Ugo Cafiero e il Caso Calabretta
Storia di politica e malaffare nel Regio Cantiere di Castellammare di Stabia nel 1910
articolo del dott. Raffaele Scala
Egr. Maurizio buonasera, eccomi dunque con la mia nuova fatica di ricercatore storico incallito presentare ai miei quattro lettori una storia inedita di politica corrotta e corruttrice e di non meno truffaldini arsenalotti, con Governo e istituzioni che annaspano, nascondono, occultano, si vendicano, perchè lupo non mangia lupo. Una storia amara del 1910, e non solo, ambientata nel nostro bisecolare Regio Cantiere, onore e vanto di noi stabiesi, ma pozzo di San Patrizio per quanti lo hanno usato e abusato per i loro lerci scopi di arricchimento personale, per scopi affaristici e finanche elettorali, ieri come oggi.
Come sempre, con infinita simpatia i miei fraterni saluti. Raffaele Scala.
Premessa
Il Cantiere navale di Castellammare di Stabia, il più antico del Mediterraneo, sorto come è noto nel 1783, orgoglio e vanto della nostra marineria per l’impressionante serie di primati mondiali che si è aggiudicata nei suoi quasi duecentoquarant’anni di vita, è stato teatro, purtroppo, anche di non poche spiacevoli vicende di scandali, corruzioni e ruberie di varia natura, coinvolgendo politici, istituzioni e dipendenti truffaldini. Truffe, naturalmente che non erano monopolio del solo cantiere stabiese, ma riguardavano anche gli altri siti nazionali, anzi l’intera Regia Marina come dimostrarono diverse, clamorose inchieste nazionali, ma a noi interessa solo quando accadde a Castellammare di Stabia. Potremmo ricordare lo scandalo scoperto nel 1899, quando vennero a galla almeno tre anni di camorra e ruberie scoperte dall’ispettore del Genio Civile, poi nominato senatore nel gennaio 1910, Edoardo Masdea (1849 – 1910), inviato a Castellammare per indagare sulle varie denunzie pervenute al ministero della marina. L’indagine si chiuse con il trasferimento di alcuni capi operai senza toccare il livello politico, avendo coinvolto lo stesso deputato locale, l’Ammiraglio napoletano, Giuseppe Palumbo (1840 – 1913), uno dei tanti in cerca di voti facili utilizzando il bacino elettorale, facilmente ricattabile, dei duemila operai del Regio Cantiere, continuamente sottoposti ad angherie e sorprusi di ogni genere, dalle sospensioni ai trasferimenti in altri Cantieri, come capitò, per esempio agli operai socialisti, Guida e D’Auria, trasferiti il primo alla Maddalena e il secondo a Taranto, colpevoli di essere tra gli organizzatori della sezione Arsenalotti.[1] Continua a leggere