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Pillole di cultura: Esplicito

a cura del prof. Luigi Casale

Esplicito è l’opposto di implicito.
La parola “implicito” la usiamo per dire “sottinteso”, quando vogliamo dire che una cosa, anche se in maniera non chiara e manifesta, è già contenuta nel discorso stesso.
“Era implicito” significa quindi: “anche se non l’ho detto, lo si doveva capire da quello che ho detto”. Così, al contrario, “esplicito” significa “detto chiaramente”.
Come termini tecnici della grammatica i due aggettivi significano: il primo, “implicito”, non sufficientemente spiegato; l’altro, “esplicito”, spiegato chiaramente. E vengono usati nell’analisi del periodo per indicare i due tipi (forma) con cui possono presentarsi le proposizioni dipendenti: o “non sufficientemente spiegate”, oppure “chiaramente spiegate”.

Rispetto a che cosa le proposizioni dipendenti possono apparire “non spiegate” (implicite) oppure “spiegate” (esplicite) ?
Rispetto a due elementi di analisi: 1) la persona del verbo; 2) il tempo dell’azione.
Agli studenti si insegna che quando la frase dipendente è espressa con un verbo di “modo finito”, cioè definito (i modi che hanno la coniugazione [ io, tu, egli, ecc.]: Indicativo, Congiuntivo o Condizionale) si chiama “proposizione esplicita”, cioè, chiara, spiegata. Quando invece il parlante utilizza un “modo infinito” cioè indefinito, come sono: Infinito, Participio, o Gerundio, si dice che essa è una proposizione implicita (non chiaramente spiegata).
E infatti, mentre le voci verbali di modo finito hanno elementi strutturali che ci indicano persona e tempo, quelle di modo infinito invece, nella loro struttura morfologica, non hanno quegli elementi (suffisso temporale e desinenza) per comunicarci la persona che fa l’azione e il tempo dell’azione. Se diciamo “canteranno” (cant-era-nno) si capisce che chi canta sono “essi” e che l’azione “avverrà nel futuro”.
Ma se diciamo “cantando” non si capisce chi canta (Cantando io? Cantando tu? Cantando essi?) né se ha cantato, canta o canterà .
“Cantando” indica, allora, solo una contemporaneità, un’azione che si svolge “contemporaneamente” all’azione del verbo della frase reggente, fatta dallo stesso soggetto del verbo reggente. Per precisare eventualmente che si tratta di un soggetto differente, devo dirlo espressamente: io cantando, essi cantando, tu cantando, ecc.
Procediamo con un esempio: “Viene cantando” indica che l’azione del cantare è presente, perché presente è il tempo di “viene”. E chi canta è la stessa persona che viene. Mentre in “vennero cantando” l’azione del cantare è passata come è passata l’azione del venire (venn-ero). E la stessa cosa possiamo dire della persona: chi canta sono “essi oppure esse”, perché essi/esse è il soggetto di vennero.
Tutto questo significa, come ho detto, che la forma “cantando” del verbo cantare non contiene elementi strutturali (suffissi o desinenze) che ci facciano capire chi fa l’azione; e in quale tempo – in assoluto – la fa. Perciò “cantando” è una proposizione implicita. Per farla esplicita devo dire: Viene mentre canta. Oppure: Vennero mentre cantavano. E in questo caso posso anche cambiare il soggetto della dipendente: Viene (lui) mentre (io) canto, e rispettivamente, Vennero (essi), mentre (noi) cantavamo.

Chiusa questa breve (e sostanziosa) parentesi, più adatta ai mie amici scolari e studenti, che però fa bene anche a noi perché ci fa ricordare di quando si andava a scuola e nello stesso tempo ci fa comprendere meglio, adesso, il significato dei due termini, esplicito e implicito, usati – in questo cantesto – con l’accezione propria del linguaggio della grammatica, vediamo ora le altre possibili accezioni, o meglio, il significato originario (etimologico) delle due parole.
Il senso resta, comunque: “spiegato” per esplicito, e “non-spiegato” per implicito.
Ma perché?

Qui ci vuole un po’ di latino. E mi aiutino adesso gli studenti liceali!
Se avremo pazienza, vedremo “spiegarsi” (quasi che uscissero dalle pieghe di un cartoccio) davanti agli occhi – e all’intelletto – una serie di parole, tutte collegate alla stessa radice di “implicito ed esplicito” ( il verbo latino plico/plicui/plicatum/plicare).
Il verbo latino “plico/plicare” significa infatti proprio: piego, faccio una piega, avvolgo, accartoccio.
Scusatemi! Qualche studente liceale mi sta suggerendo che il gruppo consonantico latino “pli” (di plico) in italiano è divenuto “pie”
(p l i c o = p i e g o).
Allora, di conseguenza: ex-plico = porto fuori dalla piega, spiego.
Come pure: in-plico = metto dentro la piega, chiudo nel plico (ecco un’altra parola italiana collegata al verbo latino plico!), quindi nascondo.
E così abbiamo spiegato (!!!) il significato di esplicito e implicito, nonché quello di plico (parola dotta molto utilizzata negli uffici postali, per dire busta o involucro). E, sperando che il discorso sia più chiaro (esplicito !!!) ora, affido a voi il compito di continuare l’approfondimento semantico e la ricerca lessicale dandovi l’avvio con qualche accenno, implicito (!!!) nel quadro sintetico che segue.
Consigliandovi, inoltre, di andarvi a rileggervi il lemma “semplice” già pubblicato nella stessa rubrica “pillole dicultura”.

QUADRO SINTETICO (o schema riassuntivo)
Dal verbo latino: plico / plicui / plicatum / plicare derivano:
Ad+plico = applico (adatto … nel plico o alla piega)
Cum+plico = complico (metto insieme … nel plico o nella piega)
Ex+plico = explico (porto fuori … dal plico o dalla piega)
In+plico = implico (metto nel plico o nella piega)
Re+plico = replico (piego di nuovo)
Du+plico = duplico (piego due volte)
Tri+plico = triplico (piego tre volte)
Multi+plico = moltiplico (piego molte volte)

P.S. Lo stesso meccanismo di formazione (metaforico-semantico) si è ripetuto successivamente con l’uso della parola “volta” (da
“voluta” [= avvolta], a sua volta – lupus in fabula ! – derivata da volvo [ = volgere, rotolare, far girare]); quando diciamo: “Prima volta”,
o: “C’era una volta”, oppure: “Due o tre volte”.

L.C.