Titolo: La nostra Marina da guerra: Due incrociatori coloniali.
Tratto dalla: Domenica Corriere anno XVI n. 31 (2-9)-08-1914
Le Polene delle navi stabiesi
di Giuseppe Zingone
Alle maestranze dei cantieri stabiesi che tanto lustro hanno recato a Castellammare
Descrizione dell’immagine: Dal castello di prua, è possibile osservare la polena. Sporgendosi leggermente oltre il parapetto di prora, infatti, la si può scorgere appena sopra il tagliamare, quasi sostenesse l’albero di bompresso. Scolpita in legno e rivestita in foglie d’oro zecchino, la polena raffigura il celebre navigatore italiano che dà il nome al veliero: la figura è intera, in piedi, a capo scoperto e con lo sguardo rivolto in avanti; inoltre, indossa una giubba con degli sbuffi sulle spalle e un mantello che la avvolge solo in parte. La scultura tiene la mano destra appoggiata sul petto, all’altezza del cuore, mentre con la sinistra impugna una carta nautica arrotolata che simboleggia gli studi di Amerigo Vespucci grazie ai quali i due grandi artisti tedeschi Martin Waldseemuller e Albrecht Durer disegnarono rispettivamente la mappa della costa atlantica del Nuovo Mondo nel 1507 e quella delle costellazioni del cielo australe nel 1515. La polena, come d’altronde anche i fregi di prora, è continuamente colpita dalle onde e col tempo può danneggiarsi. Per tale ragione, durante i lavori di manutenzione a cui la nave viene regolarmente sottoposta, questi pezzi vengono smontati e trasferiti nell’officina dei pittori dell’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia per essere puliti, restaurati e nuovamente dorati. Alle spalle della polena, poi, sono state affisse le corna di toro, considerate un simbolo di buon auspicio.1
Castellammare, città delle “Acque”, materia liquida che ha nutrito gli stabiesi dai tempi antichi, ma quella davvero importante, rimane sempre l’acqua del mare, acqua salata (oggi inquinata). Durante la scorsa estate mentre camminavamo sul lungomare, io e mio padre ci trovammo a fare le solite campanilistiche considerazioni, sempre amare, sempre salate, sulle bellezze della nostra Città. Soffermandoci su quei discorsi vecchi, triti e ritriti, luoghi comuni, insomma, che sentirete miliardi di volte sotto il nostro cielo, dalle bocche di chi non si dà requie e non comprende assolutamente come questo paese, si trovi oggi in uno stato di agonia a fronte di tutte le sue ricchezze naturali. Continua a leggere
Si ringrazia il dott. Peppe Castellano per averci messo a disposizione questo giornale trovato tra i ricordi del padre Umberto.
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