Archivi tag: faito

La terrazza del dottore

Escursionisti stabiesi

( Immagini itineranti )

Un tratto pietroso del percorso (foto Maurizio Cuomo)

Un tratto pietroso del percorso (foto Maurizio Cuomo)

Le immagini in galleria sono tutte coperte da diritto d’autore (© www.liberoricercatore.it), per un’eventuale utilizzo, di qualsiasi ambito sia, è richiesta la citazione della fonte (foto: Escursionisti stabiesi, tratte dal portale www.liberoricercatore.it), previo liberatoria da richiedere in ogni caso a liberoricercatore@email.it.


La Terrazza del Dottore

( Scheda tecnica del percorso )

Itinerario:
Campo del Piro (1128 m) – Terrazza del dottore (1268 m).

Durata:
1 ora e 30 minuti (compreso ampie soste di rilevamento).

Lunghezza:
3,5 km circa.

Difficoltà:
E (Escursionistica – media difficoltà).

Dislivello:
140 mt.

Tipo di percorso:
Questo breve percorso è prevalentemente a carattere agevole e turistico: il primo tratto che ha inizio al “Campo del Piro”, si snoda su di un sentiero largo e ombroso, con piano di calpestio in terra battuta che attraversa una bellissima faggeta. Uscendo dalla faggeta ha inizio un sentiero pietroso, ben marcato e soleggiato. Il tratto mediano in sterrato è leggermente in pendenza e potrebbe risultare meno agevole, per la presenza sul percorso di radici esposte e di qualche roccia (ostacoli che comunque non comportano particolari difficoltà di attraversamento). Il punto di arrivo, è un vero e proprio terrazzamento naturale in pietra calcarea, di straordinaria panoramicità.

Punti d’acqua:
Non presenti.

Segnaletica:
Presenti segnali in vernice bianco/rossa C.A.I., inoltre l’ingresso del sentiero è evidenziato da un cartello in legno di Legambiente.

Tipo di vegetazione:
La parte iniziale dell’itinerario attraversa una porzione della maestosa faggeta del Faito, si prosegue poi, nel tratto mediano su di un sentiero esterno ed assolato scoperto da vegetazione, per arrivare poi, nella parte finale, alla pietraia della “Conocchia” caratterizzata da una vegetazione di tipo erbacea.

Punti d’interesse:
Straordinari gli aspetti naturalistici e paesaggistici che il percorso offre.

Osservazioni:
Un percorso affascinante ed emozionante. L’escursionista inizia questa passeggiata accompagnato dalla rilassante penombra della faggeta, un ambiente fiabesco dove la vita per incanto sembra essersi fermata. L’apparente monotonia del Faggio viene ad un tratto spezzata, quando si esce dal bosco, vi sembrerà di attraversare uno “Star gate” che vi proietterà in un ambiente del tutto diverso dal precedente, ricco di vita, suoni e colori. Numerose e leggiadre farfalle, tra le quali riconosciamo la Lasiommata maera (Linnaeus, 1758) e la Melanargia arge (Sulzer, 1776) e un gran numero d’altri insetti, svolazzano tra una moltitudine di fiori profumati e colorati. Immobili lucertole si riscaldano al sole nell’attesa di qualche preda, una inerme lumaca (Limax sp.) sprovvista del suo guscio semplice e spettacolare nei movimenti, un nugolo di uccelli cinguettanti che vola qua e là di cespuglio in cespuglio. All’incanto appena descritto va ovviamente aggiunto l’impareggiabile panorama che il percorso offre, uno senario mozzafiato vi apparirà una volta arrivati alla “Terrazza del dottore”, vi sembrerà di stare sulla prua di una nave, dalla quale è possibile ammirare la Penisola sorrentina che s’immerge nel turchese del Mar Tirreno dividendo così di fatto il golfo di Napoli da quello di Salerno.


Galleria Fotografica

Continua a leggere

Faito: dai tralicci enel a Tralia

articolo di Maurizio Cuomo

Carissimi amici quest’oggi vorrei condividere con voi la bella escursione fatta domenica mattina, in compagnia del dott. Raffaele De Luca, noto medico di famiglia stabiese, appassionato come noi di natura e di camminate montane.

Traliccio Ovest

Traliccio sul versante Ovest

Dandoci appuntamento a Quisisana alle ore 7,00, quando ancora il sole non aveva del tutto riscaldato l’umida aria notturna, ben coperti ed equipaggiati del minimo indispensabile: cappellino di lana, un po’ d’acqua, roncola alla mano (lui), macchina fotografica (io), mandarini e qualche caramella, ci siamo incamminati ed abbiamo esplorato e portato a termine un percorso molto suggestivo, che con nostra assoluta soddisfazione ci ha anche regalato qualche bella sorpresa, ma andiamo per ordine: intenzionati a raggiungere il traliccio enel che serve il costone est del Faito e non essendoci riusciti in una precedente “sortita”, armati di pazienza, di passione e soprattutto di sana, caparbia curiosità (nessuno di noi due aveva mai fatto il percorso), siamo partiti dai piedi dello scalone di Fontana del Re, tagliando dapprima in trasversale il bosco di castagni di Quisisana, poi, imboccando il rinomato sentiero dell’Angelo, siamo giunti dopo diversi minuti di cammino al cosiddetto “Pertuso” in località Pizzo delle Monache, per poi raggiungere (a pochi passi) uno dei curvoni dello stradone del Faito. Continua a leggere

Passeggiata a monte Faito

tratto da “Le Acque e il Maestrale ” di Piero Girace

Volendo dare un ulteriore contributo culturale al nostro portale, quest’oggi propongo la lettura di un brevissimo racconto narrativo, di Piero Girace, che con fare poetico e da vero scrittore, fa rivivere Quisisana, luogo incantato, purtroppo, abbandonato!!!

Buona lettura. Maurizio Cuomo.

Faito in particolare (6)

Monte Faito – La strada fra i boschi

Agosto fa desiderare le grotte con gli stalattiti, gli eremi selvosi degli anacoreti. Il vento non vuol discendere alle marine, che sono gremite di bagnanti e splendono, orgiastiche, sul mare; se ne sta tranquillo e stracquo sulla vetta di Monte Faito, dove le vacche si aggirano mansuete sul pianoro e digrumano l’erba aromatica. Andiamo, dunque, incontro al vento e alla montagna. Numerose sono le strade che portano a monte Faito. Due io ne conosco, tutte e due bellissime; l’una breve e faticosa, che si arrampica – più che strada mulattiera – sul dorso della montagna, nei pressi del santuario dell’arcangelo Raffaele, dove crescono i sorbi selvatici e la roccia viva rompe le zolle; l’altra, lunga e comoda, che si attorce in lenti giri alla montagna, la quale rivela a poco a poco la sua potenza di volume e la sua flora rigogliosissima.

Base di partenza Castellammare o Quisisana. Quisisana non è ancora la montagna. Vi sono le ville, l’albergo reale, i borghi, le parrocchie, le conversazioni ed Continua a leggere

Per il Santo Natale la Madonnina del Faito “torna a casa”

editoriale di Maurizio Cuomo

Giovanni Grammegna, Emilio Leggero e Carmine Passaro

Giovanni Grammegna, Emilio Leggero e Carmine Passaro

Carissimi, a seguito degli articoli pubblicati sulle più svariate testate giornalistiche, tra cui: Il MattinoANSA, POSITANONEWS, BLIZ quotidiano, quest’oggi mi ritrovo a scrivere nel tentativo di mitigare e stemperare l’atmosfera surreale che si era venuta a creare in prossimità del Santo Natale. Ebbene per chi non fosse per nulla informato dei fatti dirò che su segnalazione del noto gruppo podistico ANTARES STABIA alcuni giorni fa è stata ritrovata la statua della Madonna sparita circa un mese fa dalla suggestiva edicola posta negli anni ’50 in località “Montagna spaccata” del Faito. Purtroppo, la statua, divelta da mani ignote dal suo alloggio, è stata ritrovata letteralmente in frantumi, in uno dei tornanti dello stradone. A tal proposito, si è quindi parlato di satanismo stabiese, infangando ancora una volta il buon nome della nostra Castelllammare.

Continua a leggere

Escursione al Faito ( con fuga, caduta e lieto fine )

Escursione al Faito
( con fuga, caduta e lieto fine )

escursione faito

escursione faito

Visto che sul sito c’è una sezione dedicata agli escursionisti ed io ero uno di questi, voglio raccontarvi dell’esperienza che vissi da giovane sul MONTE Faito.
Dunque. Ci recammo a piedi sul Faito. Poteva essere il 1975 credo. Eravamo io, Peppe Guarracino, Giovanni Caliendi, la buonanima di Mario Vascuotti e l’intramontabile Gennarino ‘a fune, così da noi soprannominato per la sua particolare predilezione all’uso della corda (il fratello, Luigi, lavorava alla Corderia!). Arrivati in cima, e preso un caffè nella piazzetta della Funivia, ci recammo verso il “Molare”, ma dopo poco, su un sentiero poco battuto dai viandanti, venimmo inseguiti da un uomo inferocito con un rastrello in mano: avevamo invaso il terreno di Pasquale Limolo (vicano noto all’epoca per il suo carattere burbero, che noi, presi dall’orgoglio stabiese, apostrofammo così: “Vicaiuòòòòò!”, ahahaha, che ricordi!).
Perché dico ciò? Perché durante la fuga, Giovanni cadde in una scarpata di pochi metri. Noi dicemmo cose del tipo “Giuvà, aizete, ca nun t’he fatte niente!”.
Anche perché nel frattempo Pasquale Limolo aveva desistito dall’inseguirci. Ebbene, non ci crederai, ma all’interno della scarpata, insieme a Giovanni dolorante e impossibilitato ad alzarsi, c’era un lupo (o almeno a noi così parve!), che era giunto da un altro passaggio dal basso.
Forse era un cane feroce, ma era davvero spaventoso. Peppe scappò. Ancora oggi, quando lo vedo in villa la mattina, gli ricordo l’accaduto e lui mi guarda con quello sguardo enigmatico e mi dice: “Catié, tiene sempe ‘na capa ‘e merda!” (scusatemi l’espressione).
Rimanemmo io, Mario e Gennarino, il quale calò la fune (che una volta tanto serviva!).
Giovanni piangeva dalla paura. Tra l’altro lui era un ragazzo! Non riusciva ad afferrare la fune. Io mi appellai ai Santi a cui ero devoto, mentre la buonanima di Mario cercava di chiamare aiuto, ma si rese ben presto conto che nessuno lo avrebbe soccorso.
Ad un tratto Mario ebbe il colpo di genio. Si calò nella scarpata e lanciò, come ultimo gesto, i biscotti di Castellammare che aveva con sé a titolo di merenda al cane lupo. Quello se li mangiò! E’ proprio il caso di dire che Stabia salvò il povero Giovannino da una mozzicata sicura! Dopo, tiratolo fuori, prendemmo anche in giro il cane, chiamandolo vicaiuolo!
Ed è così che si concluse questa vicenda. Stabia è grande!

Catello Graziuso de’Marini