Archivi tag: Castellammare di Stabia

Il presepe del liberoricercatore (applicazione su piatto dipinto, opera del M° Franco Liguori)

Natale 2023: gli auguri di LR

di Maurizio Cuomo

Nella piena convinzione di fare cosa giusta ed appropriata, come da nostra tradizione ormai consolidata, ripropongo le parole schiette ed accorate dell’indimenticato Gigi Nocera, che all’approssimarsi di quello che sarebbe stato il suo ultimo Natale (che Dio lo abbia in gloria!), così augurava un Buon Natale a tutti noi! A seguire il suo messaggio (fatene tesoro!!!).

Buon Natale 2023

Buon Natale 2023

“Cari amici, buon Natale a tutti!

Mentre ci apprestiamo a sederci intorno ad una tavola imbandita,

nel gioioso entusiasmo dei bambini,

ricordiamoci dei poveri, dei vecchi e dei malati

che in solitudine e con tristezza

vivono questa giornata nell’indifferenza di noi tutti.

Scusatemi se questa nota malinconica posa un’ombra sulla vostra allegria.

Intanto auguro un mondo di bene a tutti voi e ai vostri cari!”.


Nella speranza che in questo Santo giorno e per quelli a venire, farete sempre più vostro l’accorato pensiero del compianto Gigi, come nostra consuetudine, concludo gli auguri volgendo un particolare saluto a tutti gli stabiesi lontani dalla nostra Castellammare: vi siamo vicini!

Buon Natale da liberoricercatore.it.


Dolci di Natale

Dolci del S. Natale di F. Sorrentino

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Locandina: Dolci del S. Natale di F. Sorrentino

Locandina: Dolci del S. Natale di F. Sorrentino

Locandina: Dolci del S. Natale di F. Sorrentino
( per gentile concessione di Alessandro Sorrentino )

Osservazioni astronomiche al Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi

“Per un’interpretazione naturalistica della miracolosa apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino”

Il "Passo del diavolo" sulla via del Sant'Angelo a Tre Pizzi.

Il “Passo del diavolo” sulla via del Sant’Angelo a Tre Pizzi (foto F. Fontanella).

Qualche tempo fa, su invito di alcuni amici ricercatori appassionati di storia locale, ho avuto modo di leggere una traduzione1 dello scritto agiografico noto come Anonimo sorrentino. Cercavo, con la lettura, uno spunto naturalistico che potesse contribuire allo studio delle vicende narrate nel testo.

Tralasciando la bella e suggestiva descrizione del paesaggio, che in un primo momento aveva catalizzato il mio interesse, ho focalizzato l’attenzione sul racconto dell’apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino.

“… la prova del loro comune sentire e dell’identico modo di esprimersi fu una visione angelica. A notte fonda infatti apparendo ad entrambi proprio uguale: Voglio, disse, che in quel luogo in cui siete soliti attendere con zelo alla preghiera e dove dinanzi vedeste un cero ardere, costruiate a mio nome un oratorio. Richiesto del nome rispose di essere l’Arcangelo Michele e disparve.” Continua a leggere

  1. D’Angelo G., 2009 – Anonimo Sorrentino – manoscritto del secolo nono – La più antica storia dei santi Antonino e Catello (II ed. riveduta, corretta e integrata). Pag. 87-89
Mons. Francesco Di Capua (archivio liberoricercatore.it)

Francesco Di Capua

brevissima biografia a cura di Maurizio Cuomo

FRANCESCO DI CAPUA, sacerdote, educatore, umanista, storico e docente universitario (1879-1957). Nacque a Castellammare il 21 dicembre 1879, dove a soli 13 anni, nel 1892, vestì l’abito talare, compiendo gli studi classici nel locale Seminario diocesano. Il 20 dicembre 1902 fu ordinato sacerdote. Iscritto all’Università degli Studi di Napoli si laureò in Lettere, con lode, nel 1919. Nello stesso anno, l’8 dicembre, fu chiamato a diri­gere da preside incaricato il Liceo stabiese allora pareggiato.

Mons. Francesco Di Capua (archivio liberoricercatore.it)

Mons. Francesco Di Capua (archivio liberoricercatore.it)

L’anno successivo fu nominato professore di lettere latine e greche, conservando l’incarico di preside. Dopo un ininterrotto insegnamento al Liceo Plinio Seniore, nel 1940 ottiene la libera docenza di Storia della letteratura latina medioevale nell’Università di Napoli e nel 1948, in seguito a concorso, Ordinario di Letteratura cristiana antica nell’Università di Bari dove insegnò an­che Storia del Cristianesimo e Letteratura latina medioevale.

Le sue pubblicazioni sono oggi considerate indispensabili per chiunque voglia interessarsi di studi sul cursus medioevale. Fu apprezzato autore di oltre un centinaio di pubblicazioni che spaziano nel campo della Letteratura latina medievale, storia del cristianesimo, letteratura cristiana antica, filologia, archeologia, storia medievale, idrologia, agiografia. Continua a leggere

lettere alla redazione

Lettere alla Redazione (anno 2023)

Lettere alla Redazione

Lettere alla Redazione

La corrispondenza ed i vostri messaggi giunti in Redazione
(per contattarci: ricercatoredistabia@libero.it)


Martedì, 28 novembre (Ersilia Cosenza)

Commento all’articolo: “Il Terremoto dell’80 a Castellammare (le immagini raccontano)

I ricordi sono incancellabili. Non il 23 novembre ma ogni giorno della mia vita. Quella giornata era cominciata in modo strano, sul grande terrazzo in cotto antico, con rampicanti che avevo avuto la gioia di far crescere rigogliosi in vasi di un tempo antico, c’erano botti in cui fermentava l’uva, per la gioia di familiari che avevano dedicato il loro tempo libero e il loro impegno. Improvvisamente avevo visto muoversi le mura di un palazzo poco distante, pensai al terremoto, ma con la mano scacciai l’immagine e il movimento. Poi decisi di accettare l’invito dei cognati e con i miei bambini, uno di tre anni e mezzo e la piccola di cinque mesi mi recai da loro, mio marito assente perché era andato a incontrare un radioamatore con altri amici a Lauro. La giornata trascorse piacevolmente con cinque cuginetti festosi e la piccola coccolata da tutti. Verso le 18,30 pensammo di andare a fare una passeggiata tutti insieme, per il lungomare approfittando della strana tiepida temperatura. I bambini passando sotto al mio palazzo volevano salire al primo piano per giocare sull’ampio terrazzo. Fortunatamente si decise diversamente nonostante le loro proteste, in compenso avevano fatto un’abbondante merenda provvidenziale perché sazi. Dal mio palazzo uscì un topo di dimensioni enormi che velocemente attraversò la strada, stessa cosa nel vicoletto che da Santa Maria dell’Orto conduceva al lungomare. La mia piccola, l’unica femmina, nella carrozzina con solo un lenzuolino a coprirla, del resto faceva caldo. Arrivati alle giostrine, mentre facevo salire il mio bambino su un cavalluccio, avvertii un capogiro fortissimo. Fui la prima a gridare “il terremoto” avvertendo la disperazione e il desiderio di scappare tutelando i piccoli; ma il mare era una tavola, nessun segno di movimento, mentre un polverone immenso si levava dalla zona del mio palazzo. Appena placammo la tensione, non subito, mio cognato mi consigliò di andare a prendere a casa qualche coperta e …nel mio palazzo al terzo piano c’erano mia madre, mio padre e mia sorella. Solo macerie davanti agli occhi, solo macerie, riuscimmo passando per un vicolo ad aggirare l’ostacolo e …mio padre mia madre mia sorella lì disperati, ma salvi. Tornammo prendendo da una macchina una coperta. Noi eravamo salvi, in un palazzo vicino diversi erano sotto le macerie. Mio marito? Chissà, non c’era modo di comunicare, e poi dopo mezzanotte comparve. Era stato in una delle cittadine devastate, salvo perché non era arrivato il suo momento. Cominciò poi la disperazione, vivi, ma avevamo perso i ricordi, niente foto, niente casa in cui tornare, niente di niente. E la paura ad ogni scossa di assestamento. In periferia le case erano scampate al disastro e ci accampammo dal suocero e i miei genitori da mio fratello. Poi la storia continuò con attacchi di panico e purtroppo vicende che si conclusero con la morte di mio padre. Aveva portato in salvo moglie e figlia, trovato una sistemazione abitativa per tutti noi, ma il suo cuore smise di battere il 12 gennaio 1981.

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