La corazzata Emanuele Filiberto
di Gaetano Fontana
Mercoledì 29 settembre 1897 venne varata a Castellammare di Stabia la corazzata Emanuele Filiberto di Savoia. Costruita sulla progettazione del Generale Pullino del Genio Navale, pur essendo una nave veloce, gestiva con difficoltà il mare grosso, questo a causa del modesto dislocamento e del bordo libero troppo basso. Era dotata di una motore a vapore composto di 12 caldaie a combustione promiscua (nafta/carbone) che davano energia a due motrici alternative ad espansione. A quel tempo, e per tutta la prima parte del XX secolo, fu modello standard per ciascuna caldaia di grosse dimensioni, anche grazie all’utilizzo per la loro costruzione di acciai straordinari capaci di resistere a temperature molto elevate, e grazie ad evolute tecniche di saldatura.
La potenza sviluppata da questi motori era di oltre 10400 kW, dando modo alla nave di superare la velocità di circa 18 nodi, l’autonomia di crociera calcolata alla velocità di 10 nodi era di 4000 miglia. Su due torri binate corazzate a poppa e a prua vi erano quattro cannoni da 254/40 RM, che poi era anche l’armamento principale degli incrociatori di classe Garibaldi, obici che erano composti da una canna lunga più di 10 m; ogni proiettile pesava 227 chilogrammi, con una velocità di volata di circa 700 metri al secondo; per una gittata massima di circa 18 km. Inoltre vi erano altri cannoni, otto per la precisione da 152/40 posti in batteria e otto da 120/40 scudati situati in coperta, a cui si aggiungevano altri otto cannoni da 76/40 e otto cannoni da 47/40, oltre due mitragliere. A tutto questo arsenale occorreva aggiungere anche 4 tubi lanciasiluri, insomma per l’epoca una vera macchina da guerra del mare. Impostata il 5 ottobre del 1893, entrò in servizio il 6 settembre del 1901, e fu poi radiata il 20 marzo del 1920, quasi cento anni fa.