinelli

Queste forme di pietà di devozione, oggi non sono più comprese soprattutto dai giovani, ma questi legami per secoli hanno tenuto insieme il nostro tessuto sociale e obliandoli abbiamo finito con lo smarrire le nostre stesse radici, essenziali, per una equilibrata vita morale e sociale. Oggi le nostre relazioni sono “social” e per di più virtuali, tutti parlano ma in fondo nessuno dice niente di veramente nuovo. Siamo come Penelope che disfa ogni sera la tela, ma noi non abbiamo uno scopo, non attendiamo Ulisse.

Volevo chiudere con un accenno alle castagne e se siete mai stati a Materdomini, comprenderete subito quello che voglio dire. Le castagne sono proprie di questo mese, sono proprie anche di Castellammare, dei nostri ricordi infantili, ma anche del Faito, sono parte di questo ricordo.

Articolo terminato il 14 ottobre 2016.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *