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Castellammare da Carlo Tito Dalbono

Castellammare da Carlo Tito Dalbono

a cura di Giuseppe Zingone

Carlo Tito Dalbono, L’Illustrazione Italiana, numero 46, del 14 Novembre1880

Carlo Tito Dalbono, fu uno storico, un romanziere e un critico d’arte nato a Napoli il 2 gennaio 1817 e ivi morto il 2 novembre 1880.

Tra le Guide di fine Ottocento ad uso dei viaggiatori e dei turisti quella di Carlo Tito Dalbono è una delle più famose, ma non l’unica e non priva di qualche inesattezza (com’egli stesso afferma nella prefazione) rimane però un punto di riferimento per tutte quelle persone (italiani principalmente) di buona estrazione sociale che si ritrovano a visitare un territorio da pochi decenni in via di unificazione. Continua a leggere

La storia delle cartoline a Castellammare di Stabia (Prima parte, 1898-1910)

LA STORIA DELLE CARTOLINE A CASTELLAMMARE DI STABIA (Prima Parte, 1898-1910)
collezione del Dott. Carlo Felice Vingiani

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La storia delle cartoline a Castellammare di Stabia

La storia delle cartoline postali ha inizio verso il 18891, ma su di esse compare l’illustrazione solo nove anni più tardi, nel 18982, e prende piede di pari passo col consolidarsi di una borghesia sempre più facoltosa, colta e desiderosa di viaggiare e mostrare ad amici e conoscenti i tanti luoghi visitati. Questo nuovo bisogno viene soddisfatto proprio dalla cartolina illustrata, che diviene fin da principio oggetto da collezione.
Risulta abbastanza semplice riconosce gli esemplari più antichi di cartolina, ossia quelli stampati durante il primo decennio del ‘900, caratterizzati dal cosiddetto “retro indiviso” (vedi foto 1), privo cioè della linea divisoria verticale, destinata a separare l’area riservata all’indirizzo del destinatario da quella del messaggio del mittente. In questa fase pionieristica sul retro della cartolina si poteva apporre esclusivamente il recapito del destinatario, mentre i più o meno brevi messaggi di saluti trovavano posto sul fronte della stessa, andando talvolta a deturpare il soggetto raffigurato.

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  1. Furio Arrasich, “Regionalismo Italiano 1889-1950”, Ediz. Millecartoline, 2003
  2. Furio Arrasich, “L’ABC della cartolina. Tutto sul mondo del collezionismo cartofilo” Ediz. Millecartoline, 2001
Piazza Ferrovia (coll. Catello Coppola)

Lo storico risponde

Lo storico risponde
( in memoria del prof. Giuseppe D’Angelo )

Per dare giusta e doverosa continuazione ad una rubrica cardine di LR, che si è pregiata per lunghi anni dell’importante collaborazione del compianto prof. Giuseppe D’Angelo (nella certezza che così anche lui avrebbe voluto), la redazione, in punta di piedi, tenterà di dare risposta ad eventuali quesiti di pertinenza storica (inerenti la città di Castellammare di Stabia).

lo-storico-risponde

Certo che la presente iniziativa possa risultare utile ai tantissimi cultori, agli studiosi e agli innumerevoli appassionati di storia locale, “Libero Ricercatore” resta in attesa di eventuali domande a carattere storico, cui rispondere.

* * *

Info & Contatti:
Sottoponi un quesito all’esperto di redazione: liberoricercatore@email.it

.Avvertenze: al fine di dare spazio a tutti e di non abusare della disponibilità,
i richiedenti sono invitati a porre quesiti specifici e a restringere il tema della domanda.


mercoledì, 13 maggio 2020

Domanda: Egregio Dottore, un caro saluto e complimenti per l’appassionato sito dedicato alla nostra città. Si, pur non essendoci mai vissuto, anch’io sono nato a Castellammare, precisamente nel palazzo che si vede in fondo a sinistra nella cartolina 15 (coll. fronte/retro Catello Coppola) e che ricordo nella mia lontana infanzia. Volevo domandarLe se può dirmi qualcosa in merito a quella specie di obelisco che si vede nella stessa cartolina in fondo a destra.
AugurandoLe ogni bene, La ringrazio comunque stringendoLe calorosamente la mano. Giuseppe Cocurullo.

Piazza Ferrovia (coll. Catello Coppola)

Piazza Ferrovia (coll. Catello Coppola)

Risposta: Carissimo Giuseppe, innanzitutto grazie per il commento e per la partecipazione… quello che lei ha definito “obelisco”, con ogni plausibile probabilità, è una ciminiera dismessa di un’antica fabbrica che un tempo insisteva nell’edificio attiguo, poi adibito a civili abitazioni. A seguire per opportuno approfondimento e soprattutto per soddisfare la sua curiosità, trascrivo ciò che in merito scriveva il nostro amico ricercatore Giuseppe D’Angelo (a cui è dedicata ed ispirata la presente rubrica), alla pag. 124 del suo libro: “Castellammare di Stabia luogo d’arte cultura e tradizioni”.

“Il suolo di fronte alla ferrovia di proprietà comunale, nel 1809, fu dato in enfiteusi a Francesco Bonnet, che diede origine ad una fabbrica di concia di cuoi all’uso di Francia celebre in tutta Europa. Nel 1879, però, la fabbrica, nel frattempo ereditata dai fratelli Jammy, fu costretta alla chiusura, in seguito alla crisi industriale abbattutasi sull’ex Regno delle due Sicilie dopo l’Unità d’Italia, ed il fabbricato, acquistato nel frattempo, nel 1880, da Francesco Saverio Garofalo di Gragnano fu trasformato in palazzo per civili abitazioni; ed è oggi quello conosciuto come palazzo Arienzo“.

Spero vivamente di aver soddisfatto la sua curiosità. Cordialmente. Maurizio Cuomo.

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‘O cunto d”o cecere

di Chiara Del Gaudio

Pur conoscendo il significato della caratteristica espressione: “Me staje facenno ‘o cunto d”o cecere!”, con la quale si palesa la mancata disponibilità ad ascoltare un racconto (ragionamento) lungo e futile e si sprona l’interlocutore (che temporeggia) ad essere chiaro e conciso, mai prima di oggi, mi era sembrato utile di avviare una ricerca a tema per far conoscere la trama di questo particolare racconto quasi del tutto dimenticato (un tempo molto radicato nella tradizione locale).

Cunto d''o cecere

Cunto d”o cecere

L’esigenza di una ricerca è nata quando una nostra affezionata visitatrice (Chiara Del Gaudio, che saluto e ringrazio), ha richiesto espressamente aiuto al “Libero Ricercatore”, per ricostruire la parte tronca di questo curioso racconto che sin da piccola le veniva narrato dalla nonna materna. Fortunatamente dopo aver chiesto e ricercato “in lungo e in largo” siamo riusciti nell’intento, abbiamo rintracciato una versione del “Cunto d”o cecere”, che vi proponiamo a seguire (il racconto dal titolo “Il cece” della scrittrice Angela Matassa, estrapolato dalla raccolta “Leggende e racconti popolari di Napoli” edito dalla Newton & Compton Editori). Continua a leggere

Mmieze a ô Ggesù (Gesù)

Mmieze a ô Ggesù

a cura di Corrado Di Martino – 30 luglio 2019

La chiesa intitolata a Maria Santissima del Soccorso e il convento adiacente furono istituiti da Pirro Giovanni de Nocera, nobile stabiese, il 22 agosto 1609. Il de Nocera, concesse, chiesa e collegio, a P. Geronimo Barisone, provinciale dell’Ordine dei Padri Gesuiti. Nel 1618 fu costruita la Sacrestia, i Gesuiti che si impegnarono con l’Università stabiese a tenere scuola per i cittadini di Stabia, stettero in questa sede fino al 1766, anno in cui furono espulsi dal regno di Napoli. Ad essi subentrarono i Padri Carmelitani, poiché nell’anno 1783, per ampliare il Regio Arsenale, la chiesa dell’Annunziata al Molo, dove i Carmelitani officiavano dal 1741, fu abbattuta. Ai Carmelitani, subentrarono i Padri di San Giovanni di Dio e infine nel 1785 l’Università Stabiese chiese al Re di poter trasferire su detta chiesa il patronato sulla chiesa dell’Annunziata al molo. Successivamente, nel 1786 l’Università Stabiese concesse la chiesa del Gesù, al clero cittadino, consegnando ad essi, anche la statua della Madonna del Carmelo che era prima nella chiesa del molo, dichiarandola loro patrona e particolare protettrice. Da quell’anno, si officia in questa chiesa, che via, via nel tempo, è stata arricchita di stucchi e pitture pregiate. In questo modesto video alcune viste singolari della navata e degli stucchi.