Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Il bombardamento navale di Castellammare di Stabia

Caro Maurizio, credo che questo estratto da un libro edito dalla M.M. possa essere utile al nostro portale per chiarire alcuni aspetti del bombardamento del cantiere navale di Castellammare.

Buona giornata. Antonio Cimmino

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copertina

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Le Polene delle navi stabiesi

Le Polene delle navi stabiesi

di Giuseppe Zingone

Alle maestranze dei cantieri stabiesi che tanto lustro hanno recato a Castellammare

Polena, Amerigo Vespucci, su gentile concessione del Signor Ivan Guida

Descrizione dell’immagine: Dal castello di prua, è possibile osservare la polena. Sporgendosi leggermente oltre il parapetto di prora, infatti, la si può scorgere appena sopra il tagliamare, quasi sostenesse l’albero di bompresso. Scolpita in legno e rivestita in foglie d’oro zecchino, la polena raffigura il celebre navigatore italiano che dà il nome al veliero: la figura è intera, in piedi, a capo scoperto e con lo sguardo rivolto in avanti; inoltre, indossa una giubba con degli sbuffi sulle spalle e un mantello che la avvolge solo in parte. La scultura tiene la mano destra appoggiata sul petto, all’altezza del cuore, mentre con la sinistra impugna una carta nautica arrotolata che simboleggia gli studi di Amerigo Vespucci grazie ai quali i due grandi artisti tedeschi Martin Waldseemuller e Albrecht Durer disegnarono rispettivamente la mappa della costa atlantica del Nuovo Mondo nel 1507 e quella delle costellazioni del cielo australe nel 1515. La polena, come d’altronde anche i fregi di prora, è continuamente colpita dalle onde e col tempo può danneggiarsi. Per tale ragione, durante i lavori di manutenzione a cui la nave viene regolarmente sottoposta, questi pezzi vengono smontati e trasferiti nell’officina dei pittori dell’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia per essere puliti, restaurati e nuovamente dorati. Alle spalle della polena, poi, sono state affisse le corna di toro, considerate un simbolo di buon auspicio.1

Castellammare, città delle “Acque”, materia liquida che ha nutrito gli stabiesi dai tempi antichi, ma quella davvero importante, rimane sempre l’acqua del mare, acqua salata (oggi inquinata). Durante la scorsa estate mentre camminavamo sul lungomare, io e mio padre ci trovammo a fare le solite campanilistiche considerazioni, sempre amare, sempre salate, sulle bellezze della nostra Città. Soffermandoci su quei discorsi vecchi, triti e ritriti, luoghi comuni, insomma, che sentirete miliardi di volte sotto il nostro cielo, dalle bocche di chi non si dà requie e non comprende assolutamente come questo paese, si trovi oggi in uno stato di agonia a fronte di tutte le sue ricchezze naturali. Continua a leggere

  1. Nave Amerigo Vespucci, informazioni tratte dal foglio matricolare della nave, Archivio storico della Marina Militare.

Maria Luisa d’Austria a Castellammare

Maria Luisa d’Austria a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Francois Gèrard, Ritratto dell’Imperatrice Marie Louise

Maria Luisa d’Austria o Maria Luigia di Parma, nacque a Vienna il 12 dicembre 1791 e morì a Parma il 17 dicembre 1847. In questa sua breve permanenza, possiamo osservare quale fosse l’itinerario della Arciduchessa: fatto si di visite formali, (alle quali evidentemente non poteva sottrarsi), ma anche ricco di interessi personali. Continua a leggere

Emile de Laveleye a Castellammare

Emile de Laveleye a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Émile Louis Victor de Laveleye

Émile Louis Victor de Laveleye nasce a Bruges il 5 aprile 1822 e muore a Liegi il 3 gennaio 1892. È stato un economista e saggista belga, liberale di tendenze socialiste, pubblicò Lettres d’Italie nel 1880, un libro ricco di considerazioni sul nascente regno italiano post unitario. Continua a leggere

Gli Scarpetta, Eduardo e Castellammare

Gli Scarpetta, Eduardo e Castellammare

di Giuseppe Zingone

Al fraterno amico, Vincenzo Cesarano

Antonio Petito in abiti di scena, foto tratta da Comoedia

Alla morte del più grande Pulcinella, Antonio Petito, sul palco del San Carlino di Napoli, l’impresario Luzi esclamò: “Nun è n’ommo ch’è muorto, è nu teatro… è San Carlino”. Tra i soccorritori del momento anche un giovane Eduardo Scarpetta correva alla casa del medico e amico personale di Petito, Capparelli, il quale dichiarò: “Ė inutile che venga. Povero Petito! Non lo troveremo vivo.” Era il 24 marzo 1876.

Idealmente Pulcinella lasciava il palcoscenico a Felice Sciosciammocca, anzi in un certo senso anch’egli contribuì a materializzarlo.

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