Di piccole dimensioni, costruita verso la fine del 1800; la chiesetta di San Raffaele, è situata sulla omonima collina, nei pressi del monte San Cataldo, dove si erge il Santuario della Madonna della Libera. Quando risplendeva per ricchezza di fedeli, ospitava un altare dedicato a San Raffaele Arcangelo, la cui statua era posta dietro l’altarino…
Azaria, l’Arcangelo Raffaele, guarì la cecità di Tobia con la bile di un pesce, un luccio, pescato nel Tigri (il fiume della Mesopotamia), mentre faceva da tutore e custode a Tobiolo, figlio di Tobia; lungo un viaggio di affari. Azaria, Raffaele, trovò anche moglie a Tobiolo; la giovane Sara, figlia di Raguele, che vittima del demone Asmodeo, simbolo della discordia coniugale, non riusciva a concludere un matrimonio felice.
Ecco quindi in breve, che dalla Bibbia, trae origine l’idolatrico uso di toccare il pesce retto da Tobiolo a mo’ di porte bonheur. Maggiore sarà l’efficacia del gesto, proprio il giorno della festività di San Raffaele (24 ottobre un tempo, 29 settembre oggi). La chiesetta abbandonata negli anni ’70, attualmente, è poco più che un “relitto”. Continua a leggere