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Piastrella 45 c (foto Enzo Cesarano)

Le piastrelle artistiche stabiesi

LE PIASTRELLE NON VENGONO RIMOSSE!

28 luglio 2019 (ore 14.00): Con un nuovo comunicato, l’ufficio stampa del Comune di Castellammare di Stabia, chiarisce ed assicura che le piastrelle artistiche stabiesi (opera dell’artista napoletana Diana Franco1), non verranno rimosse…

Questo il messaggio: Le nuove piastrelle per la numerazione civica non andranno a rimpiazzare le piastrelle artistiche presenti in città, che resteranno intatte e affiancate a quelle che saranno presto installate su tutto il territorio cittadino“. 

IL NOSTRO APPELLO ALLA CITTADINANZA

28 luglio 2019 (ore 7.00): Proteggiamo quello che ancora resta dei meravigliosi numeri civici maiolicati di Castellammare!!!

Il Comune (il 27/07/2019) ha annunciato che in città a breve saranno rimpiazzati i vecchi numeri civici con un modello unificato.

Questo il messaggio: Tutte le targhe cittadine con i numeri civici saranno rimpiazzate e uniformate con un modello unificato per un miglior decoro urbano dal centro ai quartieri“.

Noi vi chiediamo un solo favore, una preghiera, quando toccherà al vostro portone, chiedete che la nuova numerazione sia affiancata alla vecchia… lasciate le antiche maiolichette in sito (rappresentano una peculiarità cittadina, memoria stabiese che altrimenti andrà perduta). Non commettiamo l’ennesima fesseria!!!

Piastrella 45 c (foto Enzo Cesarano)

Piastrella 45 c di Via Annunziatella (foto Enzo Cesarano)

13 marzo 2019: “Salve, allego immagine fotografica con il numero civico 45C di Via Annunziatella (non presente in galleria). Cari saluti. Enzo Cesarano.


a cura di: Maurizio Cuomo e di Ferdinando Fontanella

( articolo del 2004 )

La “stabianità” illustrata da una serie di piastrelle decorate.

Le piastrelle artistiche stabiesi sulle quali è apposta la numerazione civica degli edifici cittadini, da numerosi anni richiamano con garbo, semplicità e realismo, l’attenzione su scorci e simboli della città di Castellammare di Stabia.

Opere dell’artista partenopea Diana Franco, le piastrelle artistiche offrono un microracconto di facile fruizione per cittadini, turisti e passanti occasionali.

E’ quello che oggi rischiamo di perdere, a causa della progressiva sostituzione delle vecchie piastrelle dei numeri civici (presenti all’ingresso degli edifici stabiesi), con i freddi e stereotipati numeri moderni.

Una peculiarità che per numerosi anni ha caratterizzato la città delle acque, del castello, degli scavi archeologici, del cantiere navale, ecc. ecc.

Con la presente galleria di immagini, i curatori intendono salvaguardare ed omaggiare le piastrelle ancora presenti e che per anni ci hanno tenuto compagnia dando un tocco di colore artistico alle strade e ai vicoli cittadini, un patrimonio che giorno dopo giorno va riducendosi per la mancata lungimiranza e l’imponderata leggerezza di qualcuno.

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Galleria fotografica

(foto Ferdinando Fontanella, Maurizio Cuomo, Corrado Di Martino, Enzo Ceasarano & Salvatore Avella)

Va da sé che s’invita il lettore a prestare maggiore attenzione alle piastrelle ancora in uso, al fine di segnalare alla nostra Redazione l’indirizzo del civico, qualora il decoro di qualcuna di esse non risulti ancora censito nella presente galleria di immagini.


Nota:

  1. Molte opere di Diana Franco sono attualmente oggetto di restauro per la conservazione del patrimonio pubblico e fanno parte della tutela ministeriale dei Beni della Soprintendenza
Mastro Antonio, ritratto da U. Cesino

La pizza, le palme e le scope

articolo di Ferdinando Fontanella

Mastro Antonio, ritratto da U. Cesino

Mastro Antonio (ritratto dal M° Umberto Cesino)

Pizza, palme e scope. Questi tre termini, che indicano rispettivamente la pietanza più celebre della cucina italiana, un gruppo di piante e un manufatto che serve per spazzare, all’apparenza non hanno nulla in comune. Eppure, vi assicuro, esiste un nesso che li unisce indissolubilmente. Un legame forte fatto di rispetto per le tradizioni, amore per la natura e onesto e duro lavoro.

Per capire di cosa sto parlando è bene iniziare questo discorso partendo da un posto a noi tutti famigliare, la pizzeria. Un luogo stupendo, puoi entrarci nel pieno della calura estiva o in una gelida sera invernale e la pizzeria ti accoglie sempre con una piacevole sensazione di caldo che sa di buono, quello che solo la legna che brucia può regalare. I nostri sensi sono poi inebriati dai sapori e dagli odori, in bocca l’acquolina perché nella mente già pregustiamo la specialità che il pizzaiolo,  vestito di candido bianco, di lì a poco ci preparerà. Continua a leggere

Maruzzone

Maruzze e maruzzare…

articolo di Ferdinando Fontanella

Maruzzone

Maruzzone

“So’ doje maruzze: una fete, e ‘n’ata puzza…”.

Erano i primi anni Ottanta e, se la memoria non m’inganna, questo curioso modo di dire, usato dal nonno per evidenziare la monellaggine dei nipoti, è stato il mio primo incontro con le maruzze.

Solo dopo qualche tempo ho effettivamente capito cosa fossero e ho un preciso ricordo di questo evento. Un ricordo concreto di caldo e pioggia.

I temporali di fine estate inducono sensazioni contrastanti, per certi versi sgradevoli … per altri piacevoli, un po’ come gli abiti indossati in queste bizzarre giornate: pantaloncini corti e zoccoli ai piedi, memori del caldo appena svanito, maglione pesante e berretto di lana, infilati in fretta e furia, per il freddo improvviso.

Era settembre e principiava il tramonto, quando l’acquazzone esaurì il suo vigore. Mentre la pioggerellina andava ancora scemando, qualcuno pronunciò una domanda dal sapore retorico: «Andiamo a cercare le maruzze?».

Infervorati dall’allettante proposta noi bambini, abbigliati alla meno peggio, iniziammo furiosamente ad equipaggiarci. Facemmo razzia di barattolini e lattine, bottiglie dal muso largo e panierini, insomma prendemmo tutto ciò che poteva contenere le ambìte prede, che andavamo a scovare tra i fili d’erba e gli anfratti dei muri a secco.

Partimmo dal basso, dalla via Vecchia Pozzano, e procedendo a zig-zag lungo gli immensi scaloni dei terrazzamenti agricoli, arrivammo al culmine dell’immenso “Chiazzone delle Camarelle”. Lungo questo faticoso tragitto tra orti arborati, vigne e uliveti profumati di erba e terra bagnata, praticammo la nostra fruttuosa raccolta.

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Scatti d’Autore: Ferdinando Fontanella

Stabiae: visione naturalistica

Ippocastano in fiore… in primavera, vi aspetta al viale d’ingresso alla Reggia di Quisisana.


 

Galleria fotografica del naturalista stabiese Ferdinando Fontanella Continua a leggere

Purchiacchielli a fungetiello ( Portulaca a funghetto )

Su gentile concessione del naturalista stabiese dott. Ferdinando Fontanella.

purchiacchielli

purchiacchielli

La pianta che nel dialetto stabiese è conosciuta come “Purchiacchiello” è per la nomenclatura scientifica Portulaca oleracea L. In Campania è nota anche come: Perchiacchiella, Porchiacca, Porcellana, Chiaccunella. Si tratta di una pianta erbacea annuale, dal portamento prostrato con fusto e foglie succulenti di colore verdastro con riflessi rosso-bruno. I rami primari e secondari spessi come il fusto principale determinano un accrescimento radiale della pianta che arriva ad occupare aree con diametro superiore anche a 60 cm . per tale motivo gli Arabi l’hanno denominata baqla hamqa, che significa ‘pianta pazza’ o ‘pazzesca’ a causa del modo in cui i rami si estendono per terra senza alcun controllo. Si tratta di una pianta infestante delle colture orticole, originaria dell’Asia, oggi diffusa in tutto il mondo. La Portulaca è interamente commestibile ed è conosciuta fin dall’antichità come importante pianta alimentare e medicinale. La tradizione contadina stabiese annovera due metodi per cucinare i purchiacchielli. Continua a leggere