Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Il carro processionale per l’Immacolata di Castellammare

di Giuseppe Di Massa

Il carro processionale per la Madonna Immacolata di Castellammare di Stabia

Il carro processionale per la Madonna Immacolata di Castellammare di Stabia

Il carro processionale per la Madonna Immacolata di Castellammare di Stabia, in un disegno del 1855, inviato al re Borbone Ferdinando II. Il carro, un cocchio tipo romano, era trainato dai simboli dei 4 evangelisti (un uomo alato, un leone, un toro e un’aquila). Lo stesso apparato è su un cocchio simile tuttora utilizzato per la Madonna del Carmine di Gragnano. Questi carri per le processioni erano molto utilizzati, in tutta Italia, basti pensare al Carroccio di Legnano con l’altare prima della battaglia con Federico barbarossa, o a quello di Sant’Agata a Catania, spesso anche in materiali preziosi. L’apparato iconografico di questi di Gragnano e Castellammare è molto importante per il simbolismo religioso, traendo spunto sia dal Vecchio Testamento che dal Nuovo, ovvero dai Vangeli. Il cocchio rimanda a quello del Carro di Dio della visione del profeta Ezechiele, in cui racconta di essere stato rapito per alcuni giorni su un carro volante dove era stato trasportato da alcuni individui che si spostavano nell’aria con calzari che emettevano fiamme, così come anche il carro. Continua a leggere

Il Generale Rosario Castellano

( a cura di Antonio Cimmino )

Gen. Rosario Castellano

Gen. Rosario Castellano

Il Generale di Corpo d’Armata Rosario CASTELLANO è nato a Castellammare di Stabia (NA) il 17 novembre del 1959. Dal 1978 al 1982 ha frequentato il 160° Corso presso l’Accademia Militare di Modena e la Scuola la d’Applicazione d’Arma di Torino. Nel 1983, è stato assegnato al 5° Battaglione paracadutisti “El Alamein” dove ha comandato sia il plotone che la compagnia paracadutisti e, successivamente, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio Addestramento, Operazioni e Informazioni. Dal 1993 al 1996 ha frequentato il Corso di Stato Maggiore, il Corso Superiore di Stato Maggiore presso l’Esercito Spagnolo in Madrid, il Corso Superiore di SM in Italia ed infine il Corso ISSMI.
Con il grado di Tenente Colonnello ha comandato, negli anni 1998 e 1999, il 5° Battaglione paracadutisti “EL ALAMEIN” per poi essere trasferito presso gli organi centrali. Rientrato nella “FOLGORE” col grado di Colonnello, è stato Comandante del 186° Reggimento paracadutisti dal 2002 al 2004. Lasciato il comando del reggimento è stato nuovamente impiegato presso gli Organi Centrali quale Capo Divisione Piani del Comando Operativo Interforze.
Dal 10 luglio 2017, Generale di Corpo d’Armata, ha ricoperto l’incarico di Generale di Divisione, per ben tre anni (dal luglio 2014) come Capo Reparto Operativo – Assistent Chief Staff for Operation del C.O.I. Continua a leggere

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Capitani di ventura a Castellammare

Capitani di ventura a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Quando Braccio e Muzio Attendolo calpestavano le nostre terre con migliaia di uomini, al proprio seguito, mietevano vittime e saccheggiavano le città, erano uno contro l’altro, ma quella era la vita nel Quattrocento. Forse mai avrebbero immaginato di entrare nella storia d’Italia, mai i cittadini stabiesi avrebbero appreso che questi due campioni giunsero nella nostra città insieme ai loro armigeri, capeggiando migliaia di uomini a cavallo.1

Queste le parole di Ercole Ricotti sui nostri protagonisti:”Stranieri furono i primi capi, straniero il nerbo delle prime compagnie di ventura; posciachè quei signori, che avevano spento ne’ Comuni libertà e milizia, verun’altra milizia nazionale non vi avevano surrogato. Solo alcuni individui, non so se più vili od audaci, or qua or là alla spicciolata trovavano modo di frammettersi alla soldatesca d’oltremonti, e sotto straniere insegne lacerare la propria patria.
Durò così l’altrui baldanza e la nostra oppressione per quasi mezzo un secolo. Finalmente un gentiluomo della Romagna ebbe cuore di rizzare una sua propria insegna, e bentosto, se non la fortuna, almeno l’onore dell’Italia da condottieri italiani fu rilevato.
Il generoso proposito d’Alberico da Barbiano, seguitato dal Broglia, da’ Michelotti, dal Brandolino, venne a compimento per opera di Braccio da Montone e di Sforza Attendolo. Le costoro scuole possedettero l’Italia per quasi un secolo; e in quell’intervallo essendo ne’ condottieri cresciute al paro della fama le forze ed i desiderii, videsi per man loro smembrata or questa or quella contrada, usurpata ora questa ora quella città, ed uno di essi cingersi la corona ducale della Lombardia”.2

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  1. Giovan Antonio Summonte, Historia della Città e del Regno di Napoli, Parte Seconda, Libro IV, pag. 593, MDCI. “Braccio Cavalcò con l’esercito per ricouerar Castello à mare di Stabia. e la pose a sacco“.
  2. Ercole Ricotti, Storia delle compagnie di ventura in Italia, Torino 1847, pag. XIV.XV.
Alfonso V d'Aragona o Alfonso I, il Magnanimo, tratto da tratta da SCIPIONE MAZZELLA, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso V d’Aragona

Alfonso V d’Aragona

di Giuseppe Zingone

Alfonso V d'Aragona o Alfonso I, il Magnanimo, tratto da tratta da SCIPIONE MAZZELLA, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso V d’Aragona o Alfonso I il Magnanimo, tratto da tratta da Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 452, Napoli, 1601

Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo (Medina del Campo, 24 febbraio 1396 – Napoli, 27 giugno 1458). Fu il capostipite del ramo aragonese di Napoli.

Avevamo lasciato Alfonso V e la Regina Giovanna II, alleati, alle prese con Luigi III d’Angiò, che si appresta alla conquista del Regno di Napoli proprio partendo dalle coste meridionali del Regno. In realtà Luigi chiese aiuto a colui che sarà conosciuto in futuro come il capostipite degli Sforza, si tratta di Giacomo Attendolo soprannominato Muzio, il quale rese a Giovanna le sue bandiere (in quanto prima suo alleato) ed assediò Napoli era il 18 Giugno 1420.1.

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  1.  Giacomo (o Jacopo) Attendolo, Cotignola 28 maggio 1369 – Pescara 4 gennaio 1424 è stato un condottiero e capitano di ventura italiano. Per la storia vedi Giovanni Antonio Summonte, Dell’Historia della Città e Regno di Napoli, nel quale si descrivono i gesti dei suoi Re, Normandi, Tedeschi, Francesi e Durazzeschi dall’anno 1127 al 1442, volume secondo, Libro Quarto, pag. 587. Napoli 1675

L’antica muraglia difensiva di Castellammare

a cura di Maurizio Cuomo

L’antica muraglia difensiva di Castellammare di Stabia, con ogni probabilità (si veda la stampa a corredo della pagina), partiva dal castello, attraversava l’attuale via Bonito, proseguiva per l’odierna via Mazzini, fino ad arrivare alla torre costruita in epoca angioina (1346) che si levava ove oggi sorge il Gran Caffè Napoli.

Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, pag. 184-185. (coll. Gaetano Fontana)

Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, pag. 184-185. (coll. Gaetano Fontana)

Dal barone Giovanni Celoro Parascandolo1. Nell’anno 1313 si ha certezza di queste mura perché “si riparano e si muniscono”2. Con un altro documento risalente all’anno 14513, ci giunge notizia che vi furono spese per le mura di Castellammare. Continua a leggere

  1. Castellammare di Stabia, Napoli 1956. Pagg. 78 e 79, apprendiamo che “Castellammare di Stabia aveva una cinta muraria difensiva che si estendeva dall’attuale porta di San Catello (precedentemente detta del Quartuccio), alla Fontana Grande. Queste mura, verosimilmente, dovettero essere costruite circa nel 1284 allorquando re Carlo I d’Angiò accordò agli abitanti dei casali delle Fratte e del Castello (ancora “divisi”) di abitare Castellammare onde meglio resistere uniti agli assalti dei nemici”[2. Ughelli: Italia Sacra vescovi di Stabia
  2. Filangieri di Candida: Codice diplomatico amalfitano
  3. Camera: Storia di Amalfi