Puzzano e l’isola di Revigliano
di Giuseppe Zingone
Maxim Vorobies, Harbour of Castellammare di Stabia, 1840
Abbiamo già raccontato della presenza di John Acton a Castellammare, l’abate Sacco ben descrive la sua Villa, i suoi gusti, la sua ricchezza. Molto sappiamo dei cambiamenti da lui apportati ai nostri cantieri Navali e nei dintorni di Castellammare per difendere quelle infrastrutture che furono basilari per il rinnovamento del Regno e far conoscere l’Armata di Mare delle Due Sicilie e la storia della cantieristica stabiese in tutto il mondo.
Pietro Colletta, autore di Storia del Reame di Napoli
Pietro Colletta asserisce che sotto Ferdinando IV, il Regno di Napoli aveva bisogno di proteggersi dagli altri stati, era ricco ma privo di esercito e di armata. Fu in questo contesto che il principe di Caramanico fedele al re e alla regina propose di chiamare il cavaliere Giovanni Acton a guida del naviglio napoletano. Nato inglese, al servizio della Toscana “ornato di fresca gloria nell’impresa di Algeri, con fama di esperto in arti marinaresche e guerriere, imprendente, operoso“.
Così Acton giunse a Napoli nel 1779, nominato direttore del ministero di marina. Acton fu abile anche in politica tanto che: “era nelle opinioni e nel fatto ministro primo e solo, potente quanto re; ma più venerato e temuto del re Ferdinando, che spensierato imbestiava nei grossi diletti della vita“.
“Il cavaliere Acton nominato maresciallo di campo prese da quel giorno titolo di generale, e lo serbò sino a morte; poi tenente generale, capitan generale; decorato di tutti gli ordini cavallereschi del regno e di parecchi stranieri, elevato al grado di lord per servigi resi da ministro di Napoli alla Inghilterra, fatto ricco strabocchevolmente sano e bello della persona nessun dono della fortuna invidiava. Ma spesso addolorato (come taluno di sua famiglia mi diceva) sfogava per vane afflizioni quella mestizia che in contraposto della contentezza mette matura in ogni uomo; così che vediamo piangere nelle felicità, ridere nelle miserie e scomparendo i beni e i mali della sorte, attristarsi e rallegrarsi quanto vuole nella eguaglianza dataci da Dio, l’umana vita. Egli prese a formare il navilio e l’esercito bisognando tante navi che difendessero le marine e intimorissero i piccoli potentati Barbareschi, il meno od il troppo nuoce in vario modo; ma per ambizioni vaste della regina e per grandigia del ministro si fabbricarono molti vascelli, fregate, altri legni, che, superiori allo stato del commercio, lo peggioravano; tenendo al servizio delle navi da guerra i marinai addetti al traffico. Ed oltraciò l’erario per la inutile spesa impoveriva e nuove cagioni di alleanze o di nemicizie straniere ne sorgevano come difatti assai presto per l’acquistata potenza in mare fummo forzati a ingrate necessità. Essendo la nostra milizia in nome di trentamila soldati, ma in fatto di quattordicimila, fu primo pensiero del ministro ricomporre i reggimenti così che tornasse intero l’esercito: e per quello effetto con legge nuova impose alle comunità buon numero di fanti, ed alla baronia cavalieri e cavalli: poscia i volontari, gl’ingaggiati, i vagabondi, i tratti dalle prigioni e dalle galere aggiungevano al contingente. Chiamarono ad instruire le nuove schiere il barone Salis dei Grigioni; e per l’artiglieria
François René Jean de Pommereul
il colonnello Pommereul,francese, noto in patria per ingegno e servigi. Molti uffiziali e sergenti stranieri vennero invitati o condotti dal Salis e dal Pommereul; e tra loro (sergente) Pietro Augereau, quell’istesso che, anni dopo, generale della repubblica francese, maresciallo dell’impero e duca di Castiglione, empiè molte carte della storia: e (tenente) Giovambattista Eblè poi primo generale dell’artiglieria di Francia, istromento di molte vittorie, morto dalla guerra nel 1812: avventuroso che non vidde le mutate bandiere.
La situazione migliorò per l’artiglieria ma crebbero i malumori del popolo, contro la disciplina, per i molti stranieri al comando e per l’ambizione dei napoletani di comandare l’esercito. Crebbe l’odio verso l’Acton e la regina crebbe l’amore per il re tenuto ed era avverso a quelle novità benchè si espedissero in suo nome per sua pazienza ai desiderii della moglie e del ministro“.
La lapide del forte casamattato. Tratta dalla rivista: Civiltà delle macchine, Anno VII n. 5, Settembre – Ottobre 1959, pag. 17.
Ci troviamo di fronte quasi ad una situazione surreale, un ammiraglio dalla sete di potere smisurata, odiato, e pur a comando della nascente marineria e dell’esercito napoletano; un sovrano, Ferdinando IV quasi inconsapevole dei cambiamenti profondi che stanno per nascere nel proprio regno; la consorte del Sovrano, Maria Carolina D’Asburgo Lorena a tutelare e difendere il proprio Regno. In questo contesto s’inseriscono i due stralci dell’Abate Sacco su Castellammare.
Veduta dalle Colline sopra Castelammare (4 Settembre 1820), Jhoan Christian Claussen Dahl. Olio su tela 15×28,5 Statens Museum for Kunst, Copenaghen
PUZZANO: piccola Fortezza nella Provincia di Salerno, ed in Diocesi di Castellammare, la quale giace sopra un colle bagnato dal Mar Tirreno, e nella distanza di un quarto di miglio dalla Città di Castellammare, e di quattordici da Napoli. Questa piccola Fortezza fatta costruire da un anno in quà dal Regnante Ferdinando IV. con disegno del Generale d’Artiglieria Pommereul, è l’unica in tutta l’Italia; ed ha sei Cannoni del calibro da trentatrè, due Mortai da tredici pulgalle,ed un fornello di riverbero per palle infocate.Accanto a questa piccola Fortezza, o sia Batteria, il Regnante Ferdinando IV. sta costruendo un gran Magazzino a polvere di nuova invenzione, il quale è capace di duemila cantaja di polvere per uso dell’Artiglieria destinata alla difesa di Castellammare, e per la Real Marina. In distanza finalmente d’un quarto di miglio incirca da quest Magazzino, lo stesso Regnante Ferdinando IV. ha fatto costruire da un anno in quà alla punta del Molo di Castellammare una Batteria di ventisei pezzi di Cannoni da ventitrè, e tre Fornelli di riverbero per palle infocate. Questa Batteria è l’unica in tutto il Mediterraneo, che possa resistere al fuoco violento de’ vascelli nemici, siccome si legge in una iscrizione allogata sopra la porta d’entrata, la quale è la seguente.
Ferdinando lV. Per. La. Difesa. Della. Città. E. Porto. Di. Castellammare. Destinò. Questa. Batteria. Casamattata. La. Prima. Nel. Lido. Del. Mediterraneo. Quale. Con. Arte. Nuova. Sotto. Il. Ministero. Del. Generale. Cavalier. Don. Giovanni. Acton. Fu. Costrutta. Su. Disegni. E. Progetti. Del. Generale. Di. Artiglieria. Don. Francesco. De. Pommereu. Nell’ Anno. 1795.
Lo scoglio di Rovigliano visto dal Faito, foto Giuseppe Zingone
REVIGLIANO: Isoletta del Mar Tirreno nella Provincia di Terra di Lavoro, ed in Diocesi di Nola, la quale giace dirimpetto alla Città di Castellammare, e nella distanza di dodici miglia in circa dalla Città di Napoli. Quest’isoletta, la quale ha un miglio in circa di giro, si crede dallo Storico Cammillo Pellegrino essere stata la Pietra d’Ercole menzionata da Plinio. Ne’ tempi di mezzo fu chiamata Isola Robiliana, ed era di maggior estensione d’oggi; poiché nel duodecimo Secolo vi era un Monistero de’ Padri Cisterciensi, il quale poi passò ai Padri Cassinesi. Al presente altro non contiene se non che una Torre guarnita di varj pezzi d’artiglieria, e custodita da Soldati invalidi.
Pubblicato il 10/Maggio/2018
Note: