L’Ippocampo ritrovato
( muto testimone dell’antico splendore delle Terme stabiane )
articolo del Sig. Riccardo Scarselli
Era un pomeriggio del 1958, e mi interessava seguire mio padre Franco Scarselli; standogli a fianco le giornate non erano mai uguali, quanto apprendevo era un qualcosa di nuovo che mi portava al normale dibattito che si ha a quell’età con il proprio io.
È vivo ancora in me quel dopo pranzo, ci recammo alla maestosa fabbrica di ceramica Solimene a Vietri sul mare e già l’apparire di quella costruzione così inconsueta mi diede una certa impressione che fu ancora più forte quando nell’entrare, un uomo con fare cortese e sorridente ci venne incontro, era colui che mio padre chiamava affettuosamente, per il consolidato rapporto, < Cenziniello >, il titolare di quel magnifico opificio, il quale cortesemente ci invitò a fare un giro per i 4 piani dove avveniva la lavorazione a mano con singoli e particolari disegni sull’oggettistica in ceramica dei più svariati tipi.
Ricordo che quando ritornammo all’ingresso, nell’area operativa del titolare, la discussione di circa 2 ore si imperniò sulla sfumatura tra il giallo ed il verde di un cavalluccio marino che doveva sostituire gli usuali getti d’acqua in acciaio delle mescite dei banchi delle Terme di Castellammare.
Il ricordo di questo particolare oggi mi evidenzia le due figure, quella di chi conosceva la trasformazione del colore durante la cottura nei forni e la parte artistica di mio padre acquarellista ed affascinato sempre dal simbolo dell’ippocampo come fonte e difensore delle acque.
Dopo aver raccontato questa storia alla famiglia Solimene……… immaginate la gioia che ho avuto nel ricevere in dono dai SOLIMENE uno di quegli ippocampi ritrovato tra gli archivi della fabbrica: G R A Z I E.