Signora Lucia
di Giuseppe Zingone
Carissima Signora Lucia, come ci mancano i vostri occhi, la vostra presenza e quelle leggiadre movenze da ballerina con la quale, in una sorta di dolce e flessuoso inchino, riempivate le “giarre” presso le fonti delle nostre Antiche Terme. Quanti volti, quante mani avete incrociato, ognuno in cerca della sua corporale salvezza vi chiedeva la carità, la certezza di possedere quel prezioso “oro bianco” che dalla dura roccia nella quale per secoli ha scavato le viscere, discendeva o risaliva per essere cinto da Voi. Semplicemente acqua o ultimo desiderio di un condannato a morte? Che importa! Eravate lì pronta ad esaudirlo, il vostro non era un lavoro, ma una missione umanitaria.
Ed invece queste vecchie cartoline ci raccontano che i condannati a morte siamo noi, quelli che in questo secolo più che alle Terme si rifugiano nella sterile e fredda tecnologia. Del vostro lavoro raccontano le immagini e questi miei ricordi messi per iscritto. Da giovane le Terme erano per me un passatempo mondano, si conosceva gente nuova, si incrociava la sapienza degli anziani o di quelli che venivano da altre regioni. Oggi non v’è nulla, tutto tace balbettiamo impazziti e chini sui nostri smartphone: le cure termali? E che farne? Già dimenticate da tutti…..
Delle terme ricordo le cure obbligatorie imposte da mio padre (pe’ nun caré malato) e qualche sorso di acqua ferrata che nei mesi estivi, quando il caldo umido ci opprimeva ho amato piú delle belle ragazze. Vecchie e Nuove tutte abbandonate, rese inservibili dai nostri egoismi e in primo luogo da incapaci servitori dei cittadini. Le terme in Europa e nel mondo non chiudono, le aprono oramai negli scantinati e nei parcheggi, andate a Ischia, chi trova una sorgente d’acqua, anche quella fuoriuscita dalla rottura di un tubo non esita a giurare con la mano sul cuore e sulla propria vita e di tutta la famiglia, che si tratta di acque della salute. Non mancano nelle Farmacie bottigline di acqua termale venduta a peso d’argento… Non c’è rimasto niente, cara Lucia solo qualche cartolina e la vostra candida divisa.
Il fatto è che adesso che ne ho più bisogno, attaccato e colpito, come le nostre coste nel medioevo dai mori, da batteri e piccole malattie reumatiche proprie degli anni, mi sento solo, avrei bisogno di un aiuto e non lo trovo, come non trovo il cancello aperto delle Terme antiche, un paradiso dal quale tutta l’umanità stabiese è stata cacciata, ma in quell’acqua siamo nati. Sarà così l’inferno?
Aprite! vorrei gridare è questione di “humanitatis salute”, ma tutto tace anche il rumore dei martelli nei cantieri navali.
Signora Lucia apriteci voi o meglio da dove oramai siete, fate si che qualcuno ci accolga, ci curi. Alle brutte potremmo ricorrere alle vie legali. Negli anni le Terme si sono sempre piú configurate come un’azienda, mi ripeto fallimentare solo a Castellammare e chissà il perché! Ma tenere chiuse le terme che sono un “bene comune” cioè di tutti è un crimine contro l’umanità. È come se avessimo la cura per le patologie piú comuni nell’armadio di casa e per giunta gratis, senza potervi accedere.
Ridateci le acque, restituiteci ció che è nostro bene più grande, ridateci la salute, come il buon signor Vanacore un giorno fece….