Archivi tag: Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie

Vascello Archimede (anno 1795)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Varo del vascello Archimede (dipinto di L. Ducros posto nel Museè Cantonal Des Beaux-Arts di Losanna).

Varo del vascello Archimede (dipinto di L. Ducros posto nel Museè Cantonal Des Beaux-Arts di Losanna).

Il vascello ARCHIMEDE fu varato nel Regio Cantiere navale di Castellammare, il 10 settembre 1795. Costituita da uno scafo in legno con carena ricoperta di lastre di rame (per la protezione dall’acqua marina e dai parassiti), la nave aveva tre ponti. I 74 cannoni ad avancarica ed a canna liscia, erano sistemati in batteria: una scoperta sul ponte e due coperte. L’armamento marinaresco era formato da tre alberi (trinchetto, maestro e mezzana) con vele quadre, più il bompresso all’estrema prua. Fu disarmato il 4 febbraio 1809 a Palermo e venduto per la demolizione intorno al 1813.

La curiosità: dal dipinto di L. Ducros si evince che l’Archimede venne varato “di prua” e verso il mare aperto.

Note:
Le informazioni contenute nella presente scheda sono tratte da: Ragogna L., Cronistoria delle unità da guerra delle Marine preunitarie, Ufficio Storico della M.M., Roma, 1981, pag. 35. 


Per approfondimenti scrivere a: cimanto57@libero.it

Avviso a ruote Sirena

Avviso a Ruote Sirena (anno 1859)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Tipo di nave:
Con il termine avviso, nella marineria velica si designava una piccola unità armata a cutter, usata come trait-d’union, per posta o ordini, tra le navi delle squadre navali ovvero con la base. Con l’introduzione del vapore, questi avvisi si dotarono anche di macchine alternative, unitamente all’armamento velico, con ruote laterali di propulsione e, più tardi, con elica. L’ingombro delle caldaie e delle motrici, era consistente, tanto è vero che i due alberi (trinchetto e maestro) erano distanti l’uno dall’altro. La velatura era necessaria per la scarsa affidabilità dei macchinari che consumavano una enorme quantità di carbone. L’avviso aveva anche il compito di trainare i vascelli e le altre navi a vela, in caso di bonaccia.

Avviso a ruote Sirena

Avviso a ruote Sirena

Pur non essendo adeguatamente armati e quindi atti al combattimento, gli avvisi erano utilizzati nelle esplorazioni essendo più veloci delle navi a vela. La velocità era favorita da un buon disegno dello scafo, molto lungo e stellato. Nella seconda metà dell’800 le loro dimensioni aumentava avviandosi a divenire corvette a vapore ovvero piccoli incrociatori. Durante il periodo borbonico, il cantiere di Castellammare costruì diverse unità di questo tipo, alcune protagoniste della storia dei primordi della Regia Marina (Delfino, Maria Teresa, Lilibeo, Messaggero, Miseno).

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Armata di Mare

Il naviglio borbonico varato a Castellammare

Le principali navi da guerra costruite nel Regio Cantiere di Castellammare fino al 1861

( a cura di Antonio Cimmino )

Armata di Mare

Armata di Mare

Lo stabiese Antonio Cimmino, propone all’attenzione del lettore, una serie di brevi schede con l’intento di delineare quale fosse l’Armata di Mare del Regno delle Due Sicilie e le caratteristiche fondamentali delle più importanti navi da guerra costruite nel Regio Cantiere di Castellammare fino al 1861.

Schede disponibili:

Vascello Partenope (1786)

Vascello Archimede (1795)

Vascello Capri (1810)

Vascello Vesuvio (1824)

Brigantino Valoroso (1837)

Avviso a ruote Sirena (1859)

Pirofregata Borbona (1860)


Per approfondimenti scrivere a: cimanto57@libero.it

Vascello Partenope (anno 1786)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Varo del vascello Partenope (autore Filippo Hackert)

Varo del vascello Partenope (autore Filippo Hackert)

Il vascello PARTENOPE, fu varato nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, il 16 agosto 1786. Costituita da uno scafo in legno con carena coperta con lastre di rame per proteggerla contro la corrosione e dai parassiti, in luogo della tradizionale pitturazione con miscela a base di zolfo, sego, minio, olio di pesce e catrame, la nave era lunga 55,68 metri, larga 14,40 ed aveva un equipaggio di 680 uomini. Il vascello possedeva tre ponti e l’armamento marinaresco era formato da tre alberi (trinchetto, maestro, mezzana) con vele quadre e il bompresso, piccolo albero sistemato a prua con un’inclinazione di circa 30° rispetto al livello del mare. L’artiglieria era sistemata in una batteria scoperta ed una coperta, ed era formata da 74 cannoni da 28 libbre (peso dei proiettili a palle), 18 carronate cioè cannoni a gittata ridotta, caricati spesso “a mitraglia” per il tiro ravvicinato ed altri 12 cannoni di minore dimensioni. Tutte le bocche da fuoco erano a “canna liscia” cioè l’interno non era rigato elicoidalmente (come avvenne in seguito per dare maggiore precisione al tiro imprimendo al proiettile una rotazione a spirale), per cui il tiro era molto impreciso.

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Brigantino Valoroso (anno 1837)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Il brigantino Valoroso (dipinto d'epoca)

Il brigantino Valoroso (dipinto d’epoca)

Varato a Castellammare di Stabia il 28 settembre 1837, era costituito da uno scafo in legno lungo metri 44,18 e largo 10,12 e con pescaggio di metri 4,6. Il brigantino possedeva possedeva un ponte a batteria scoperta, tre alberi: trinchetto e maestra a vela quadre, mezzana con randa (vela trapezoidale chiamata aurica) e bompresso a prora. L’armamento in origine era composto da: 18 carronate da 32 libbre in ferro con anima liscia, 2 obici Paixhans da 30 libbre in ferro con anima liscia e un equipaggio di 172 uomini.
Nel mese di dicembre del 1857 venne disarmato a tirato a secco sullo scalo di alaggio del cantiere di Castellammare di Stabia per essere sottoposto a lavori di accomodo essendo trascorsi 20 anni dalla sua entrata in servizio. Furono sostituiti diversi corsi di fasciame dell’opera viva (la parte di scafo immersa) ed effettuato il calafataggio ai comenti (i bordi delle tavole di fasciame). Dopo tali lavori che si protrassero fino al 15 febbraio dell’anno successivo, fu di nuovo varato. Disarmato a Napoli il 25 settembre 1868 e radiato dai quadri del naviglio militare del Regno d’Italia, con regio decreto 9 maggio 1869, n. 5067.

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