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L’Acquedotto borbonico

a cura di Antonio Cimmino

Real cantiere

Real cantiere

Già dalla fine del 1500 nella zona di Castellammare di Stabia erano presenti numerosi cantieri navali artigianali, già dotati di forme organizzative del lavoro ed in grado di realizzare imbarcazioni più complesse delle semplici barche da pescatori. Lo sviluppo della cantieristica fu favorito dall’abbondanza di legname nei vicini boschi demaniali, e consolidò la competenza dei maestri d’ascia stabiesi, che si tramandavano il mestiere da padre in figlio. Nel 1780 il ministro del re di Napoli, Giovanni Eduardo Acton, a conclusione dell’indagine per individuare il sito dove far nascere il grande e moderno cantiere in grado di dotare la Regia Flotta di nuove navi, identificò in Castellammare la località dai requisiti ottimali. I boschi di proprietà demaniale di Quisisana, alle pendici del Monte Faito, garantivano legname, le acque minerali permettevano un trattamento del legno altrove impossibile, i collegamenti con Napoli avvenivano su una strada larga e comoda, la consolidata competenza dei maestri d’ascia stabiesi assicurava disponibilità di maestranze qualificate. Continua a leggere

Figure e personaggi del cantiere navale

Caro Maurizio, ti invio alcuni ritratti di personaggi e situazioni del cantiere navale di una volta. Mi sono venuti a mente in questi giorni e li ho subito trascritti per non dimenticarli.

 Antonio Cimmino

italcantieri

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Zazà il poeta
Lorenzo era un manovale del cantiere con l’hobby della poesia, almeno come affermava lui. La sua più famosa composizione, che recitava sempre a richiesta, tra l’ilarità generale, era “’O mare e tu” e così diceva: “E’ bello ‘o mare, ‘o mare è bello, comme a tte”. L’uomo era vedovo e, ogni qualvolta si nominava la buonanima, si toglieva il cappello. Naturalmente i compagni di lavoro, con malizia, decine di volte al giorno, gli ricordavano la moglie per assistere al suo scappellamento.

Fafino
Fafino era un saldatore elettrico non troppo affezionato al suo lavoro. Quando furono costruiti i traghetti, con doppio fondo molto angusto, di fronte alle titubanze degli operai ad infilarsi nei passi d’uomo per saldare i madieri e i correnti, egli si offerse volontario. Entrato carponi, subito dopo accusò un malore per cui i compagni di lavoro lo estrassero subito. Aveva la bava alla bocca. Si seppe poi che aveva ingerito del citrato di magnesio per simulare la schiuma. Il capo operaio, da allora, gli proibì di saldare nel doppi fondi dei traghetti. Continua a leggere

La “Vespucci” torna a Castellammare

( articolo di Maurizio Cuomo )

vespucci

La “Vespucci” sullo scalo scende in mare per il suo battesimo

La nave scuola Amerigo Vespucci, vanto stabiese e della Marina Militare, il 13 settembre 2011, torna a Castellammare di Stabia, per onorare la città che ottanta anni fa la vide scendere per la prima volta in mare. Dagli annali di cronaca d’epoca si apprende infatti che la Vespucci “…fu impostata il 12 maggio del 1930, su progetto del Tenente Colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi… e grazie alle sapienti maestranze degli operai del cantiere di Castellammare, fu varata, dopo appena 10 mesi, quando, in un tripudio di folla festante, ebbe il suo battesimo dell’acqua”.

Un felice ritorno di una “figlia” di Stabia e di un’eccellenza nazionale che, inevitabilmente mette a confronto due epoche diverse, e seppur di riflesso, racconta in tutta la sua crudeltà, il triste e amaro excursus storico, che in questi ultimi anni ha interessato Fincantieri ed in particolare gli operai del comprensorio stabiese. Continua a leggere

Antonio Cecchi: storia di un rivoluzionario

( a cura del dott. Raffaele Scala )

(Saggio pubblicato su Cultura e Società, n 2/ 2008, rivista edita in Castellammare di Stabia)

Premessa dell’autore:

Vi invio una biografia su Antonio Cecchi, l’amico di Amedeo Bordiga che rifondò la Camera Confederale del Lavoro di Castellammare di Stabia, dopo quella sfortunata del 1907 fortemente voluta da Catello Langella. Cecchi fu uno dei massimi protagonisti delle vicende del movimento operaio della nostra città dal 1912 al 1922. Quella di Cecchi è una illustre famiglia che ha dato molto a Castellammare a partire dal padre, Basilio, direttore didattico, la sorella Rosa, anch’essa direttrice didattica, il fratello Mario, medico generoso membro del Comitato di Liberazione stabiese nel secondo dopoguerra e soprattutto il fratello Pasquale, leggendario sindaco comunista dal 1946 al 1954 e già vice sindaco nella prima giunta rossa, affondata sotto i colpi dell’assalto fascista a Palazzo Farnese nel gennaio 1921 e noto come la strage di Piazza Spartaco. Mi è doveroso ricordare che il saggio fu pubblicato nel 2008 nel numero 2 della rivista “Cultura e Società”. Lascio, naturalmente, a voi la valutazione se pubblicarlo o meno.

Antonio Cecchi

Antonio Cecchi

Infanzia e adolescenza a Scafati
Originario di Perito, in provincia di Salerno, il maestro elementare, Basilio Mariano Cecchi (1865 – 1932), aveva insegnato ad Oliveto Citra, prima di essere trasferito a Scafati, dove aveva conosciuto Continua a leggere

saldatore

Siamo tutti “individui”!

Siamo tutti “individui”!

saldatore

saldatore

Sono un operaio in pensione dei Cantieri Navali di Castellammare nei quali ho svolto le mansioni di elettricista di bordo per circa 40 anni. Avevo appena compiuto 17 anni, quando, nel marzo del lontano 1961, iniziai a lavorare come apprendista, nell’allora Navalmeccanica. Non appena entrato, fui subito destinato all’allestimento di alcune navi da guerra da poco varate, di esse ricordo in particolare tre fregate militari: la Margottini, la Fasan e la Rizzo. A quei tempi il nostro cantiere godeva di piena salute e per grazia di Dio le commesse arrivavano senza alcun problema. In circa 40 anni di attività lavorativa, ne ho viste di cotte e di crude… il Cantiere per noi operai era una seconda casa e le centinaia di persone che vi lavoravano, una seconda grande famiglia! Di quegli anni ricordo tutto molto bene, oggi, senza entrare troppo nei dettagli e limitandomi ad una descrizione breve e concisa, così come richiesto dalla rubrica di L.R., vorrei raccontarvi di un episodio curioso al quale potetti assistere di persona, che nonostante i tanti anni trascorsi, mi è rimasto particolarmente impresso. Ecco i fatti: era un caldo giorno d’estate, quando lavorando su dei quadri elettrici posti in un corridoio del ponte di coperta della “Rizzo”, all’improvviso udii un frastuono provenire dal fondo del corridoio, allarmato dal consistente trambusto io e altri operai accorremmo per capire cosa stesse accadendo, e man mano che ci avvicinavamo le grida risultavano sempre più forti e nitide, fin quando, raggiunta una cabina potemmo appurare che al suo interno vi era un anziano operaio saldatore, intento a saldare a soffitto, che, caricato a mille, imprecava e bestemmiava. Nello specifico l’operaio, armato di pinza e schermo, era salito su di uno sgabello (che gli permetteva a malapena di allungarsi) per arrivare con la punta dell’elettrodo al soffitto da saldare, ma nonostante tanta buona volontà, l’anziano uomo non riusciva nel suo intento, perché maldestramente non aveva prestato attenzione nel regolare l’intensità della sua saldatrice (sicuramente non sufficiente e troppo bassa per quel tipo di lavoro), e l’elettrodo ad ogni punto di saldatura gli si attaccava alla lamiera del soffitto, sortendo solo fumo ed una pioggia di fuoco e scintille. Indescrivibile l’esasperazione dell’uomo che per gli innumerevoli tentativi andati a vuoto, si ritrovava a fare i conti con il caldo, una posizione non tanto comoda, una pinza regolata male, ed un bagno di sudore condito da continue bestemmie che surriscaldavano ancor più l’ambiente. Caso volle che passò di lì un ufficiale della Marina Militare in ispezione (come detto in precedenza la “Rizzo” era una fregata militare e come tale non di rado a bordo salivano gli ufficiali della Marina per controllare che i lavori fossero eseguiti a regola d’arte), che rendendosi conto di cosa stesse accadendo, intervenne con il fare autoritario, caratteristico di un comandante militare ed esclamò: “Hei individuo, cosa diavolo stai facendo?! Cerca di non causare danni!” L’operaio tutto stravolto e sudato per l’immane combattimento, saltando dallo sgabello, gettò a terra la pinza (che si attaccò anche al pavimento), la maschera, il casco e il manichettone dell’aria e affrontò l’impettito ufficiale, rispondendo prontamente a tono: “Vué sienteme bbuono, se individuo, è ‘na parola bbona, allora individuo songh’io e individuo si’ tu! Ma se individuo è ‘na parola malamenta, individuo ce si’ ttu… he capito!!!” Quasi aggredito e letteralmente sorpreso dalla repentina reazione, il povero ufficiale, non potendo fare altro, andò via scuotendo la testa, mormorando tra sé e sé: “Ma dove sono capitato?!”

A noi che assistemmo al curioso episodio e che al momento non riuscimmo a contenere una sonora risata (la scena appena vista fu di una comicità incredibile), oggi resta il lieto ricordo di uno dei tanti momenti trascorsi nel Real Cantiere di Castellammare.

Domenico Cuomo