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Nella rubrica trovi una vasta raccolta di immagini raccolte sul territorio stabiese.

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Castellammare agli occhi di uno stabiese (Maurizio Cuomo)

Castellammare, 31 dicembre 2014 (Giuseppe Zingone)

Castellammare vista dal Campus ex Salesiani (Antonio Cimmino)

Castellammare vista da un fotoreporter (Genny Manzo)

Castellammare vista d’autore (Pietro Salvato)

EdisFoto (Enrico Discolo)

I colori di Stabia (Corrado di Martino)

La mia Stabia (Enzo Cesarano)

La suggestione del Faito (Agostino Guarino)

La XXX Sagra del Carciofo (Maurizio Cuomo)

Luci, ombre e colori della mia Città (Giuseppe Zingone)

Processione di Maria SS. Annunziata (Maurizio Cuomo)

Riflessi stabiesi (Giovanna Lombardo)

Stabiae: visione naturalistica (Ferdinando Fontanella)


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Tortano senza sale, il pane della Pasqua stabiese

articolo di Enzo Cesarano

Tortano

Tortano senza sale (produzione Casa del pane)

Il pane simbolo della tradizione cristiana è al centro della Pasqua, la più importante festività cattolica.

Proprio Cristo, nell’ultima cena, ci ricorda che Lui è il pane disceso dal cielo e sono suoi fratelli tutti quelli che spezzeranno e mangeranno in comunione l’alimento che ricorda il suo corpo.

Per meglio onorare la Pasqua da secoli in numerose località d’Italia si preparano i cosiddetti “pani di festa”; a Castellammare di Stabia, città dalla grande tradizione fornaia, si fa il Tortano senza sale: un pane azzimo, con mollica soffice e compatta.

I panettieri stabiesi per tradizione producono questo alimento solo il Giovedì santo, giorno in cui la chiesa celebra l’istituzione dell’eucarestia, seguendo una ricetta assai antica che in sostanza ha gli stessi ingredienti della Galletta: farina e acqua, senza sale e senza lievito. Continua a leggere

Le pacchianelle, una tradizione stabiese perduta

(di Enzo Cesarano)

La tradizione finisce quando non è più sentita nella cultura popolare. Questo, in estrema sintesi, potrebbe essere quello che è capitato alla processione natalizia delle pacchianelle1 di Castellammare che si è estinta agli inizi degli anni Settanta, a differenza della vicina Vico Equense dove tutt’ora si svolge il 6 gennaio.

Le Pacchianelle

Bambine travestite da pacchianelle (usanza del periodo natalizio) foto gentilmente concessa dal sig. Ugo Meli.

Il corteo dell’Epifania stabiese, organizzato dalla chiesetta di Sant’Anna a Licerta, era composto da bambine e giovani donne vestite con costumi della tradizione contadina e perciò definite pacchianelle.

Ogni pacchianella portava un cesto in cui la famiglia, in base alle possibilità economiche, offriva in dono a Gesù bambino prodotti tradizionali dei Monti Lattari e della penisola: agrumi, formaggi, pane, dolci, castagne, noci, polli, conigli… ecc. Partecipavano anche numerosi fedeli e sacerdoti portando una statua del Bambinello, il vero fulcro del Natale. Continua a leggere

  1. Il termine dialettale pacchianella, in lingua italiana contadinella, donna del contado, o anche villana, donna rustica, veniva attribuito affettuosamente alla contadinotta di generose forme, che ogni giorno era solita rifornire le case dei cittadini di generi alimentari freschi (uova, formaggi, insaccati, latte, burro nonché verdure ed altri prodotti dell’orto)
Luisella Viviani

Luisella Viviani

( breve biografia a cura di Enzo e Martina Cesarano )

Luisella Viviani

Luisella Viviani (Immagine tratta dal web)

Luisella Viviani nasce a Castellammare di Stabia, il 5 ottobre 1885, da Teresa Sansone, casalinga e Raffaele Viviano (il cognome per motivi artistici fu poi cambiato in “Viviani” dal fratello Raffaele) impresario teatrale presso “l’Arena Margherita” di Castellammare di Stabia.

Luisella Viviani - atto di nascita (archivio LiberoRicercatore.it)

Luisella Viviani – atto di nascita (archivio LiberoRicercatore.it)

La famiglia Viviano, in quel periodo non ebbe vita facile, infatti, pochi mesi dopo la nascita di Raffaele (tre anni più piccolo di Luisella), dovette fare i conti con una forte crisi economica. Questo episodio determinò la carriera artistica tanto di Luisella quanto del fratello: il padre decise di trasferirsi con tutta la famiglia a Napoli dove fondò il teatro “Masaniello”, celebre palcoscenico in cui debuttarono, nello stupore degli astanti, i due fratellini (Raffaele, aveva appena 4 anni).

Luisella, con quella sua aria zingaresca”, conquista, ben presto, l’attenzione e l’ammirazione degli intellettuali napoletani, come Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, i quali vedevano in lei l’interprete ideale delle canzoni popolari napoletane. Compiuti 16 anni entrò a far parte della compagnia di Salvatore De Muto, l’ultimo grande Pulcinella.
Fu così che Luisella si affermò, ottenendo un successo straordinario, cantando le canzoni composte dal giovane fratello Raffaele, come “Prezzetella”, “Bammenella ‘e copp”e quartiere” e “Fore ‘o vascio”, divenute famosissime grazie alle sue interpretazioni: “’E stroppole ‘e Luisella”. La collaborazione tra Raffaele e Luisella si interruppe, però, ben presto: la cantante, infatti, si ritirò dalle scene dopo il matrimonio con Arturo Vietri.
Vi ritornerà nel 1919, nella Compagnia del fratello, in qualità di prima donna, dove i grandi personaggi femminili, creati dal fratello, trovano in lei un’interprete impareggiabile, per la sua straordinaria forza espressiva e per la sua gestualità. Continua a leggere

Edda ci racconta Gigi

Continuando il racconto sulla vita di quel grande amico che è stato Gigi Nocera, abbiamo raccolto la testimonianza della Sorella Edda, che vive ormai stabilmente a Castellammare di Stabia. Nel racconto di Edda si profila il carattere gioviale e simpatico di Gigi, allegro giovane buontempone sempre pronto per una burla o uno scherzo. Si scopre, poi nella maturità, una persona ricca di interessi, grande lettore di libri, avido di conoscenza, desideroso di evolversi, come uomo, come padre di famiglia come cittadino.