Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Editto Borbonico (coll. Gaetano Fontana)

Quando a Quisisana si promulgavano le leggi

a cura di Maurizio Cuomo

E’ bella la nostra Castellammare! Le innumerevoli peculiarità che da sempre la caratterizzano (patrimonio concesso dal buon Dio, che abbiamo ereditato dai nostri avi), ahimé, raccontano il passato di una città splendida; un tempo rinomata anche all’estero. A seguire, per giusta conoscenza, presento ai tantissimi affezionati lettori, una “chicca” storica (mi si lasci passare il termine), destinata altrimenti a riempire ulteriormente il dimenticatoio (quell’assurdo contenitore dei bei ricordi perduti) di uso comune nella società attuale, sempre più miope e frettolosa.

Quisisana - 29 agosto 1830 editto borbonico (coll. Gaetano Fontana)

Quisisana – 29 agosto 1830 editto borbonico (coll. Gaetano Fontana)

Ogni buon stabiese, sa che Qui-si-sana (toponimo che nel suo intrinseco celebra l’aria fine e salubre stabiese), era il luogo prediletto dai reali per trascorrere le vacanze… pochi invece sanno che per l’intero periodo estivo, Castellammare diveniva di fatto una sorta di seconda capitale del regno, poiché il Re spostandosi nella nostra reggia collinare, “trainava” con sè (per alcuni mesi) l’intera corte.

Prova di ciò ci viene fornita da un raro editto di re Francesco I (facente parte della collezione dello stabiese Gaetano Fontana), nel cui dettaglio ripreso a seguire facciamo notare che fu concepito il dì 29 agosto 1830 a Quisisana.

Dettaglio

La presente intuizione/teoria, se fosse esatta, nel suo piccolo aggiunge ulteriore prestigio alla già ricca ed affascinante storia della nostra Castellammare, che un tempo non solo (come tutti sanno) diveniva residenza estiva dei reali, bensì vero e proprio quartier generale del Re.

 

Vita di un comunista stabiese: Luigi D’Auria

Vita di un comunista stabiese: Luigi D’Auria

di Raffaele Scala

Franco Martoriello; Raffaele Scala; Luigi D’Auria

Premessa

Luigi D’Auria, militante comunista dal 1944, dirigente della Camera del Lavoro di Castellammare di Stabia e del suo patronato, l’Inca e per molti anni consigliere comunale del PCI, scomparve il 21 marzo 2010. A suo modo D’Auria fu un protagonista della vita sociale e politica stabiese della seconda metà del’900. Molti ancora lo ricordano, già vecchio e malato, diffondere il periodico di Rifondazione Comunista, Liberazione e poi quello dei Comunisti Italiani, Rinascita della Sinistra. Nei decenni precedenti era stato uno tra i più efficaci diffusori del quotidiano comunista, lUnità.[1]

La militanza nel Fronte della Gioventù

Figlio di Ignazio, operaio dell’AVIS, militante comunista e attivista sindacale, e di Maria Romito, Luigi D’Auria nacque a Castellammare di Stabia il 16 luglio 1925, primo di sei figli.

Dopo la licenza elementare, fece le sue prime esperienze con alcuni lavori saltuari, poi, nel 1939, fu assunto come garzone nella Navalmeccanica, apprendendo il mestiere di carpentiere in ferro e montatore di scafi, con una paga di 67 centesimi l’ora. Nel 1942 partì come volontario per la guerra in qualità d’allievo motorista navale e assegnato a Pola, dove fu sorpreso dall’armistizio dell’8 settembre 1943. Pochi giorni dopo, il 12, nella caserma dove prestava servizio, irruppero i tedeschi facendo prigionieri tutti i militari, con l’intenzione di deportarli in Germania. Ammassati come bestie nei diversi vagoni, il treno fu bloccato a Pesina e attaccato da donne partigiane jugoslave guidate, sembra, dalla compagna di Tito, Davorjonka Pannovic, detta Zdenka, consentendo la fuga dei prigionieri. Con mezzi di fortuna, ma camminando quasi sempre a piedi, con pochi altri compagni di ventura, il giovane D’Auria riuscì finalmente a raggiungere Castellammare il 24 settembre. Appena arrivato sfuggì ad un rastrellamento operato dai tedeschi grazie alla prontezza di spirito di una ragazza che lo prese sottobraccio, allontanandolo dal pericolo. Nei giorni successivi, fino a quando i tedeschi non lasciarono la città, visse nascosto in casa di una zia.

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Cine Teatro Montil

La costruzione del Cine-Teatro Montil

La costruzione del Cine-Teatro Montil

a cura di Corrado Di Martino

Vista di insieme Cine-Teatro Montil – foto di Raffaele La Nave

Natale Montillo (Castellammare di Stabia 5 maggio 1898 – Castellammare di Staba 13 novembre 1965), attore, produttore, regista e sceneggiatore italiano; in seguito ai ricavi del suo ultimo film: Balocchi e Profumi, con Tamare lees, Cesare Danova, Roberto Risso, Tecla Scarano che poi visse a Castellammare, lo stesso Montillo ed altri ancora; nel 1953 diede il via alla costruzione del Cinema Teatro Montil.

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Un giornalista d’altri tempi: Ugo Cafiero

Un giornalista d’altri tempi: Ugo Cafiero

Primi appunti per una biografia del grande giornalista e antifascista stabiese

articolo di Raffaele Scala

Castellammare di inizio ‘900

Premessa

Per capire chi sia stato Ugo Cafiero basterebbe citare un solo episodio, quello raccontato da Matteo Cosenza nel suo bel libro, Il compagno Saul, edito da Rubettino nel 2013, dove l’autore racconta una storia che il padre ricordava spesso e che vede protagonista proprio il nostro personaggio. Ricordiamolo anche noi:

Di fronte alla sua abitazione (della famiglia di Saul Cosenza) di Piazza San Matteo, c’era e c’è, Villa Cafiero, una delle tante dimore estive che napoletani facoltosi, spesso nobili, avevano costruito nei decenni trascorsi nella zona collinare di Quisisana, sulla scia dei Borbone che avevano edificato nell’omonimo bosco alle falde del Faito, un loro Palazzo Reale. Chi non poteva entrare a Villa Cafiero ne raccontava faville e qualcuno del posto che andava lì a prestare la propria attività (cuochi, domestiche, giardinieri), alimentava discretamente queste favolose narrazioni. Una, però, non era fantasiosa e riguardava una data storica: la dichiarazione di entrata in guerra dell’Italia. La sera del 10 giugno 1940 un gruppo di antifascisti napoletani raccolti nella villa dei Cafiero brindò con champagne la fine del fascismo dopo il discorso di Mussolini a Piazza Venezia. [1]

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Sciuscia’, morto l’ultimo a Napoli

a cura di Corrado Di Martino

Lazzao ‘o pulimmo

L’ultimo sciuscià1 è morto il 10 aprile ultimo scorso. Era l’ultimo lustrascarpe di Napoli, malato da tempo, non girava più per lavoro, ormai per gravi motivi di salute, restava chiuso in casa. Ricordiamo zi’ Tonino così era chiamato, poiché, quello del lustrascarpe ambulante è un altro dei lavori noti e antichi, estinto. Nato, durante la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, ragazzini poco sopra i sei anni, si guadagnavano da vivere pulendo le scarpe ai soldati americani in stanza da noi dopo la liberazione. Sciosciain2 e quindi Sciuscia’, entrò prepotentemente nel lessico degli italiani, anche grazie al film omonimo di Vittorio De Sica, un film specchio di un’epoca ormai lontana. Abbiamo ricordato questo personaggio napoletano, per ricordare di riflesso Lazzaro ‘o pulimmo, che nei pressi dell’ottica Mazzocca, svolgeva quotidianamente il suo compito, spostandosi in ombra davanti la Cassarmonica solo d’estate.

  1. traslitterazione dall’inglese shoeshine, lustrascarpe
  2. una fricativa alveolare che foneticamente suona ˈʃuːʃaɪn