Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Ll’Arco ‘e Santu Catiello

Ll’Arco ‘e Santu Catiello

di Corrado Di Martino

San Catello è noto in mezzo mondo è il Patrono della città di Castellammare di Stabia, ma perché dedicargli un arco, una delle porte della città, se a poche decine di metri è situata proprio la Cattedrale?

ARCO DI SAN CATELLO

Il motivo è tutto stabiese, come stabiese, è la propensione a raggiungere o preservare il proprio profitto, finanche, ma non è questo il caso, nelle dispute più sterili e povere. In origine l’Arco di San Catello, detto Porta del Quartuccio, era il luogo di transito di uomini e merci che accedevano alla città antica. Ivi degli esattori, riscuotevano il diritto di passo su tutte le mercanzie portate in città: – orzo e vettovaglie varie, legumi, olio, frutta. – Come è stato detto in altre pagine, veniva riscossa una gabella di origine angioina, denominata Quartuccio dall’antica unità di raffronto pari a poco più di due chilogrammi (2,294 kg).

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Funivia del Faito inaugurazione

Funivia del Faito inaugurazione

a cura di Giuseppe Zingone

Funivia Monte Faito

Oggi 24 Agosto, ricorre l’anniversario della inaugurazione della Funivia del Faito, “Un evento di portata internazionale“, recita l’articolista Catello Izzo, che dalle pagine del quotidiano il Popolo del 25 Agosto 1952,1ne celebra la giornata. Oltre ad inserire qui in basso l’articolo (d’epoca), vogliamo aggiungere il link ad un altro documento importante, che oltremodo è intrinsecamente legato a quello della inaugurazione: Nasce un Villaggio sul Monte Faito di Regina Algranati, pubblicato sulle Vie d’Italia nel 1948. Infine ecco a voi anche: 1952 – 2022: La funivia del Faito compie 70 anni, ossia come Liberoricercatore ha inteso celebrare l’evento.

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  1. Funivia Castellammare, Il Popolo, Lunedì 25 Agosto 1952, Roma anno IX, numero 222.

Tivadar Kosztka Csontváry

Tivadar Kosztka Csontváry

di Giuseppe Zingone

Autoritratto di Csontváry della metà degli anni 1890. Esposto nel 1936 Salone Frankel, lotto 31. Dimensioni 51 x 78 cm

Tivadar Csontváry Kosztka, nasce il 5 luglio 1853 a Kisszeben, Ungheria (oggi Sebinov, Slovacchia)  e muore il 20 giugno 1919, a Budapest.

Nel 1880, Tidavar, lascia la sua professione di farmacista, affermando di aver vissuto un’esperienza mistica e per i successivi 14 anni, si preparò a diventare un pittore, passando allo studio vero e proprio dell’arte del dipingere solo all’età di 41 anni.
In questo processo di preparazione e trasformazione, visitò famose scuole e artisti a Monaco, Karlsruhe e Parigi, e viaggiò in Italia, Dalmazia, Siria ed Egitto. Continua a leggere

Francesco Marano con Giorgio Napolitano

Catello e Francesco Marano, storia di due antifascisti stabiesi

                Catello e Francesco Marano, storia di due antifascisti stabiesi

articolo del dott. Raffaele Scala

Premessa dell’autore:

Per la prima volta presento in un unica ricerca due biografie, due protagonisti del movimento operaio di Castellammare di Stabia, ognuno nel suo tempo. L’originalità consiste nel fatto che i due sono padre e figlio: Catello e Francesco Marano. Catello Marano, cui la Città ha intitolato una delle sue strade, è maggiormente conosciuto come amato e stimato professore del liceo classico, Plinio Seniore, fine latinista e grecista, insegnante di diverse generazioni di giovani, alcuni diventati celebrità nazionali. Pochi sanno, invece, che nella sua lontana giovinezza fu un apprezzato dirigente della locale sezione socialista, un intellettuale al servizio del movimento operaio, capace di tenere comizi e conferenze culturali. Conobbe Amedeo Bordiga, Gino Alfani ed i maggiori esponenti del socialismo. Rimase socialista riformista anche dopo la rottura con il Partito alla vigilia della prima guerra mondiale, inseguendo l’utopia della guerra democratica, il sogno risorgimentale di unificare l’Italia. Fu interventista e per questo si dimise dal Partito ma non dalle sue idee, che tali rimasero finché visse.

Le stesse idee le trasmise al giovane figlio, il primogenito Francesco, nato nel 1915, cresciuto sotto il regime fascista ma non per questo ne accettò le idee. Anzi, ancora studente si fece comunista frequentando i maggiori esponenti del movimento operaio locale, conobbe Luigi Di Martino, fece parte della sua cellula clandestina, e con lui ed altri diffuse volantini antifascisti il 20 gennaio 1936 in segno di protesta contro la guerra imperialista in Etiopia e per ricordare la strage di Piazza Spartaco avvenuta sedici anni prima. Con gli altri fu arrestato, torturato, condannato ad otto anni di carcere. Dopo la caduta del fascismo riprese il suo posto, fu nel primo consiglio comunale che vide l’elezione del primo sindaco comunista, Pasquale Cecchi, fu dirigente provinciale del PCI. Infine, seguendo le orme paterne si ritirò da ogni lotta politica, ma sempre rimase nel solco delle idee giovanili, da semplice iscritto. Fu amico di Rodolfo Morandi e di Giorgio Napolitano. È scomparso quasi centenario nel 2014.

Catello e Francesco Marano, due persone da ricordare, scolpite nella storia del nostro Movimento Operaio.


Catello Marano

Catello Marano

CATELLO MARANO

Il padre di Francesco, Catello Marano era nato a Castellammare di Stabia, in via Prima De Turris, il  18 settembre 1884, figlio del gallettaro Vincenzo, (circa 1844 – 1923) e della filatrice Maria Francesca Gaeta ( 1844  – 1903) unitosi in matrimonio il 6 maggio 1871.[1] Quinto di una numerosa famiglia, Catello nacque dopo Francesco Paolo (1875), Errico (1878), Giuseppe (1881) e Maria Carmela (1883). Una volta conseguita la licenza elementare, obiettivo massimo da raggiungere a quel tempo, e per molti decenni ancora, per genitori di estrazione operaia, fu costretto ad abbandonare la scuola e impiegato dal padre come garzone di barbiere per evitargli il duro lavoro del panettiere. Su insistenza del maestro, che ne riconobbe le indubbie capacità, convinse i genitori a fargli proseguire gli studi, prendendo il diploma liceale presso l’istituto Genovesi di Napoli ed infine la laurea nel 1908, anche grazie ad alcuni aiuti economici da parte del Municipio stabiese e alle numerose borse di studio conseguite negli anni.[2]  Di uno di questi sussidi ricevuti dall’amministrazione comunale resta traccia in una delibera del 20 novembre 1902.[3]

Si avvicinò al socialismo relativamente presto, aveva già maturato la maggiore età, frequentando la locale sezione del PSI, di cui tra i massimi dirigenti c’erano il cugino Raffaele Gaeta (1861 – 1944), e lo stesso Catello Langella (1871 – 1947), entrambi padri fondatori del locale movimento operaio dalla seconda metà degli anni Novanta dell’Ottocento.[4] Continua a leggere

Chiesa di San Michele al Monte Aureo - Alvino (stampa d'epoca coll. G. Fontana).

Storia documentata della chiesa di San Michele al Faito

LA STORIA DOCUMENTATA DELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO SUL FAITO

di Michele Palumbo

( trascrizione a cura di Maurizio Cuomo )

Chiesa di San Michele al Monte Aureo - Alvino (stampa d'epoca coll. G. Fontana).

Chiesa di San Michele al Monte Aureo – Alvino (stampa d’epoca coll. G. Fontana).

La prima cappella che, come è facile intuire, fu una baracca in legno, sostituita da «soda fabbrica»1 in pietra viva – materiale a portata di mano sulla montagna – rimonta al secolo nono. Ce ne dà notizia il Rev.mo Capitolo della Cattedrale Stabiese. Il quale, privato della sua parte di proprietà del Faito, toltagli da Giuseppe Napoleone nel 18072, pur senza aver mai smesso di reclamare i suoi diritti, col ritorno dei Borboni a Napoli3 prese vieppiù ad insistere per rientrarne in possesso. Continua a leggere

  1. T. Milante – DE STABIIS. Tomo I, pag. 135.
  2. Ecco il testo del Decreto:
    Art. I. – L’intera Montagna di Faito, consistente nel Demanio di Pimonte, Vico Equense, e Faggio del Capitolo di Castellammare sarà aggregata alla Real Delizia di Quisisana.
    Art. II – Il Consigliere di Stato, incaricato della Generale Intendenza di Nostra Casa, proporrà il compenso da darsi al Capitolo di Castellammare.
    Art. III. – omissis.
    Il Ministro dell’Interno, ed il Consigliere di Stato, incaricato della Generale Intendenza di Nostra Casa, sono incaricati dell’esecuzione del presente Decreto. Napoli, 13 agosto 1807 Giuseppe
    Il Segretario di Stato F. Ricciardi
  3. Anno 1815 – Ferdinando II – re delle Due Sicilie.