articolo di Gaspare Adinolfi
Cari Maurizio e Nando, a voi in particolare mi rivolgo confessando che ieri, per la prima volta, ho raggiunto la chiesetta di san Raffaele Arcangelo, lì sospinto anche dalla stimolante lettura di
https://www.liberoricercatore.it/san-raffaele-arcangelo/
https://www.liberoricercatore.it/la-chiesetta-diruta-di-san-raffaele/#comments
In queste pagine on line di Libero Ricercatore leggo: <<Attualmente ridotta a poco più di un rudere, questa chiesetta porta con se i segni indelebili del saccheggio e della scellerata opera vandalica perpretata in questi anni dall’uomo>>.
Come noterete dalle immagini che vi trasmetto in allegato, alla mano rapace dell’uomo si è aggiunto anche lo zoccolo duro degli animali al pascolo…
E’ evidente che se questa <<chiesetta rurale>> (così la definisce il Celoro Parascandolo nel 1965) continuerà ad essere usata come stalla ben presto di essa non rimarranno che rovine su rovine!
Cosa fare per salvare il salvabile? Segnalare la situazione pietosa al rettore del santuario di Madonna della Libera? (Ri-)proporre questo interessante episodio architettonico come “Luogo del cuore FAI” (come tale ebbe scarsa fortuna nel 2018)
Far leva sulla devozione popolare o sul valore identitario del sito nelle persone più direttamente interessate? Sperare che venga assegnato il compito a un laureando in architettura o in antropologia culturale?
Io son pronto a fare la mia parte! Come? Magari facendo luce sull’origine di questa chiesetta, che di certo va retrodatata rispetto a quanto riportato dal Celoro Parascandolo nel suo “Castellammare di Stabia” del 1965 (p. 218): <<Fu costruita sulla montagna detta di S. Raffaele sul finire del secolo XIX dalla famiglia Spagnuolo>>.
A quale fonte attinge l’autore? Già solo ad esaminare la Carta topografica ed idrografica dei contorni di Napoli del 1817-1819 (Firenze, Bib. dell’Istituto Geografico Militare), si rileva un S. Raffaele a Nord-Est di S. M. della Libera.
E poi c’è il frammento di riggiola da me rinvenuto sotto lo sterco, la cui fattura è di certo anteriore alla fine dell’Ottocento… Insomma, ho il sospetto che sotto le belle decorazioni in stucco di gusto neoclassico si nasconda una fase più remota per il vostro S. Raffaele.
Estendo questa mia anche ai proff. Felice Senatore e Domenico Camardo, che di certo sono tra i maggiori studiosi di questo spicchio di territorio qui considerato.
Cari saluti, Gaspare.