Caro Maurizio, complimenti per l’idea di ospitare una rubrica di poesie esclusivamente stabiesi. L’anima di questa città che si perde nella notte dei tempi ha dato già luogo a diversi componimenti, tanto è ispiratrice, e certamente altrettanti ne può far partorire. E, grazie al tuo invito, ne è già nata un’altra. Mia. Mi hai “costretto” a far una cosa nuova. Comporre qualcosa per così dire “su commissione”. E poi su un tema che avevo sempre avuto un certo timore a toccare: la mia città. Perché Castellammare te la senti addosso, è qualcosa di particolare. E’ tua madre, tua sorella, la tua amante. Quando ho letto la tua e-mail sono restato al tempo stesso sublimato dall’idea e pietrificato dal non saperne uscire. Ma una richiesta del genere (che toccava il mio intimo) fatta da un amico caro non poteva non essere evasa. Pochi minuti dopo ero già infervorato. “Dovevo” tirar fuori una “poesia su Castellammare”! Che strana sensazione. Perché scrivere, e credo che tu lo sappia bene, non è un atto che si “deve”, ma è un sentire. L’inchiostro sul foglio non è altro che la trasformazione meccanica dei pensieri, degli impulsi che hanno voglia di fuoriuscire dal tuo inconscio. Ma Castellammare e tutte le sensazioni che da sempre mi dà sono nascoste in qualche parte del mio cuore, del mio essere. E allora è bastato fare un salto all’interno ed uscirne con in mano un foglio. L’ ho immaginata così questa nostra stupenda Castellammare, come una donna, come una signora, come una mamma. E come chiamarla se non Donna Castellammare, come noi napoletani siamo abituati a chiamare le nostre signore (Donna Cuncé, Donna Carmé …).
Spero che ti piaccia. Ciao, un abbraccio.
Donna Castellammare
Donna Castellammare,
comme ‘na gran signora
me piace ‘e te chiammà.
Cu’ stu surrise amare,
bello comme n’aurora,
che voglia ‘e te guardà.
Qua sarto è stato
a te confezionà ‘o vestito,
st’uocchie chi t’ha pittate,
qua artiste nammurate,
e a qua cielo sti’ stelle
so’ cadute dint’e capille.