Archivi tag: covid-19

Villa Comunale ai tempi del lockdown (foto Enzo Cesarano)

L’alieno, la cinquantena, lockdown e Feltri

L’alieno, la cinquantena, lockdown e Feltri

considerazioni sull’anglismo dilagante e sul pericoloso chiacchiericcio dominante al tempo del corona virus.

del dott. Raffaele Scala

Buongiorno Maurizio, ispirato da Feltri ho buttato giù questo, per me, breve articolo. Naturalmente sempre legato alla nostra quarantena, non ho potuto fare a meno di alcune considerazioni sull’anglismo dilagante e sul pericoloso chiacchiericcio dominante al tempo del corona virus. Il tutto aspettando di completare una ricerca su un duello con la pistola verificatosi tra due giornalisti nel primo Novecento, uno dei quali era un famoso stabiese. Molto più famoso e importante sarebbe diventato il suo antagonista. Ma di questo ne parleremo con calma.

Ringraziandoti sempre. Raffaele Scala.


L’alieno, la cinquantena, lockdown e Feltri

Con il 25 aprile abbiamo raggiunto, e ormai superato, i quaranta giorni di clausura forzata, dando senso, corpo e tante maledizioni alla quarantena. E pensare che questo termine ha acceso tante inutile discussioni sull’appropriato utilizzo di un lemma al tempo in cui ci eravamo illusi di un sacrificio limitato a 14 giorni. Ha senso, si diceva, parlare di quarantena, considerando il tempo limitato dell’isolamento imposto agli italiani? Inventiamone uno adeguato, si scriveva e si parlava nel battibecco quotidiano televisivo, utile solo a riempire di inutili chiacchiere  e più spesso controproducenti, fingendo di aiutare a trascorrere il tempo e a vincere la noia dello stare in casa.

Villa Comunale ai tempi del lockdown (foto Enzo Cesarano)

Villa Comunale ai tempi del lockdown (foto Enzo Cesarano)

E invece non soltanto la quarantena è stata consumata per intera, nel suo significato più ampio, ma l’abbiamo pure superata, per la gioia dei cento ciarlatani intrattenitori e di altrettanti  presunti  linguisti da salotti televisivi, intenzionati a tenerci inchiodati davanti all’antico, colorato, sempre più insulso focolare familiare sull’utilità o meno di utilizzare una definizione, un termine più adeguato. Qualcuno parlava di quindicena. E ora invece dovranno inventarsene un altro adeguato alla nuova situazione. Che so, chiedendo scusa all’Accademia della Crusca, l’invento al momento, la cinquantena, se non addirittura la sessantena. Continua a leggere

Il prof. Alfonso Santarpia

Questionario sulla rappresentazione della pandemia

Questionario sulla rappresentazione della pandemia

del prof. Alfonso Santarpia

Il prof. Alfonso Santarpia

Il prof. Alfonso Santarpia

Lo stabiese Alfonso Santarpia, professore universitario e ricercatore al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Sherbrooke, città del Canada localizzata nell’estremo sud della provincia del Québec, in questi giorni sta conducendo una importante ricerca sulla rappresentazione della pandemia.

L’obiettivo di questo studio, spiega il Prof. Santarpia, è di raccogliere testimonianze dirette su come si stia vivendo questa particolare emergenza, al fine di delineare e identificare le idee, le rappresentazioni e le credenze delle comunità.

La ricerca è stata approvata dal Comitato etico dell’Università di Sherbrooke 2020-2576.

E’ possibile partecipare al Progetto, in forma assolutamente anonima, rispondendo a poche, ma semplici domande contenute in un questionario online, destinato a persone dai 14 anni in su, che vivono in Italia, Francia e Quebec.

Per avere dati attendibili, è indispensabile raccogliere un campione di massa elevato… quanto più elevato sarà il numero di questionari raccolti, tanto più accurato risulterà questo interessante studio. Il contributo dei lettori di LR è sicuramente prezioso e ben accetto.

Per partecipare, bastano solo 5 minuti… Il prof. Santarpia, ringrazia anticipatamente, stabiesi e non, che presteranno fattiva collaborazione.


Clicca qui per andare sulla pagina dei diritti e per accedere al Questionario

Tramonto stabiese (Raffaele Scala)

Tra allucinazioni e felliniani amarcord

Tra allucinazioni e felliniani amarcord

diario e riflessioni tra serio e faceto di un cittadino spaventato al tempo del covid-19

del dott. Raffaele Scala

Maurizio buongiorno, ancora una volta ti disturbo per affidarti questa mia quarta riflessione ad un mese circa dall’inizio della quarantena, sperando, come sempre, che trovi il consenso di chi mi legge. Non so come gli altri stiano vivendo queste tristi settimane, io racconto, tra serio e faceto, le mie. Quando tutto questo finirà, perché prima o poi dovrà pur finire, ed i segnali ci sono tutti, bisogna solo tenere duro ancora per qualche tempo, sarà, forse, divertente rileggere questa sorta di diario di uno stabiese anta. Come sempre con immutata simpatia. Raffaele Scala.


Ora che ci siamo lasciati alle spalle pure questa triste, sconsolata Pasqua e la sua nebbiosa pasquetta, ormai giunti al trentesimo giorno di clausura forzata, e con l’amara prospettiva di almeno altri ventuno, rinchiusi come animali in gabbia fino al 3 maggio, per colpa di questo maledetto corona-virus, che da troppo tempo gironzola per le strade del mondo provocando contagi e morti a non finire, comincio ad avere le allucinazioni.

Ginkgo di Stabia (Raffaele Scala)

Ginkgo di Stabia (Raffaele Scala)

Si, proprio io che non ho mai sognato, neanche per sbaglio, comincio ora a vedere film mentali ad occhi aperti. Tra quelli frequenti mi rivedo uscire di casa accompagnato dal mio fedele Ciccio, adorabile, viziato mezzo volpino, cane meticcio che ci teneva compagnia fin dalla sua nascita, percorrere a piedi quei millecento metri che mi separano da Piazza Borrelli, dove aveva sede l’edicola del paese. Era bello passeggiare con lui lungo i marciapiedi di via Canneto, proseguire per l’antica via Petraro, fermandomi ogni tanto a salutare qualcuno, magari scambiare quattro chiacchiere, fingendo di non sentire l’abbaiare di Ciccio insofferente alle non preventivate fermate, per poi proseguire il felice cammino. Era il nostro appuntamento questo, mio e di Ciccio, riservato al sabato e alla domenica, quando ero libero dal lavoro, quello che mi portava da anni a Napoli, dal lunedì al venerdì, verso il Centro Direzionale, dove aveva sede l’ufficio in cui ero impiegato. Continua a leggere

vecchi

Erano solo dei vecchi?

Erano solo dei vecchi?

E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana.
Essa suona per te.

del dott. Raffaele Scala

Buongiorno Maurizio, sarà perché anch’io, non da oggi, appartengo agli anta, e il grigio dei miei capelli, nonostante, fortunatamente, goda di buona salute, mi porti inevitabilmente, egoisticamente, a prendere posizione contro questo massacro quotidiano dell’abusato termine: morti, ma erano vecchi con altre patologie…mi fa venire un poco brividi, facendomi prendere, ancora una volta, la penna in mano, o meglio il mio portatile per tornare a scrivere qualcosa su questo argomento, chiedendo scusa a tutti per la mia invasività letteraria. Sperando di non aver scritto eresie e di non scocciare troppo, porgo i miei saluti alla Grande famiglia di Libero Ricercatore. Raffaele Scala.

vecchi

vecchi

Sono solo dei vecchi, quante volte l’abbiamo sentito dire in queste settimane? Lo dicevano illustri professori, lo ripetevano i medici degli ospedali ed i giornalisti nei loro notiziari, amplificando una mezza verità.  Lo hanno detto fino alla nausea, inculcando nei ragazzi la convinzione della loro immunità presunta, fino a farglielo credere e così per troppe settimane hanno continuato a far finta di nulla, a riempire bar, pub e pizzerie, piazze, muretti e marciapiedi, incuranti di quello che accadeva intorno, nella loro città, nel Paese. Neanche per un attimo hanno pensato che se anche fosse stato vero, dovevano pur ritornare a casa, frequentare i genitori, i nonni, i parenti tutti e contagiarli, per, in alcuni casi, ammazzarli. A radicare la convinzione che in fondo era solo un influenza, che tutto sarebbe passato in fretta con l’avvento della prossima primavera, non mancavano famosi influencer, carismatici personaggi pieni di sé e vuoti di sostanza, capaci di condizionare, via rete, masse grige prive di gusto, stile e personalità. Continua a leggere

#iorestoacasa (archivio LR)

Il giorno più lungo e il principio di Peter

Il giorno più lungo e il principio di Peter[1]

del dott. Raffaele Scala

Maurizio, mi scuserai per questa mia voglia di mettere nero su bianco alcune mie riflessioni, alcune dure, come quelle che ti invio. Serviranno a me stesso, a chi mi legge per ricordarci di questi giorni, di questa storia, di queste vicissitudini. augurandomi che tu non sarai contrario a pubblicare questa sorta di diario dei giorni sospesi, miei come di altri milioni di cittadini costretti a questa sorta di arresti domiciliari. Sperando che tutto finisca presto e bene. Raffaele Scala

#iorestoacasa (archivio LR)

#iorestoacasa (archivio LR)

Il giorno più lungo è iniziato per noi italiani il 21 febbraio scorso, quando è arrivato l’annuncio, inatteso, del primo decesso in Italia, un giorno di cui non abbiamo ancora visto la fine e chissà quando ancora dovremo aspettare.[2] Nel tempo precedente, poco più di un mese fa, tra la fine di gennaio e quel 21 febbraio, avevamo guardato con sufficienza e disgusto le notizie che arrivavano dalla Cina, a quel focolaio partito dalla lontana, lontanissima, inarrivabile città di Wuhan, a quel mercato dove si vendevano animali vivi, tra cui i pipistrelli, piccoli mammiferi simili a topi di cui si nutriva la popolazione, da sempre, senza conseguenza alcuna. Notizia che ha tanto disgustato i nostri fini palati, facendoci pensare, con malcelata superba superiorità, a quanto fossero barbari questi musi gialli, mangiatori di topi, saziando e soddisfacendo il nostro presunto, sano razzismo. Luca Zaia docet! Nessuno ha pensato, probabilmente, di trovarsi davanti incolpevoli vittime sacrificali di un genocidio annunciato. Si legge che in Europa il contagio sarebbe partito dalla Germania, altri parlano dell’Austria, esattamente da Ischgl, una piccola, ma famosa località sciistica montana del Tirolo, al confine con la Svizzera,  affollatissima, con i suoi 239 chilometri di pista, dove sarebbe nato il primo focolaio a febbraio, ma si sarebbe taciuto per non rovinare la stagione turistica e far scappare le migliaia di villeggianti. Tutto in nome del dio denaro, del sacro profitto. Continua a leggere