Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Contratto d’Area torrese stabiese (parte IV)

di Raffaele Scala

Eccoci alla quarta puntata. Mi avvio lentamente alla conclusione. Non so se questa storia ha trovato riscontro nei nostri lettori, in quanti si sono o meno appassionati a queste vicende di venti anni fa e che a loro modo hanno determinato, nel bene e nel male, la storia della nostra Città. Di sicuro all’epoca vi fu una larga partecipazione di popolo alle vicende sindacali, in molti credettero che la svolta fosse possibile, che la rinascita di Castellammare potesse concretizzarsi, grazie alle lotte, spesso violenti, della classe operaia. Così non è stato. Perché questo è accaduto proveremo a dirlo nella puntata finale di questa storia.

Ringraziandovi come sempre per la vostra preziosa disponibilità. Raffaele Scala.

Notturna sui cantieri

Notturna sui cantieri (foto Giuseppe Zingone)

Storia del Contratto d’Area torrese stabiese. 1991 -1996

Capitolo Quarto:

Le elezioni politiche del 21 aprile 1996

Quanto più si magnificavano i progetti, tanto più esplodevano le polemiche e l’ultima di quel febbraio ’96 fu ancora una volta tra la Fiom e il Segretario della Camera del Lavoro. Catello Di Maio continuava a denunciare la carenza di piani industriali e Giovanni Zeno accusava a sua volta il segretario dei metalmeccanici comprensoriali di porsi (…) fuori della linea di ricerca che i diversi soggetti sociali e di governo stanno compiendo in questa fase (…). Le sue dichiarazioni, secondo Zeno alimentavano soltanto pericolose contrapposizioni. In realtà nulla di quanto si andava sottoscrivendo corrispondeva a fatti concreti ravvicinati e, al di fuori dei proclami, ci si dibatteva quotidianamente con disoccupati organizzati sempre pronti a occupare ora le sedi sindacali, come la Camera del Lavoro oplontina, ora i municipi delle due più importanti città industriali dell’area, Castellammare e Torre Annunziata. Si alzavano tende e si facevano digiuni per protestare contro tutto e tutti, mentre i lavoratori in cassa integrazione vivevano in un disagio sempre maggiore, sconcertati dai mille progetti reclamizzati e nessuno dei quali realizzati. Continua a leggere

La Castellamare del 1862

La descrizione di Castellammare di Stabia, trascritta a seguire è tratta da “Terapia delle Acque minerali di Castellamare di Stabia” di Scialpi, rarissimo libro risalente al 1862, stampato nella “Tipografia Stabiana”.  Fresco e godibile, nonostante sia d’epoca, questo scritto illustra in maniera impeccabile e minuziosa l’allora città di Castellamare di Stabia.

trascrizione a cura di Maurizio Cuomo

GEOGRAFIA FISICA
La novella Stabia è a tale posizione topografica, che in discorrendo il suo orizzonte l’occhio dell’osservatore stupisce di nante le meraviglie con che natura rapisce i sensi. Guarda a dritta l’ubertoso agro Campanio chiuso dagli Appennini, sparso di città e villaggi, là dove il Sarno fluisce, e dove Pompei si giace, graziosa in sua tristezza, rivelando alle generazioni qual era al tempo de’ Cesari. Le si presenta più in là il bicipite Vesuvio, che isolato s’innalza presso al mare, l’unico vulcano ardente nel continente Europeo…

Castel a Mare - anno 1823 (coll. Gaetano Fontana)

Castel a Mare – anno 1823 (coll. Gaetano Fontana)

Le succedono a sinistra, tra i sempre verdi ulivi, villaggi pittoreschi, ed in mezzo agli odorosi cedri la gentile Sorrento, e la sassosa isola Capri – Mira la placida onda tirrena, che circoscritta come in una ellissi le bagna la riva. Chi le si accosti vedrà che la sovrastano alti monti, gli antichi Lattari. Questi monti fanno parte di quella catena, che dalle ultime pendici de’ Subappennini Campani estendendosi sino al Capo Ateneo, divide il golfo di Salerno da quello di Napoli. Hanno per loro più alto culmine Monte S. Angelo, che si eleva dal pelo del mare 4416 piedi fr. Si dirigono dall’est all’owest-sud-owest… Continua a leggere

Fra Modestino Fucci da Pietrelcina, di Pasquale Iozzino 1996

Fra Modestino Fucci da Pietrelcina

Fra Modestino Fucci da Pietrelcina

di Giuseppe Zingone

La morte è l’unico evento del quale diceva San Francesco; “nullu homo vivente pò skappare“, il Padre Serafico di tutti i Francescani, religiosi, laici e uomini di buona volontà, sapeva che l’ineluttabile prima o poi arriva per tutti. Quel traguardo che è la morte e ci rende tutti uguali aggiungeva in rima il buon Totò, nella sua livella.

Fra Modestino Fucci da Pietrelcina, di Pasquale Iozzino 1996

Fra Modestino Fucci da Pietrelcina, di Pasquale Iozzino 1996.

Ovviamente Francesco d’Assisi ha una visione religiosa e cristiana della morte; che rimane per Lui, un sorta di passaggio prima di correre incontro al proprio creatore e che il poverello di Assisi non esita a chiamare sorella morte. Tra i figli di San Francesco sicuramente quello più noto ai nostri giorni, e tra i più amati in Italia è San Pio da Pietrelcina, il frate delle stimmate che anche nella nostra Città aveva ed ha i suoi fedeli.

Anche Castellammare aveva i suoi figli spirituali di padre Pio. Tanti anni or sono, la Signorina Anna D’arco, mi raccontò di come suo padre proprietario della premiata Pasticceria D’Arco in via Gesù, avesse un rapporto particolare con Padre Pio, e di come diverse volte un forte profumo di fiori preannunciasse la presenza spirituale di San Pio, presso i propri figli spirituali. Continua a leggere

I Sindaci di Castellammare di Stabia

a cura di Maurizio Cuomo

La pagina vuole essere un tributo ai Sindaci di Castellammare, che si sono adoperati e distinti
per aver reso bella e funzionale la “Città delle Acque” dandole notorietà e prestigio.

I Sindaci di Castellammare (dal dopoguerra ad oggi)

I Sindaci di Castellammare (dal dopoguerra ad oggi)

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Hélène d’Orléans a Castellammare

a cura di Maurizio Cuomo

Carissimi quella che vengo a raccontarvi oggi è una brevissima storia che intreccia la vita di Hélène d’Orléans duchessa di Aosta e la nostra Castellammare di Stabia, all’indomani del 2 giugno 1946.

Buona conoscenza a tutti!!!


Hélène d'Orléans duchessa di Aosta

Hélène d’Orléans duchessa di Aosta

Nel 1908 viene inaugurata a Roma la scuola per le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana e l’anno dopo fra le allieve in divisa bianca c’è anche una signora alta ed elegante, Hélène d’Orléans, la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia duca di Aosta, cugino di re Vittorio Emanuele III. Adesione prestigiosa, salutata con la massima soddisfazione dai vertici italiani della C.R.I. perché sin da subito la duchessa, in veste di crocerossina, si prodiga con dinamismo e coraggio in varie missioni. L’opera di volontariato prosegue negli anni e si consolida soprattutto durante la prima guerra mondiale, periodo nel quale Hélène dà ampia prova di bravura, carattere e di grande efficienza. Resistendo alla fatica e ai disagi, la duchessa è piena di iniziativa e di una severità che la fa giudicare intransigente: Hélène non si lascia intimidire dalle greche dei generali ai quali rivolge le sue richieste di provvedimenti quando si trova di fronte a situazioni intollerabili, un carattere duro che si scioglie quando è vicina ai malati e ai feriti a cui presta ben volentieri la sua assistenza.

Per le valorose opere intraprese in guerra, Hélène ottiene: una medaglia d’Argento al Valor militare, tre Croci al Merito di Guerra, due onorificenze francesi, una inglese, e la medaglia Florence Nightingale.

Hélène d'Orléans

Hélène d’Orléans

Terminata la guerra e riacquistata la pace, Hélène riprende a viaggiare. Stimata dalla Chiesa per la sua devozione e la sua carità, ossequiata dalla autorità, popolare tra la gente, la duchessa visita anche i bassi di Napoli e fra la miseria più nera si muove con naturalezza; persino Matilde Serao, la potentissima giornalista de “Il Mattino”, le dimostra una certa simpatia. Negli anni intrattiene rapporti amichevoli con D’Annunzio e con Mussolini. Vedova dal 1931, resta a Capodimonte, dove dimora per tutto il secondo conflitto mondiale. Sono anni di grandi dolori, la morte del figli lontani, il referendum che cancella la monarchia,  la fuga del re, ma Hélène resiste e va avanti.

Dopo il 2 giugno 1946, si ritira in un albergo a Castellammare di Stabia e quando Umberto impone a tutta la famiglia di lasciare il Paese, la duchessa non si muove. “Sire”, fa sapere al re, “sono diventata italiana e resto in Italia”. L’ultimo gesto di amore per quella che ormai era la sua patria è il dono nel 1947, alla Biblioteca Nazionale di Napoli del Fondo Aosta. Hélène d’Orléans duchessa di Aosta muore a Castellammare di Stabia il 21 gennaio 1951.


Libri consultati: “101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato”, opera di Marina Minelli.


Per ulteriori approfondimenti si consiglia: 

La Duchessa d’Aosta Elena d’Orleans