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A Castiellammare nuje vulimme jastemmà!

Cari amici del sito, complimenti per le ultime modifiche, che lo renderanno ancora più bello, di quella bellezza che solo noi stabiesi, gente onesta, perbene e umile sappiamo apprezzare! Scrivo per condividere con voi una storia del mio passato.

Un giorno di sabato scesi per strada con i miei amici Vecienzo ‘o fuocaracchio (così soprannominato per l’ustione da lui subita una sera dell’Immacolata) e Alfredo ‘o magnacunfiette (così detto per la sua propensione ad andare ai matrimoni senza essere stato invitato).

Bar Spagnuolo

Bar Spagnuolo

Mentre stavamo bevendo un caffè da Spagnuolo venimmo avvicinati da un nostro coetaneo che si chiamava Giuvanno ‘a jastemma (così detto perché bestemmiava in continuazione, anche in discorsi religiosi).
Alla quarta bestemmia, in pochi minuti, una signora anziana che era presente ci disse: “Guagliù, basta cu’ ‘sti jastemme!”.  Continua a leggere

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

Castellammare si racconta

La stabianità verace dei vicoli, il culto e la fede popolare, i personaggi e quant’altro possa essere raccontato, sarà ospitato nella speranza di poter salvaguardare i ricordi e la vita vissuta che ci appartiene. Nella rubrica verranno raccolte esclusivamente le storie e i racconti riguardanti Castellammare di Stabia e gli stabiesi.

Castellammare si racconta:

Alessandro:
Anagrafe di Castellammare

Ciro Alminni:
Chiacchiere ‘e marciappiere –

Frank Avallone:
Carluccio d”e ricuttelle
“Cocchino”
Compare “Garzillo”
‘E guagliune r”a Funtana
Giganti stabiesi
Grandi eventi del 20° Secolo
Il “filone sportivo”
Il “Giu’ Germania”
La storia del mio passato
Leonida, le legioni romane e il canottaggio
Lucia ‘a lavannara
Personaggi stabiesi incredibili
Tiempe belle ‘e ‘na vota

Andrea Barbero:
Ricordo d’infanzia (Santa Caterina e la Fontana Grande)

Gioia Bozzaotre:
Carla Caccioppoli Imparato

Silvano Cannavacciuoli:
La mia storia
Stabiesi ritrovati

Assunta Carrese:
Castellammare anni ’40. Ricordi del mio quartiere
Castellammare anni ’40. Altri ricordi
Scanzano anni ’30. Ricordi della mia infanzia

Enzo Cesarano:
Don Rodolfo Spagnuolo
Salvatore ‘o cuzzecaro
Storia semplice

Antonio Cimmino:
Amarcord scanzanese –
– Catello Maresca detto Ciccione
Dopoguerra a Castellammare –
Scanzanesi in fuga da Sparanise –

Giovanna Coppola:
Soprannomi del rione “Spiaggia” –

Libera Coppola:
Come una volta…
La tammorra e le erbe aromatiche
Teresa ‘e Felicella

Beppe Cuomo:
La mia Castellammare
Un po’ dei miei ricordi fotografici

Domenico Cuomo:
Chi la fa, l’aspetti!

Maurizio Cuomo:
Il prof. Franco Circiello (omaggio a un caro amico)
Ll’urdemo craparo –

Angelo Del Gaudio:
Immagini della memoria

Andrea Di Martino:
Zemberiniello

Corrado Di Martino:
Catiello e Vicenza
Cicco d’oro
Una sera ho incontrato Fabrizio De André
Un giorno incontrai Raffaele Viviani

Enrico Discolo:
Antica cantilena stabiese
Giardino di luci
– Mattinata stabiese
Natale al Cognulo
Notte al Faito
Panorama

Ciro Di Stefano:
La storiella

Alfonso Esposito:
Vicienzo Ll’acquaiuolo

Domenico Esposito:
Vicienzo ‘o giurnalaio

Antonello Ferraro:
La strada da Quisisana al Faito

Ferdinando Fontanella:
‘E stufe a rena
Fuite ‘o terremoto

Michelangelo Gargiulo:
‘O strillone

Bonuccio Gatti:
Don Salvatore d”e caramelle

Catello Graziuso de’ Marini:
A Castiellammare nuje vulimme jastemmà
L’Isis degli anni Cinquanta
Monte Croce
Racconto di gioventù
‘O Rillorgio

Antonio Greco:
Don Giacinto, ‘o presebbio –

Massimiliano Greco:
La visita di un amico

Vincenzo Izzo:
Ll’acquaiuolo

Nello Lascialfari:
‘A Caperrina anni ’50
Castellammare: vita, storia e cultura
I pescatori della banchina ‘e zi’ Catiello
L’album dei ricordi
– Mare e pescatori stabiesi –
Strade antiche

Maurizio Longobardi:
‘O vuttaro –

Ciro Lo Schiavo:
– Ll’acquaiuolo (breve biografia)

Rita Menduto:
– Il Dolce ricordo di Mariano Carrese –

Silvestro Migliorini:
La gattina nel motore
L’incontro
Vita in mare

Maria Moreno Amendola:
San Michele

Catello Nastro:
‘A Casciarmonica ‘e Castiellammare
Sessantadue anni di Festival di Sanremo

Gigi Nocera:
Gli anni ’30 (rubrica)

Tullio Pesola:
Bar Umberto
Catellino d’e cavallucci
Don Mario ‘o lattaro
Don Pascale ‘o cafettiere
Don Peppino
Le signorine Petretta
Le Terme Stabiane
Michele e Nunziata
Surrentino ‘o spizziale

Gianna Petagna:
Il bar Petagna

Clara Renzo:
– Ricordi

Gioacchino Ruocco:
I miei anni a Torino
Scanzano negli anni ’50

Raffaele Scala:
Alfonso chi?
Via Cassiodoro
Via Cassiodoro due: il terremoto del 21 agosto 1962

Luigi Totaro:
I.T.I. Fea di Castellammare

Titina Valanzano:
Triste canto

Alfredo Volpe:
Ciccio ‘a ri sorde

Giuseppe Zingone:
‘A ‘Mmaculata
Faito
– Gente semplice, vite eroiche
Il terremoto del 23 novembre 1980
L’estate nella mia terra
Nicola Santaniello
‘O palazzo ‘e Sant’Antonio –
Primavera
Santa Maria della Pace
Santi peregrini e Sarti improvvisati
Storia di un asciugamano usato
Un anno a Castellammare

A proposito di pastore e pecore

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

In questi giorni si è parlato tanto di Mirafiori, ed io proprio nella condizione di dipendente della Fiat ebbi la ventura di assistere alla inaugurazione di questo grande stabilimento. L’evento ebbe luogo il 15 maggio del 1939. Tutti i dipendenti degli altri stabilimenti Fiat dislocati in città furono intruppati per assistere alla cerimonia. La fabbrica dove ero stato assunto distava circa 3 km da Mirafiori e quindi a piedi, inquadrati come soldatini, operai e impiegati ci recammo sul posto dell’evento. La mia eccitazione era al massimo: avrei visto per la prima volta e da vicino il Duce (figuriamoci!).
Giunti sul posto prima degli altri io mi sistemai ad una trentina di metri dal palco delle autorità. Sullo stesso troneggiava una enorme incudine, proprio di una dimensione smisurata.
Pensai subito che fosse di legno verniciata nero. E da qui cominciò la mia dissacrazione dell’evento e dei suoi protagonisti. Che fu poi confermato dal seguito cui assistetti.
Dopo parecchio ritardo giunse Mussolini con il codazzo dei gerarchi fascisti e delle autorità cittadine. Fra le quali naturalmente il vecchio senatore Agnelli, il capo della dinastia, e tutti i più alti dirigenti.
E qui, sempre per comprendere meglio il seguito devo fare una precisazione. Eccola: durante i suoi discorsi Mussolini inseriva sempre una domanda retorica. Ne cito soltanto una. Quando l’Italia invase l’Etiopia nel discorso che annunciava la guerra, chiese: “Camerati, volete voi burro o cannoni?”. La claque ben istruita cosa poteva rispondere? Naturalmente “Cannoni!”
Dunque anche durante la cerimonia di cui parlavo, a un certo punto sparò (facendo fetecchia!) la famosa domanda retorica: “Operai! Conoscete il mio discorso di Milano?”(1)
Domanda accolta da un silenzio totale; neanche una voce si sentì gridare SI! Un silenzio agghiacciante. A questo punto, per qualche secondo che sembrarono minuti, impettito e l’aria truce, dando un vigoroso pugno sulla famosa incudine, riprese con voce stentorea e concluse “Se non lo ricordate rileggetelo!”. Alzò i tacchi e con passo deciso scese dal palco con aria corrucciata seguito affannosamente dalle esterrefatte autorità (ecco perché il titolo del pezzo dell’amico Plaitano …IL PASTORE E LE PECORE, ha risvegliato questo ricordo).
Dell’avvenimento descritto credo di essere uno, se non l’unico, testimone vivente. Di simili ne avrei tanti altri da ricordare, ma… ho tempo; e mi riservo, se graditi dagli amici del Libero Ricercatore, di raccontarli… negli anni a venire.

Gigi Nocera

 
Note:
(1) Il discorso cui si riferiva lo pronunciò a Milano qualche anno prima in occasione di un convegno dei sindacati fascisti. Nello stesso preannunciava delle provvidenze per i lavoratori. (Proprio come ora: nulla cambia sotto il sole).

Anagrafe stabiese

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Caro Maurizio, mi rifaccio all’episodio narrato dal Signor Alessandro per esporre anch’io un fatto che capitò a mio padre quando si sposò nel lontano 1920.
Bisogna premettere che una volta per accontentare i nonni, paterni e materni, alla nascita ogni bambino si vedeva appioppare due o tre nomi, oltre a quello, diciamo, principale. Cosa che puntualmente capitò anche a mio padre, inconscio pargoletto che ignorava quanto avevano fatto i suoi genitori.
Mio padre si doveva sposare e si recò in Comune per espletare le relative pratiche. Nell’anticamera dell’ufficio preposto, assieme ad altre coppie aspettava che lo chiamassero per completare l’iter. Dopo aver atteso parecchio tempo e dopo che tutti gli altri… aspiranti sposi avevano esaurite le incombenze, mio padre si rivolse all’incaricato chiedendo il perché solo lui mancava all’appello. Ed ecco il colloquio, riferitomi diverse volte da mio padre, che si svolse tra lui e il commesso:
Mio padre: “Scusate, pecché a me nun m’avito chiammato?”
Commesso: “Scusate, ma vuie comme vi chiammate?”
Mio padre: “Nocera Francesco”
Commesso: “…Ma io v’aggio chiammato tanti vote!”
Mio padre, convinto: “No, guardate, vuie nun m’avite mai chiammato!”
Commesso: “Vostro padre comme si chiamma?”
Mio padre: “Nocera Andrea”
Commesso: “Allora, vuie site Nocera Francesco Paolo Mario Taddeo!”
Mio padre: “No, guardate, io songo sulo Francesco Nocera”
Commesso: “Diciteme almeno comme se chiamma vostra madre”
Mio padre: “Genoveffa Salerno”
Commesso: “Allora vuie site Francesco Paolo Mario Taddeo!”
Mio padre, rassegnato e non convinto: “E si ‘o dicite vuie…..!”
E fu così che Francesco Paolo Mario Taddeo sposò Gemma Suarato, i quali poi generarono questo bel tipo.

Gigi Nocera

Mattinata stabiese

Mattinata stabiese

di Enrico Discolo

Carluccio d'e riccuttelle (foto Maurizio Cuomo)

Carluccio d’e riccuttelle (foto Maurizio Cuomo)

Il passo lento degli asini, zoccolato pigramente sul selciato, s’alternava ai sibilanti trabiccoli degli acquaioli diretti alle terme.
Certi “ciucci” allungavano subito le zampe quando, arrivati al largo dello Spirito Santo, intravedevano via Benedetto Brin. Solo così alcuni venditori d’acque minerali potevano guadagnarsi sugli altri mercanti, nell’ultimo tratto di strada, il diritto di precedenza per entrare alle terme e riempire di Acqua San Vincenzo, Acqua Media e Acqua Sulfurea le enormi damigiane sistemate sui carretti. Recipienti che venivano avvolti poi con la tela di sacco bagnata per mantenere invariata la temperatura di fonte durante il percorso di vendita nelle strade di Castellammare.
Le donne avvolte in enormi scialli di lana sparivano dietro i portali delle chiese. Nella semioscurità delle strade solitarie c’era sempre qualcuno che correva alla stazione per il primo treno. Le botteghe dei panettieri proiettavano nei caseggiati irruenti fasci luminosi e intorno aleggiava l’irresistibile profumo del pane appena levato dal forno.
I rintocchi delle campane delle chiese di Porto Salvo e Spirito Santo annunciavano i primi momenti di vita del giorno che dava luce e colore ai rioni rivieraschi della città.
Al primo fischio della sirena del cantiere seguiva una fiumana d’operai che s’accalcava all’ingresso della Navalmeccanica.

Gli alterchi verbali tra Carluccio, venditore di ricottine e i “masti” avevano lo scopo di predisporsi con allegria al lavoro pesante della giornata dopo essersi scambiati una buona dose di fischi e pernacchie da dedicare e portare a povere sorelle e madri innocenti.
Sono ricordi che emergono all’improvviso, sollecitati forse, da una sensazione misteriosa, un aroma, un volto, una condizione di luce, il motivo di una canzone. Memorie che riportano il vissuto di una antica mattinata stabiese, quando il tempo passava lento, ma propizio.