Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Il Cantiere di Castellammare, nelle opere di Ducros

a cura di Gaetano Fontana

Intenzionato ad approfondire una personale ricerca sul cantiere navale di Castellammare, con enorme sorpresa, in questi giorni mi è capitato di rintracciare una serie di opere pittoriche di Abraham-Louis Ducros1 Questa piccola, fortunosa scoperta mi ha entusiasmato al punto che mi è sembrato doveroso condividerla con gli affezionati lettori di LR, utenti dal palato fine che di certo apprezzeranno quella che senza alcuna ombra di dubbio risulta essere una testimonianza storica che inconfutabilmente prova quanto, nei tempi andati, sia stata importante la nostra bellissima città.

Considerando che il cantiere di Castellammare fu fondato nel 1783 e che il periodo di permanenza a Napoli di Ducros va dal 1794 al 1799 (data certa in quanto fu accusato di Giacobismo ed allontanato), possiamo benissimo dire che queste opere pittoriche sono tra le prime rappresentazioni che immortalano il nostro cantiere ancor prima che assumesse l’aspetto attuale (fisionomia assunta in seguito alle opere di ampliamento volute da Gioacchino Murat nel 1808). Continua a leggere

  1.   Abraham-Louis Ducros nasce Moudon (Cantone di Vaud  in Svizzera) il 21 luglio 1748. Dopo aver viaggiato molto in Europa dal 1794 al 1799 si stabilisce  a Napoli. Tra i suoi innumerevoli clienti vi fu il ministro John Francis Edward Acton per il quale eseguì un numero elevato di paesaggi e vedute da arredare una intera stanza. In particolare Acton gli commissionò anche molte vedute del Cantiere Navale di Castellammare. che immortalano la nostra Castellammare così come si presentava a fine 1700.

La Basilica di Pozzano e la patrona di Castellammare

La Basilica di Pozzano e la patrona di Castellammare

di Giuseppe Zingone

Basilica di Pozzano, foto Giuseppe Zingone

Pozzano è per gli stabiesi, una località amena e ricca di storia, per altri, un luogo suggestivo, traboccante di ricordi legati alla Pasqua, di cui oggi ci resta solo qualche foto sbiadita.

Pozzano in una guida inglese della seconda metà dell’Ottocento: “Il convento di Pozzano, fondato da Gonsalvo di Cordova nel 16 secolo, sorge sul sito di un tempio di Diana. La croce di legno di fronte ad esso si erge su un antico altare, (piedistallo) scoperto nel 1585. La chiesa ha un’immagine della Vergine trovata in un pozzo nell’undicesimo secolo, e tenuta in molta venerazione da parte dei contadini del distretto.1

'O Lunnerì 'e Puzzano (foto Liberoricercatore)

‘O Lunnerì ‘e Puzzano (foto Liberoricercatore)

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  1.  John Murray, A Handbook for Travellers in Southern Italy, London 1865, Fifth edition, pag. 263.

Il Giovedì Santo al… profumo di caffè

( a cura del dott. Tullio Pesola )

Chiesa dello Spirito Santo – Fronte

Diversi anni fa, vale a dire quando la Parrocchia dello Spirito Santo (da molti conosciuta come la Chiesa di San Ciro) era retta dai Frati minori, chi vi accedeva la sera del Giovedì Santo o il giorno dopo, avvertiva un forte, ma gradevole odore di caffè. In quell’oasi di pace e di preghiera tutti i fedeli che si alternavano nell’incontro con Cristo, si scambiavano sguardi interrogativi, ma nessuno riusciva a darsi una spiegazione e chi ci provava, concludeva –sorridendo – col dire che i frati fronteggiassero la stanchezza col sorbire diversi caffè e protrarre, così, la loro veglia di adorazione davanti alla “cappella della Reposizione”.
Già! La “cappella” o anche – per talune chiese – l’ “altare” della Reposizione! Comunque, sia l’una che l’altro costituiscono, giusto per intenderci, quello “spazio” della chiesa allestito al termine della “Missa in Coena Domini” del Giovedì Santo destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, vengono distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale. Continua a leggere

Fu Enrico Alvino, e non Vanvitelli

Fu Enrico Alvino, e non Vanvitelli

a cura di Corrado Di Martino

Podisti e il Palazzo Benucci – (foto C. Di Martino)

 

E già, fu l’architetto Alvino e non il Vanvitelli, benché ad essere pignoli qualcosa di Vanvitelli la troviamo nell’ambito comunale1 a costruire il palazzo storico di corso Vittorio Emanuele II (riportato nella foto). Ma partiamo con ordine, e da lontano; la demolizione della cinta muraria che circondava la città antica di Castellammare, e l’incremento demografico (dovuto anche alle floride condizioni economiche della cittadinanza), evidenziarono il bisogno impellente di uno sviluppo urbanistico. Al tempo, si programmava con attenzione, quindi, per dare un composto sviluppo alla città, si pensò di affidare all’architetto stabiese Ottavio d’Avitaya, il compito di concepire un’espansione euritmica della città. L’architetto d’Avitaja propose agli amministratori, di concedere a privati i terreni posti fuori dal Quartuccio, con l’obbligo di versare i giusti canoni e, soprattutto, provvedere al miglioramento dei fondi stessi (Enfiteusi). Sorsero così la Strada Spiaggia nel 1842; e la Strada del Lido nel 1847 ( queste due strade, successivamente con delibera del 6 novembre del 1863, divennero: Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi).

Corso Vittorio Emanuele II – (prop. E. Cesarano)

Il piano urbanistico iniziò ad arricchirsi di eleganti fabbricati, fra cui quello progettato dall’architetto di scuola napoletana, Enrico Alvino (Milano 29-03-1809, 07-06-1876) 2

Busto di Enrico Alvino, in via Chiaia a Napoli

erroneamente attribuito da una leggenda metropolitana al Vanvitelli: il “ Palazzo Benucci “. Don Domenico Benucci (enfiteuta), Titolare per il Regno delle due Sicilie del Monopolio dei Tabacchi; commissionò ad Alvino, già famoso e fra i migliori architetti italiani dell’800, la costruzione fra le due vie che oggi prendono il nome di Alvino e (vico) Bonucci [doveva essere Benucci], di un palazzo signorile, che prese così il suo nome. L’edificio, dopo fu sede del Grand Hotel Royal; successivamente e fino alla fine degli anni ’60, fu sede della centrale telefonica urbana della Società per l’Esercizio Telefonico SET (divenuta in seguito: SIP, TELECOM, TELECOM Italia, TIM), a quel tempo al piano terra vi era (come tutt’oggi) l’Auto Scuola Castellano; fu sede della Democrazia Cristiana; al suo interno vi era una scuola privata per l’infanzia etc… Ora, come, dove e quando sia nata la leggenda che il fabbricato di Corso Vittorio Emanuele sia stato progettato e costruito dal Vanvitelli, e non dall’architetto Alvino, non si sa, resta comunque il perpetrar l’errore, ad esempio: il ritrovo, caffè e lounge bar, annesso a questo fabbricato, si chiama Piazza Vanvitelli, pur ironia della sorte, essendo in via Alvino 6.

 

Note

  1.  Luigi Vanvitelli (ovvero Lodewick Van Wittel) nacque a Napoli il 12 maggio del 1700, fu architetto famoso e geniale, ben inserito alla corte di Carlo III, era in rapporto di grande amicizia con Giuseppe Bonito. Vanvitelli, era solito frequentare Castellammare di Stabia, per curarsi con le acque termali e medicamentose, per assaporare i latticini dei monti Lattari ed il pesce cucinato in maniera magistrale dai monaci del Santuario di Marisa SS. di Pozzano. Ogni qualvolta aveva da trascorrere giorni a Castellammare era ospite del convento di Pozzano. Ecco che nel 1754, a due anni dall’inizio della costruzione della Reggia di Caserta, progettò un vero e proprio capolavoro, la Sacrestia dei PP. di San Francesco di Paola di esempio di armonico equilibrio nella figurazione e nei ricchi adornamenti.
  2. Enrico Alvino, professore ordinario dell’Istituto di Belle Arti, poi professore di Architettura Civile, fu uno dei più illustri urbanisti dell’800, ad egli si devono oltre che il palazzo Benucci a Castellammare di Stabia, il tracciato dell’attuale corso Vittorio Emanuele in Napoli; il prospetto di S. Maria di Piedigrotta; il palazzo Nunziante a Napoli e la cappella bizantineggiante annessa a detto edificio. Ristrutturazione dell’ex convento di S. Giovanni delle Monache in sede dell’Accademia di belle arti; la colonna onoraria di piazza dei Martiri; il nucleo centrale della Stazione di Napoli, poi realizzato da Nicola Breglia. Oltre ad esse figurano fra le sue opere il duomo di Cerignola, che ricorda la fiorentina Santa Maria del Fiore. Progettò la facciata del duomo di Napoli; ,si occupò del rifacimento della facciata del duomo di Amalfi. È ritratto in un busto, opera di G. B. Amendola (1882), sulla Riviera di Chiaia a Napoli.
Anton Sminck Pitloo, Il Castello

Castellammare nel 1795

Castellammare nel 1795

a cura di Giuseppe Zingone

Anton Sminck Pitloo, Il Castello

Anton Sminck Pitloo, Il Castello

La Città di Castellammare nel 1795, descritta dall’Abate Francesco Sacco, è per quel che concerne la toponomastica, la stessa città che conosciamo oggi. Entrando invece nel dettaglio e nei particolari del Dizionario Geografico Istorico Fisico del Regno di Napoli, ci troviamo di fronte ad una Castellammare del tutto inedita: Città Regia e Vescovile, nella provincia di Salerno, da poco ereditata da Ferdinando IV, poiché appartenente alla casa Farnese, la cui popolazione di poche migliaia di abitanti vive dei prodotti della terra e del mare, ma anche della nascente industria dei cantieri.

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