Archivi categoria: Storia & Ricerche

In questa rubrica (anima del sito), sono pubblicate brevi storie e le ricerche  
effettuate dal Libero Ricercatore nella città di Castellammare di Stabia.

Catalogo carrozzelle Ditta Scala

a cura di Gaetano Fontana

Ringrazio il sig. Agostino Sabatino per la disponibilità del catalogo e per il ricordo personale della famosa ditta di carrozze “Scala” che ci ha voluto lasciare.

Carrozze Scala (sala esposizione)

Carrozze Scala (sala esposizione)

A volte capita per pura causalità di sfogliare il proprio album di ricordi e subito la mente scivola in un vortice di pensieri ed immagini che hanno fatto parte di quell’esperienza di viaggio chiamata vita.
Oggi mi è capitata tra le mani una cartellina che contiene il vecchio catalogo della premiata ditta “Catello Scala e Giuseppe”, gli ultimi eredi artigiani delle famose carrozze.
Mi ritrovo questo catalogo perché mi fu donato dagli stessi fratelli Scala in quanto cessavano per sempre la loro attività nella bottega antica di Via del Carmine.
A distanza di decenni, ancora mi pare di sentire quel battere il ferro incandescente appeno uscito dalla forgia con ritmo deciso e sicuro che poi sarebbe finito tra l’incudine ed il martello che sapientemente Don Catello lavorava dandogli le forme idonee per i componenti delle carrozzelle senza dimenticare il lavoro certosino sul legno svolto da Don Peppe con attrezzi e tecniche create da loro come solo i grandi maestri sanno fare, dando quella perfezione ed eleganza tipiche delle vere opere d’arte.
Opere attualmente ospitate nei musei del Louvre a Parigi e del Pignatelli a Napoli.
Sfogliando il catalogo delle carrozze, il mio pensiero va a quando, da bambino ci salivo sopra e mi accomodavo a cassetta (sediolo riservato al cocchiere) mentre dal basso i carissimi fratelli Scala mi sorridevano con sguardo bonario. Continua a leggere

Stendardo di Lepanto

Il valore degli stabiesi alla Battaglia di Lepanto

Il valore degli stabiesi alla Battaglia di Lepanto

(Un appello doveroso dal risvolto improbabile? Liberoricercatore.it, facendoci portavoce del giornalista stabiese Raffaele Izzo, ci riprova nella speranza che si faccia chiarezza!!!)

a cura di Maurizio Cuomo

Carissimi lettori, quest’oggi vi sottopongo la lettura de “Il valore degli stabiesi alla Battaglia di Lepanto”, un breve articolo/appello del giornalista Raffaele Izzo, redattore de “Il Risveglio di Stabia”1.

Il Risveglio di Stabia - Anno XIII Numero 5 – Sabato 22 Marzo 1947

da “Il Risveglio di Stabia” – Sabato 22 Marzo 1947- Anno XIII – Numero 5 (“Emeroteca stabiese” di L.R.).

Non essendo a conoscenza se l’appello, elevato al Sindaco e al Vescovo dell’epoca, dal giornalista Izzo,  abbia poi avuto, fattivo riscontro e il degno, quanto auspicato prosieguo (sull’esito positivo ho qualche dubbio perché apprendo per la prima volta dell’esistenza di questo importante riconoscimento storico, attingendo dalla preziosa Emeroteca stabiese rubrica a cura di Gaetano Fontana, consultabile sul nostro portale), da stabiese convinto, ed orgoglioso di esserlo, avendone la possibilità (mi si perdoni se utilizzo liberoricercatore.it, come veicolo di divulgazione), voglio oggi rinnovare l’invito, alle Autorità politiche ed ecclesiali competenti e agli studiosi, affinché facciano luce e soprattutto si facciano carico dell’annosa faccenda: il gagliardetto (riconoscimento di Papa Pio V), dedicato ai valorosi marinai stabiesi, se davvero esiste (e se soprattutto oggi è custodito nel Museo Diocesano o in altro museo della città di Gaeta)2, torni a Castellammare e magari sia posto in una teca del “Museo Diocesano” a piazza Giovanni XXIII, perché patrimonio storico/culturale che ci appartiene. Continua a leggere

  1. Articolo pubblicato sabato 22 marzo 1947 su “Il Risveglio di Stabia” – Anno XIII – Numero 5 – pag. 3 (Archivio “Emeroteca stabiese” di Gaetano Fontana, fruibile su liberoricercatore.it).
  2. A onor del vero (grazie ai suggerimenti del mio amico Lino Di Capua, conoscitore di storia locale), aggiungo che l’articolo di Raffaele Izzo, risalente al 1947, è stato poi ripreso in tempi a noi più recenti nell’Antologia storica “Stabiae e Castellammare di Stabia” curata dal prof. Michele Palumbo, edita nel 1972 (pagg. 403 – 404, paragrafo n. 289), in coda al quale si asserisce (forse per personali ricerche da lui stesso intraprese) che “…il gagliardetto fu portato nel museo della città di Gaeta, dove… non c’é più”.

Le chiese censite sul territorio di Castellammare di Stabia nel 1636

( a cura di Gioacchino Ruocco )

Le informazioni sono tratte dal “Tavolario” di Orazio Conca che nel 1636 su invito del vicerè di Napoli, Manuel de Zuniga, fu approntato per una indagine patrimoniale volta a stabilire il valore della città di Castellammare di Stabia ( i dati sono trascritti nella relazione originale ).

La Chiesa stabiana (foto Corrado di Martino)

La Chiesa stabiana (foto Corrado di Martino)

Ecclesia Vescovale Catridale

Grande a tre navi, con pilastri guarniti di piperni con buon disegno di architettura, coverta a lamia [e] con tre porte. Nell’affacciata d’essa vi è l’altare magiore con custodia dove di continuo assiste il Santissimo con Crocefisso di relevio; al sinistro et destro lato d’essa vi sono dece cappelle sfonnate a lamia, con cone di buona pittura di diversi santi, con l’altare privilegiato, catrida, con apparato, pergolo, fonte battesimale, sacrestia con tutte le commodità d’apparati, quattro campane coll’orologio, coro con organo; viene servita et officiata dal suo Clero, consistente il suo Vescovo con sua dignità, dieci canonici, 30 previti sacerdoti et 50 chierichi, con entrata il detto Vescovo de annui ducati 1000 incirca, et detta dignità et canonici annui ducati 80 per ciascheduno; et li sacerdoti vivono de loro entrate. Contiguo a detta chiesa vi è il Palazzo Vescovale dove risiede detto vescovo; et anco vi è congregazione di particolari.

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vico Scaiano alle Fratte

Vico Scaiano alle Fratte

articolo di Maurizio Cuomo

 ( un altro vicolo di Castellammare destinato a sparire )

Non molti giorni fa, una nostra lettrice, la signora Licia Santonicola, sulla nostra pagina facebook ha chiesto notizie sul Vico Scaiano alle Fratte. Personalmente ignoro le motivazioni che hanno spinto la signora Licia a chiedere proprio il nostro aiuto, ma soprattutto ignoravo del tutto che sul territorio di Castellammare di Stabia (che penso di conoscere a sufficienza) vi fosse questo vicolo. La richiesta comunque mi intrigava e colpito dal fascino della ricerca, ho intrapreso, con i pochi mezzi a mia disposizione una sorta di ricerca. Ebbene, non avendo avuto alcun riscontro sui numerosi libri conservati nella nostra biblioteca, non avendo trovato citazioni di sorta nel preziosissimo stradario del prof. D’Angelo, né tanto meno tracce utilizzando “Google Heart”, ho deciso di scendere sul campo per condurre delle interviste a gente del posto. Inutile dire che tra i giovani non ho ricavato informazioni utili: stranamente anche i ragazzi di 20/30 anni cresciuti e residenti alle Fratte, non ricordano questo vicolo… nessuna tabella stradale che lo indicasse. La ricerca si è fatta così sempre più intrigante e difficile dal farmi pensare: “Possibile che il vicolo Scaiano sia solo una fantasia di una nostra lettrice?!”, poi chiedendo a delle persone anziane del posto, è venuto fuori, ciò che di qui a breve, avrò il piacere di riportare a futura memoria.

vico Scaiano alle Fratte

vico Scaiano alle Fratte (archivio liberoricercatore.it)

Vico Scaiano o quantomeno ciò che resta di esso, è esistito realmente! Il vicolo in questione (non sappiamo se trattasi di un’opera pubblica o privata), è a pochi metri dall’antichissima chiesetta di Santo Stefano protomartire, una stradina che in origine aggirava il ponte sul rivo di strada Fratte, passando per l’ingresso del villino Santonicola e del palazzo Cimmino; in tutto un percorso di circa 25 metri. Continua a leggere

La rivolta del 3 novembre 1971 e la crisi della Calce e Cementi

saggio del dott. Raffaele Scala

Caro Maurizio, ti allego una ricostruzione di alcuni fatti accaduti a Castellammare in un particolare periodo storico della nostra città: la venuta a Castellammare di Pier Paolo Pasolini e la famosa rivolta che mise a ferro e fuoco Castellammare nel novembre del 1971, più altri fatti minori, ma non per questo meno importanti come la fine della fabbrica della Calce e cementi.
Il saggio – un capitolo di una vicenda più ampia della nostra Città che prima o poi riuscirò a pubblicare, sponsor permettendo – è un poco tosto, ma spero che i nostri concittadini l’apprezzeranno, anche perché è storia recente e molti di noi questi fatti li ricordano ancora, se addirittura non li hanno vissuti in prima persona.

Come sempre il vostro affezionato. Raffaele Scala.

Calce e Cementi

Calce e Cementi

Il 1970 si aprì con una serie di manifestazioni contro il terrorismo fascista che aveva insanguinato Milano, contro la  repressione unilaterale della polizia, contro i tentativi padronali di riconquistare il terreno perduto, ma non mancavano altre iniziative della Camera del Lavoro in una fase particolarmente movimentista: il 14 febbraio si tenne nel Salone delle Nuove Terme del Solaro un Convegno  con il patronato Inca sulla parola d’ordine, Rendere più sensibile i lavoratori ed intervenire per la tutela della loro salute. La relazione introduttiva fu tenuta da Luigi D’Auria, seguirono interventi dei direttori provinciali e regionali dell’Inca, Luigi Basco e Giuseppe Bisaccia, il segretario della Fiom, Antonio Chegai, il capolega della Filziat, Raffaele Massa e i delegati delle maggiori e più importanti fabbriche cittadine, da Umberto Bardiglia ed Elio Santaniello per l’Avis, Ferdinando Torlino per i Cmi, Carlo Iezza per la Calce e Cementi, Salvatore Aiello per l’Italcantieri. Continua a leggere