di Raffaele Scala
Tra i tanti protagonisti, veri o presunti, del socialismo stabiese, Achille Gaeta è sicuramente quello che ha mostrato maggiore ambiguità: uomo di sicura intelligenza, amante della bella vita, incallito dongiovanni, goliardico, cinico, provocatore nato, abile opportunista, amico dei potenti. Fu antifascista fin dalla prima ora, ma non per questo disdegnò l’amicizia dei gerarchi locali e nazionali, che seppe ben utilizzare. Si racconta che fosse un uomo senza scrupoli, maligno e vendicativo, per alcuni addirittura un uomo diabolico, così come lo definì uno dei suoi migliori amici, il famoso giornalista, scrittore e critico d’arte, Piero Girace (1904 – 1970), a sua volta un fascista della prima ora. La sua vita fu un avventura infinita, degna di essere raccontata in film e romanzi, un avventuriero cui non mancava un certo fascino. Insomma, oggi lo definiremmo, forse, una simpatica canaglia.
Il nostro Achille nacque a Castellammare di Stabia il 22 gennaio 1892, figlio dell’albergatore Francesco Paolo (1851 -1925), celibe impenitente, e da madre ignota, ma secondo un primo rapporto dei carabinieri, poi negato, la madre era Luisa Folari, una donna che, a suo tempo, fece molto parlare di sé. Uno dei fratelli del padre era il celebre pittore Errico Gaeta (1840 – 1887), a sua volta grande seduttore e per questa sua passione morto ammazzato da un contadino geloso. Aveva anche una sorella di nome Maria Grazia, andata via di casa in giovane età per andare ad abitare a Napoli e un fratello, Giorgio (1886 – 1950). Il nonno, meglio conosciuto come Monsù Ciccio (1803 – 1885), possedeva e gestiva, fin dalla prima metà dell’Ottocento un, Albergo e Trattoria dell’Antica Stabia, poi ereditato dal padre e dai suoi tre fratelli, Catello, Luigi e Gaetano. L’albergo aveva dieci stanze situate in un unico grande appartamento al 1° piano di Palazzo Cioffi, sulla strada Marina, oggi via Bonito. Continua a leggere