editoriale di Maurizio Cuomo
Carissimi, trascorse poche ore dalla “pazza” mezzanotte con la quale abbiamo salutato con i soliti eccessi il 2015, e ancor prima di leggere il solito disastroso bollettino di guerra della guerriglia di inizio anno (purtroppo, una nostra barbara, consolidata tradizione… Santa Barbara ne sa qualcosa!), vorrei condividere con voi una personalissima riflessione.
Tutti sappiamo del periodo di crisi economica che ha colpito negli ultimi anni la nostra bella Italia e molti altri Paesi esteri; ebbene mi chiedo, dietro la parola “crisi” cosa mai si cela? Il pretesto di chi amministra il sistema per arricchirsi e “dissanguare” ulteriormente un popolo in difficoltà, o la “scusa” di chi dice di essere in difficoltà per campare e tirare avanti sempre e comunque a modo suo!? Molti di voi si chiederanno, ma “chisto ‘o primmo ‘e l’anno” dove vuole andare a parare? Fermo restando che la vera povertà è uno stato di fatto, vi ricordate il “terzo mondo” africano o le favelas brasiliane?! Quella è povertà!
All’indomani dello sperpero di denaro dannoso alla salute ed alla “tasca” di chi ha esploso, per pochi minuti di pazza frenesia, botti e petardi, mandando in fumo e rumore centinaia e forse migliaia di euro, io mi chiedo, ne è valsa la pena? Ora siete più poveri o meno ricchi? Cambiano i termini, ma il significato è quello. Certamente l’operaio stabiese “formica”, che con dignità e carattere portava avanti la sua famiglia, finanche a comprare casa dopo 40 anni di sacrificio lavorativo, è sempre più cosa rara, o meglio si è quasi estinto per l’imperversare del popolo “cicala”, invasore dei giorni nostri che campa (come lui dice) alla giornata, seppur del vero sacrificio non conosce significato.
Chiedo scusa per le chiacchiere, ma è un dato di fatto, ne sono testimone oculare: in occasione dell’assordante notte appena trascorsa, sono salito sull’attico ed ho “ammirato”, l’effimero operato del popolo “cicala”, dovunque mi girassi non vi era uno spazio di orizzonte (dal Faito al Vesuvio) al buio… tutto era illuminato a giorno da costosissimi fuochi pirotecnici.
In questo preciso istante, mentre scrivo (sono le 10 del mattino), è esploso un grosso petardo, forse ‘nu truono o qualcosa del genere, probabile residuo di una notte da imbecilli, la cui detonazione ha fatto tremare i vetri di casa, ciò testimonia e suffraga ulteriormente ogni qualsivoglia mio dubbio e perplessità… Si dice: “Anno nuovo, vita nuova!”, ma se questa è la “capa” degli stabiesi dei giorni nostri, siamo messi proprio male! Poi non ci si lamenti se (come appresi dal mio caro amico Antonio Cimmino), gruppi di ragazzetti esplodevano in villa comunale, petardi per infrangere le bottiglie vuote di birra (probabilmente maldestramente abbandonate al termine della cosiddetta movida notturna), mettendo così a repentaglio incoscientemente la propria e l’altrui incolumità… Chiste oggi è Castiellammare, ricordatevi che i giovani prendono esempio da noi, popolo di cicale!!!
Dato sfogo alle mie amare considerazioni, che spero facciano riflettere, auguro a tutti, ma soprattutto alla mia cara Castellammare di Stabia, un 2016 di riscatto: sociale, morale ed economico. Buon 2016 a tutti!!!