Chi la fa, l’aspetti!
di Domenico Cuomo
Mi chiamo Domenico Cuomo, sono nato il 27 di febbraio del 1944 a Scanzano (un antico terziere di Castellammare di Stabia), dove ho vissuto fino all’età di diciotto anni. Per chi non fosse pratico della zona, va detto che a questo antico borgo collinare, si accede per diverse strade, tra cui: salita Santa Croce, viale Terme e salita Ponte di Scanzano (che per toponimo popolare è meglio conosciuta come ‘a Sagliuta d”o Mulino).
Quest’ultima via d’accesso, oggi come allora, per il pedone, risulta essere una delle più praticate, perché collega direttamente ed in pochi minuti di cammino, l’abitato di Scanzano al moderno centro di Castellammare, con la differenza che a quei tempi (per la presenza di pochissimi “pali” della luce impiantati), di notte risultava buia ed isolata. Un particolare fondamentale, quello dell’allora scarsa illuminazione stradale, che rese questa zona, il palcoscenico ideale per dar vita ad un episodio tragicomico realmente accaduto, che a me è rimasto tuttora impresso nella mente e che a seguire voglio raccontarvi, per salvarlo tra i vostri racconti inediti di vita vissuta.
Ecco i fatti: nel dopoguerra, lavoro non ce n’era, erano anni di miseria, e figuratevi se c’era la possibilità economica di prendere un mezzo di trasporto, quindi noi scanzanesi a fine giornata, per rincasare, forza causa, dovevamo fare questa salita al chiarore della luna (che di tanto in tanto faceva capolino dall’alto e umido muraglione di cinta), altrimenti pazienza… si tornava comunque, ma al semibuio notturno. Avevo dieci anni, quando nell’autunno del 1954, a tarda sera, sentii delle persone che discutevano concitatamente e ad alta voce, con una coppia di fidanzati, i quali erano giunti da Castellammare di corsa e con aria terrorizzata. Continua a leggere