Gli Scarpetta, Eduardo e Castellammare
di Giuseppe Zingone
Al fraterno amico, Vincenzo Cesarano
Alla morte del più grande Pulcinella, Antonio Petito, sul palco del San Carlino di Napoli, l’impresario Luzi esclamò: “Nun è n’ommo ch’è muorto, è nu teatro… è San Carlino”. Tra i soccorritori del momento anche un giovane Eduardo Scarpetta correva alla casa del medico e amico personale di Petito, Capparelli, il quale dichiarò: “Ė inutile che venga. Povero Petito! Non lo troveremo vivo.” Era il 24 marzo 1876.
Idealmente Pulcinella lasciava il palcoscenico a Felice Sciosciammocca, anzi in un certo senso anch’egli contribuì a materializzarlo.
Aveva da poco compiuto i sedici anni, Eduardo Scarpetta, (era nato a Napoli il 13 marzo 1852) quando esordì al San Carlino, piccolo e sparuto era la sera del Sabato Santo del 1868. Alla chiusura del piccolo teatro, Scarpetta tentò di farlo ripartire con una sua compagnia, il primo settembre del 1880. A dire il vero Pulcinella non sparì del tutto, ma proprio Scarpetta nelle sue memorie sperava che quella maschera oramai dimenticata “pigliasse da sé la via dell’uscio, come un’intrusa mal tollerata”, non furono subito successi ma anche fatica quando andò a lavorare in una compagnia che metteva in scena a Napoli, farse, balli e drammi. Fu in questa parentesi professionale che nacque Felice Sciosciammocca e una delle sue prime farse come “Felice Sciosciammocca mariuolo de na pizza” e ad opera di Antonio Petito, “Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione de n’anno”.
Il primo grande successo Scarpetta l’ottenne con Tetillo, la riduzione di una divertente opera in tre atti di Emile de Najac e Alfred Hennequin, Bébé.
La sua opera più famosa fu rappresentata la sera di Natale del 1888, al Fondo di Napoli, Miseria e Nobiltà, acclamata anche dalla critica.1 La sua opera più discussa e criticata anche da Marco Praga direttore della società degli Autori, una parodia all’opera d’annunziana il “Figlio di Iorio”. Fu solo grazie ai senatori Benedetto Croce e Giorgio Arcoleo che Scarpetta fu assolto dall’accusa di contraffazione e riproduzione abusiva delle scene d’annunziane al fine di illecito lucro. Nel marzo del 1911, ebbe luogo la sua ultima recita, Sciosciammocca era ricco, voleva riposare e passò il testimone a suo figlio Vincenzo, ma per molti dove suo padre era stato grande, il figlio fu semplicemente bravo.
Eduardo Scarpetta si spense la sera del 29 Novembre 1925, nella sua casa di via Vittorio Colonna.2
Alla scuola del figlio, Vincenzo, attivo a Roma con opere sue e del padre, troviamo anche due giovani dal grande futuro artistico, Eduardo e Peppino de Filippo.3
Essere famosi non significa certo essere felici, Eduardo Scarpetta ebbe due famiglie, la prima con sua moglie Rosa e la seconda con la nipote di lei, Luisa, madre tra l’altro di Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, proprio da una biografia di Peppino emerge quanto fosse difficile la vita di Scarpetta, le sue scappatelle continue tollerate dalla prima famiglia, un Eduardo Scarpetta chiamato zio e zio sempre presente rimase fino alla morte.4
Non poteva non piacere al popolo del vernacolo più bello del mondo, un autore così prolifico, così appassionato e amato dal pubblico di tutti i tempi, piace anche a noi amici di Liberoricercatore perché in alcune delle sue commedie più importanti si menziona Castellammare.
Una Castellammare frequentata e nota agli Scarpetta, la Castellammare di Pozzano, di Quisisana, delle Terme, dei padiglioni estivi sul lungomare.
Fu lo stesso Viviani a parlarci del luogo dove molte compagnie locali e nazionali si esibivano e Raffaele, il grande commediografo lo fece parlando del padre: “Nacqui in Castellammare di Stabia, la notte del 10 gennaio 1888, all’una e venti di notte. Mio padre Raffaele anche lui, era cappellaio, con una modesta botteguccia; e faceva da impresario teatrale ad un locale popolare del luogo, l’Arena Margherita, dove andavano a recitare i Pulcinella del tempo, specialmente in estate”.5
Ancora qualche notizia dell’Arena Margherita la ritroviamo e giunge a noi attraverso un testo che parla proprio della vita di uno degli attori facente parte della compagnia di Raffaele Viviani, Adolfo Narciso il quale “Racimolato un po’ di denaro si fece impresario di una piccola compagnia teatrale. Fissò il debutto a Castellammare con la commedia Il miracolo della Madonna di Pompei.6
A quel tempo a Castellammare di Stabia, nei pressi della capitaneria di Porto, ebbe storia l’Arena Margherita. Un baraccone in legno dal tetto zincato, accoglieva soprattutto in estate, quando la città pullulava di turisti, varie compagnie teatrali e di varietà”.7
Teatri per adulti e per bambini e per i diversi ceti sociali nella Castellammare di fine Ottocento estasiavano i turisti e alimentavano culturalmente la Città: Lo Stabia Hall (teatro estivo) di cui ci hanno presentato i loro superbo lavoro, Gelda Vollono e Lino Di Capua e che invitiamo a leggere. Altre notizie interessanti riguardano il teatro dei pupi di Filippo Buonandi, il quale si trasferisce nel 1891 a Castellammare e fonda un teatrino che gestisce con i figli Carmine, Vincenzo e Giovanni, anche se incerta la localizzazione si pensa che questo teatrino dovesse trovarsi sul lato sinistro della Scala di Tatone. Alla fine della storia di Filippo Buonandi un altro familiare (nipote di Filippo) Alfredo Buonandi figlio del puparo Pasquale ritornerà a Castellammare, al seguito di Vincenzo Corelli come animatore nel teatrino di via Regina Margherita nel 1934.8
Un Antonio Petito ventiduenne venne a Castellammare nel 1844, “ov’era in quel tempo la Corte, recitò, pur da Pulcinella, in una compagnia racimolata da Bartolomeo Magliano, un signore di Castellammare che si pigliava il gusto di tener teatro a casa”.9.
Interessante la presenza sempre a Castellammare di un teatro Principe Amedeo, documento giunto a noi grazie ad una lite giudiziaria con sentenza del Tribunale di Napoli dell’anno 1868.10
Altra notizia da parte di Lino Di Capua è la: “Apertura di un teatrino di marionette in via Marinella numero 88, da parte di Abbamonte Filippo, con loggione al di sopra del palco.11
Altri teatri di cui si ha memoria in alcune locandine: Oltre al citato Stabia Hall, Teatro Villa Stabia, Stabia Eden, Sala Roma, il teatro Savoia, poi rilevato da Montillo e noto oggi come Supercinema.
Ma torniamo a Scarpetta, sono innumerevoli le sue opere teatrali e quelle a noi note, sono quelle ripresentate da Eduardo De Filippo mi riferisco in particolare a tre di esse: Lu curaggio de nu pumpiere napulitano, Li nepute de lu sinneco, ‘O tuono ‘e marzo (di Vincenzo Scarpetta).
LU CURAGGIO DE NU PUMPIERO NAPULITANE (1877) Commedia in tre atti, CARLUCCIO: In tre giorni abbiamo messo Castellammare sotto sopra, ma siamo arrivati dove la coscienza ci comandava di arrivare.
ACHILLE: Signor Barone questi sono tre imbroglioni, disgraziati, pezzienti, i quali fino a un mese fa si esibivano nel barraccone di proprietà di Gennaro Pastaefagioli alla fiera di Castellammare.
Castellammare due volte;
LI NIPUTE DE LU SINNECO (1885) Da Le Droit d’un aîné, di Burani Commedia in tre atti, ACHILLE (legge): «Domani fuggirò da questo luogo e verrò da te come tu desideri, ma ricordati che devi accompagnarmi prima da mio zio, il sindaco di Pozzano. Tenterò tutti i mezzi per farmi perdonare da lui ma se non mi vuole ricevere, se assolutamente non mi vuole più riconoscere, allora verrò con te a Napoli, dove spero che manterrai le tue promesse».
CICCIO: La femmina? Seppi che il padre la lasciò nell’educandato che sta qui a Castellammare… ma quella là non ci penso nemmeno, non la voglio vedere. Chi lo sa come hanno saputo che io le so’ zio e ogni tanto mi mandano lettere dicendomi che è insopportabile, che è disobbediente, che se ne vò ascì da llà dinto… Io non l’aggio manco risposto e si le vene ncapa de venì addò me, immediatamente le faccio taglià li capille, le faccio passà lo rasoio e la chiudo in un convento.
Castellammare ben tredici volte;
Pozzano compare tre volte;
‘O TUONO ‘E MARZO (1912) Commedia in tre atti (di Vincenzo Scarpetta) FELICE: SO’ stato prima da Bernard a Chiaia a me piglià nu vestito che avevo fatto tingere, poi, passando da Largo Carolina, sono salito al circolo dei cacciatori dove io sono socio e ho salutato gli amici perché come sapete stasera alle sette parto, me ne vado per un paio di mesi a Castellammare, come tutti gli anni. E voi, assieme a zia Sofia: e a Marietta:, mi darete l’onore di venire a passare una quindicina di giorni co’ me sopra Quisisana.
Castellammare ricorre sette volte;
Quisisana due volte;
Castellammare nelle altre commedie di Scarpetta:
LA COLLANA D’ORO O I CINQUE TALISMANI Commedia fantastica in tre atti e sette quadri, Il BARONE: Io mi chiamo Ciccio Stoppa, Son Barone di Porchiano, ma nativo di Pozzano. Democratico, alla mano, sempre insieme al popolano fa piacere a me restar!
Pozzano compare due volte;
LA CASA VECCHIA Commedia in tre atti, Atto secondo, scena sesta, AGAPITO: Stupendo! E dove si può trovare migliore, dicono quello che vogliono, ma l’aria del Vomero non si trova a nessuna parte del Mondo! Più si mangia, e più si tiene appetito, io non capisco perché la gente se ne va a Castellammare, alla Torre, a Portici, e 30 lascia questo sito incantevole!… (Si leva la coppola.)
ELVIRA: Siccome a Castiellammare, vuje stiveve sulo e ve seccaveve, truvasteve sta scema, sta femmena curiosa, sta povera pazza, e dicisteve: che bella occasione pe me spassà no poco, per avere qualche distrazione e bravo! Po’ a Napole cercasteve d’allascà, e la combinazione io me nfucaje cchiù assaje.
Castellammare compare una volta;
Castiellammare compare cinque volte;
NUN LA TROVO A MMARETÀ Commedia in tre atti, GAETANO: No, la verità, tengo no rispetto dinto a sta locanna che è no piacere, chille s’approfittene che io non le pozze dicere niente, pecché chisto è lo mese cchiù forte de li bagne a 139 Castellammare e li forastiere vanno e venene. Sta vota tengo tutte signore co li ciappe; teh vide ccà. (Prende il libro e legge:) «N. 1 Marchese Faraone», e chisto l’aggio da scassà pecché mò proprio se n’è ghiuto, dice che non le piaceva st’aria, vì che piezzo d’animale. (Cassa con la penna.) N. 1 vuota. «N. 2 Eugenio e Luigi Fioretti», chiste so’ duje frate cucine. «N. 3 vuota». «N. 4 Cristina Zompetti», chesta ccà la verità no la volarria tenere, mannaggia l’arma soja, appena se sceta, accommencia a comannà e non la fernesce cchiù. «N. 5 famiglia Bisogni.» (Lazzi) «N. 6 Commendatore Carlo Pesce e moglie, Deputato al Parlamento», credo che la mogliera sarrà pure Deputato. «N. 7 Cavaliere Giuseppe Meuza proprietario» (lazzi), la maggior parte so tutte nobele. «N. 8 (di dentro si sente un tocco di campana), un tocco, ha da essere uno che è venuto a pede senza carrozza, e chi lo dà udienza. (Siede al tavolino.) Io l’anno che vene aggio da mettere n’avviso pe coppa a li giornale: il proprietario dell’Albergo Stella d’Oro a Castellammare fa sapere al pubblico che riceve solamente nobili; sa che altra importanza piglia l’Albergo.
Castellammare ricorre ben sette volte in questa commedia;
’NU MINISTRO MMIEZO A LI GUAJE da I fastidi d’un grand’uomo, di Baretti Commedia in tre atti, ERNESTO: Dunque, non vi siete dimenticato i progetti che facemmo mesi fa sulla galleria dei bagni di Castellammare?
Ai bagni di Castellammare ricorre due volte.
LU MARITO DE NANNINA da 115, rue Pigalle, di Bisson Commedia in tre atti, NICOLA: E poi che? Due mesi fa lo sposo cadde ammalato, andò a prendere un po’ d’aria a Castellammare, l’abbiamo aspettato più di un mese, non s’era rimesso, che aveveme da fà, capitaje st’occasione e strignetteme li sacche.
Castellammare compare una volta;
’NA MUGLIERA ZETELLA da Madamoiselle Josette, ma femme, di Gavaul Commedia in quattro atti, MICHELE: E m’ha da dicere pecché da che so’ spusate nun m’ha scritto e ha proibito a Ninetta de fa sapé addò stevene. (Caccia una lettera.)Ccà tengo la prova. (Legge:)«Caro papà, da Roma passammo a Firenze. Non vi ho fatto mai sapere dove stavamo perché mio marito non ha voluto. Adesso però non ne posso più, voglio vedere a voi e a mammà. Mi affretto perciò a mandarvi il nostro indirizzo, Hôtel Quisisana Castellammare. Vi abbraccio ‑ vostra figlia Ninetta». CICCIO: Sti bagne a Castiellammare fanno venì n’appetito ca nun se pò credere, e dire che stammatina m’aggio magnato la colezione mia e chella de muglierema, e se capisce pe corrivo! E comme na femmena che tanto gode, tanto sta allera, quanno va a na parte senza di me. Si capisce è figliola… è friccecarella, io me stanco de cammenà e chella se secca.
Castellammare compare due volte;
Quisisana compare due volte;
Castiellammare compare tre volte;
LU CAFÉ CHANTANT Commedia in tre atti, il terzo a piacere, BETTINA: Primma de lo ballo nonsignore, vedite che capriccio. Ah, e tu nun sai? A Peppino, a lo mese passato lle venettene ad offrì dieci recite pe Castiellammare, otto lire a lo juorno, non nce volette j.
Castiellammare compare due volte;
Sul nostro portale inoltre, potete leggere: Eduardo e Castellammare, del signor Gigi Nocera.
All’interno dell’importante Archivio fotografico Carbone, vi è un interessante servizio fotografico che raccoglie 24 fotografie d’epoca dal titolo: Eduardo De Filippo, pranzo con i giornalisti a Castellammare mercoledì 22 maggio 1957. Il ristorante nel quale si svolge il pranzo è il famoso ristorante Tolino attivo fin dal 1861, prprio dirmpetto la “Villa Comunale“. Per chi desidera, le foto si possono anche acquistare contribuendo, in tal modo, a sostenere l’archivio Carbone.
Per i copioni delle opere teatrali di Eduardo Scarpetta si consiglia il sito a Teatro.info
Articolo terminato il 10 Febbraio 2021
Note:
- Giulio Trevisani, Teatro Napoletano, (Miseria e nobiltà) opera in due volumi, volume 1, pag. 311 e successivi, tipografia Mareggiani 1957. ↩
- Leggi: Comoedia, anno XII, numero 5, maggio-giugno 1930, Eduardo Scarpetta di Federico Petriccione, pag, 27-29. ↩
- Francesco Geraci, Scarpetta e i suoi comici, in: Comoedia, anno X, numero 7, pag. 23 e 24, 15 luglio-15 agosto 1928. ↩
- Enrico Giacovelli, Peppino De Filippo, Gremese Editore, 1992, pag.18 e successivi. ↩
- Maria Emilia Nardo, Raffaele Viviani. Dalla vita alle scene. L’altra autobiografia, Rogiosi Editore, 2011, pag.27. ↩
- Vedi anche: L’Opinione di Stabia Anno 5, numero 46, del febbraio 2001, Angelo Acampora, Eduardo Scarpetta e Castellammare, pag. 15 e 16. ↩
- Fra i protagonisti della Commedia sulla Madonna di Pompei, Salvatore De Muto, anch’egli considerato uno degli ultimi Pulcinella. Leggi: Palma Emanuela Abagnale, Adolfo Narciso, scrittore dei ricordi, Booksprint 2021. ↩
- Renato Rizzardi, Il Teatro di Figura: L’Opera dei Pupi, Castellammare di Stabia, 1990, pag. 22. ↩
- Salvatore Di Giacomo, Cronaca del Teatro San Carlino, Primo Volume, Trani 1895, pag. 463. ↩
- Una sentenza proferiva nel 6 luglio il tribunale di commercio, e la confermava la Corte d’appello di Napoli, nel 16 dicembre 1868, sulla lite in materia di diritti di autore delle opere dello ingegno, vertita fra Pietro Clausetti, incaricato del signor Tito Ricordi, ed il sindaco di Castellammare come rappresentante quel Municipio. In: Ulisse Mengozzi, Opere dello ingegno, Tipografia eredi Botta 1870, pag.70 e 97 e successivi. ↩
- Archivio Storico Comunale, Busta 23 incartamento 19. la Marinella, coincideva con l’attuale piazza Cristoforo Colombo, e per estensione la via che da piazza Mercato si estendeva fino all’Acqua della Madonna, era chiamata via marinella. ↩
A volte penso, riferendomi alla gioventù di oggi e anche a quelli non più’ giovani , che cosa si sono persi delle bellezze della Castellammare di una volta , la storia i personaggi che l’hanno resa famosa in ogni forma di arte. Ma poi rifletto e dico che queste persone non avendo visto, conosciuto e vissuto il passato non possono aver rimpianti e quindi questa di oggi è la loro città. Solo i vecchi stabiesi come me, che si ricordano quando all’Acqua della Madonna arrivavano barche a vela cariche di fichi d’india “ananas” e bastimenti, sempre a vela per caricare pietre dalle cave di Pozzano e oltre , possono avere dei rimpianti e capire quanto hanno distrutto i politici di allora. Comunque lo scempio continua, potrei fare un lungo elenco ci ciò che non c’è più ma fortunatamente, pe noi, ci siete voi con le foto ricordo che fate rivivere il passato. Un grande GRAZIE a voi.
Buonasera signor Cosenza, condivido appieno la sua riflessione. Proprio ieri leggevo il commento di un fotografo il quale diceva che le sue foto serviranno ai posteri per capire come era il mondo prima che loro venissero al mondo. Il tentativo di Liberoricercatore è proprio quello di preservare dall’oblio la bellezza della nostra città. Siamo consapevoli dell’arduo compito, a volte sembra di nuotare controcorrente, ma rimanere inermi e lasciarsi andare farebbe di noi dei colpevoli. Spero lei ci voglia scrivere altri pensieri e se volesse lasciare la sua memoria ai suoi familiari e alla città, potremmo anche intervistarla. Grazie a lei per il suo prezioso commento. Giuseppe Zingone