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Carnacuttaro (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Carnacuttaro
( a cura di Maurizio Cuomo )

Questo termine (per gli stabiesi di raro utilizzo), indica il venditore di carni cotte, ossia l’ambulante dedito alla vendita di: trippa, “pere e ‘o musso” (piede e muso di maiale) e particolari zuppe di frattaglie in brodo.

carnacuttaroQuesto mestiere ha origini molto remote, l’antica nobiltà, infatti, considerava “il piede ed il muso” del maiale, la trippa e le interiora, parti di scarto (una offesa al fine e nobile gusto). La servitù che viveva all’ombra di tanta signorilità, alle prese con la sopravvivenza quotidiana (dove nulla si butta e tutto può servire), in mancanza di meglio, imparò a sfruttare e ad apprezzare anche queste povere pietanze. Nello specifico, oggi, la tradizione locale ripropone ‘o pere e ‘o musso, come una prelibatezza servita a pezzetti in cartoccio, rigorosamente degustata con un pizzico di sale e qualche goccia di limone.

Ammuola forbece (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Ammuola forbece
( a cura di Maurizio Cuomo )

(articolo del 12 gennaio 2014)

Ammuola forbece

Ammuola forbece

A questo caratteristico personaggio (solito girare su di una vecchia bicicletta) venivano affidati coltelli, temperini e forbici, al fine di farne ripristinare il filo della lama. L’ambulante riusciva ad essere presente in tutta la città, passando di zona in zona in un differente giorno settimana. L’attrezzatura da lavoro (simile ad una mola da banco) rudimentale ed ingegnosa allo stesso tempo, era posta sulla parte anteriore della bicicletta e collegata alla pedaliera della stessa, nello specifico “l’ammuola forbece” (fissata la bicicletta con dei piedistalli) con la semplice rotazione dei pedali azionava la “mola a ruota”. Il mestiere di “arrotino ambulante”, purtroppo, è stato soppiantato dal moderno consumismo, nel quale si preferisce acquistare, anziché aggiustare.

Acquaiuolo (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Acquaiuolo
( a cura di Maurizio Cuomo )

(articolo del 12 gennaio 2014)

Portatore d'acqua

Portatore d’acqua

Negli anni ’80 era ancora possibile incontrare nella calura estiva delle strade cittadine un acquaiuolo ambulante (visualizza la biografia dell’indimenticato Ciro Lo Schiavo); l’uomo dedito alla vendita di diverse tipologie di acqua (contenute in damigianelle poggiate in delle ceste di vimini), annunciava la sua presenza rionale gridando: “Acquaiuooolo”; non raramente a questa voce si affacciava una casalinga calando il caratteristico paniere contenente qualche spicciolo ed una fiaschetta da riempire. L’acquaiuolo ambulante assolto l’occasionale dovere lavorativo, si allontanava con il suo carretto trainato dal “ciuccio”, continuando il giro cittadino. La figura dell’acquaiuolo con bottega fissa (Acquafrescaio), purtroppo è anch’essa quasi del tutto estinta (sul territorio stabiese). Il caratteristico banco in marmo ornato da: limoni ed arance pronti da spremere, bicchieroni pesanti in vetro e da immancabili scorze già spremute di limone necessarie per la pulizia dei boccali, resiste solamente in alcuni punti del centro antico.

Una curiosità: prima dell’invenzione del moderno frigorifero, il ghiaccio che serviva a refrigerare l’acqua sulle bancarelle di Napoli e provincia, proveniva dal nostro “Faito”: la neve caduta in inverno, veniva raccolta in delle enormi fosse (ancora esistenti sulla cima del Faito) e coperta (al fine di preservarne l’integrità per lungo tempo), la corretta conservazione permetteva di ottenere grossi blocchi di ghiaccio da vendere nel periodo estivo.