Breve storia del calcio stabiese nel 1945 e dintorni
articolo del dott. Giuseppe Vollono1
Nel dicembre 2010 mi capitò di vedere, sul sito Stabiachannel, un’intervista realizzata per festeggiare il centenario del calcio a Castellammare di Stabia. Lo storico, nella circostanza, era l’avv. Canzanella che, in particolare, si era soffermato sulla stagione calcistica del 1945 avvalorando la rivendicazione di un titolo che, è bene dirlo subito, non è stato mai conseguito nella forma pretesa.
- Mi presento: sono Giuseppe Vollono, (Peppino per gli amici), nato a Castellammare di Stabia, in via Principessa Mafalda, ai miei tempi meglio conosciuta come ‘o vico ‘e l’acquaiuolo, da una famiglia originaria di Quisisana. Purtroppo sono vissuto poco nella mia Città, che amo profondamente, perché dalla 3^ media alla maturità classica, ho studiato in un collegio dei Padri Benedettini in provincia di Rieti per cui tornavo a casa solo per le vacanze. Ho frequentato l’Università a Napoli e, laureato in giurisprudenza, dal 1959 al 1999 sono stato Funzionario di P.S. raggiungendo la qualifica di Questore. Sono residente a Milano da anni e torno a Castellammare molto raramente cercando di far coincidere le mie fugaci visite almeno con una partita di calcio al “Menti”. Da ragazzo ho militato in squadre minori stabiesi: Juventus Stabia all’epoca di don Salvatore Russo (vinsi una Coppa Amici de “L’Unità” organizzata dall’UISP locale nell’estate 1951) e C.R.A.L. Marina Militare.
In considerazione del fatto che persiste a Castellammare la frenesia di vedere riconosciuto un titolo calcistico del 1945 che si presume conquistato in forma diversa da quella reale, ho pensato di spendere un po’ del mio tempo in una ricerca di documenti per ristabilire la verità su quel periodo. So bene che chi vive nella realtà del calcio stabiese – come i destinatari della presente – è conscio della reale situazione per cui la mia ricerca non porta nulla di nuovo ma quello che intendo è stimolare a far conoscere a tutti i sostenitori del calcio stabiese la realtà delle cose. In questo caso, quindi, mi sono assunto il compito di offrire lo strumento per uscire dal mondo dei sogni e vivere la dura realtà dei fatti concreti. Pertanto l’omissione della verità diventa, in questo caso, colpevole per mancanza di alibi. Mi assumo la responsabilità di quanto ho scritto. Sta a Voi ora valutare se renderlo di pubblica ragione per chiudere definitivamente un contenzioso inesistente che può essere nocivo alimentando spinte vittimistiche che non fanno di certo bene alla crescita della pura passione sportiva.
Cordiali saluti. Giuseppe Vollono, Milano. ↩