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‘E furastiere

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera ) 

Furastiere alle Terme Stabiane (particolare di una cartolina d'epoca).

Furastiere alle Terme Stabiane (particolare di una cartolina d’epoca).

Come tutti i miei concittadini sanno, una volta le Terme stabiane si trovavano “fora ‘o cantiere”: proprio di fronte all’entrata principale del Cantiere Navale. L’interno delle Terme era architettonicamente armonioso e ben proporzionato tra gli spazi coperti e quelli all’aperto. Con pochi angoli e con dei graziosi padiglioni retti da colonne. Niente a che vedere con il freddo e squadrato cemento delle attuali terme.
Quelle preziose acque, che da secoli arrecano tanti benefici alla salute di chi ne fa accorto uso, avevano colà trovato degna residenza. Quel luogo ameno e tranquillo veniva raggiunto al mattino presto da molti stabiesi. Chi vi arrivava a piedi, chi col tram (quando esisteva ancora e che attraversava tutta la città, dalla Ferrovia al Cantiere) o con l’autobus. Ci si andava per curarsi dai veri o presunti acciacchi, ed anche per incontrarsi con gli amici, i conoscenti e magari pettegolare sugli uni e sugli altri, sui risultati calcistici delle “vespe”, cioè dello Stabia, la squadra di calcio locale, della situazione generale del paese e del Cantiere il cui lavoro non sempre era assicurato. Continua a leggere

Il pranzo degli operai del cantiere

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

pranzo degli operai

pranzo degli operai

Negli anni “30” nelle fabbriche si effettuava l’orario continuato, cioè si entrava al mattino e fino a sera non si usciva, pranzando sul posto di lavoro; ma non esistendo la sala mensa né tantomeno la cucina, si mangiava dove si poteva: accanto al posto di lavoro, su una cassa di legno, sulle lamiere, su qualsiasi posto dove ci si potesse sedere. Io per quel poco che ho lavorato in cantiere, mi ero trovato un posto su un MAS in disarmo.

Allora esisteva presso il Cantiere una “Scuola allievi operai” dove al mattino si studiavano le materie scolastiche, corrispondenti grosso modo a quelle delle scuole medie con l’aggiunta di una materia tecnica inerente il mestiere che si era scelto: saldatore, carpentiere, tracciatore, ecc. Il pomeriggio il capo-masto in officina insegnava il mestiere. Il mio pranzo consisteva il un “filone” di pane condito con una buona spalmata di sugna che mia madre mi preparava il mattino presto. Naturalmente col passare delle ore, al momento del pranzo, quel condimento così modesto si solidificava e quindi poco appetibile. Allora si prendeva questo pane e lo si poneva, appoggiato ad un pezzo di lamiera, sui carboni ardenti che bruciavano dentro i fornetti che servivano ad arroventare i chiodi che venivano poi ribaditi dai calafati per unire le lamiere che costituivano le fiancate delle navi in costruzione. Insomma un barbecue rudimentale. Col caldo la sugna si scioglieva impregnando di un buon sapore tutto il pane.

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Librerie a Castellammare negli anni ’30: Canzanella

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Il "Quaderno Stabia" di Canzanella

Il “Quaderno Stabia” di Canzanella

In quegli anni frequentavo la scuola elementare che si trovava nel palazzo della stazione meteorologica in Piazza Municipio. Per raggiungerla, da Santa Caterina dove abitavo, percorrevo tutta via del Gesù. Poco dopo la chiesa e prima di arrivare in Piazza Municipio, a sinistra, sotto l’androne di un palazzo c’era un negozio di dolciumi con le vetrinette poste a fianco del portone. Era una piccola fabbrica anche di biscotti ed io, ogni tanto, quando avevo a disposizione qualche centesimo o soldino entravo in questo androne e chiedevo di darmi il corrispettivo in biscotti rotti, quelli cioè che si erano danneggiati durante la confezione e non potevano essere messi in vendita. La nostra domanda era sempre la stessa: “Signò mo date nu sordo e mozzicone?”. E da questo negozio uscivamo con dei cartocci piene di prelibatezze che ci consolavano durante l’intervallo fra una lezione e l’altra. Continua a leggere

La Villa Comunale

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Caro Maurizio, quando una persona invecchia, e per ragioni diciamo… naturali non ha più gli amici di un tempo, si rifugia in famiglia e nei ricordi. Ogni fatto, ogni cosa attuale lo riportano al tempo che fu. Capita naturalmente anche a me. Questa volta è successo mentre rileggevo “‘A Villa Comunale”, una bellissima poesia del grande Eduardo.

'A Villa Comunale (poesia di Eduardo)

‘A Villa Comunale (poesia di Eduardo)

L’incanto di questi versi mi hanno riportato indietro negli anni, quando ero ragazzino. Quando, se c’era una festa, nei viali della nostra bella villa si schieravano numerose bancarelle, addobbate con lampadine colorate e festoni multicolori anch’essi. Il frastuono di trombette e trombettelle, il vocio e i richiami dei genitori che raccomandavano ai loro scugnizzielli di non allontanarsi troppo per non perdersi tra la folla. Continua a leggere

Operette e sceneggiate alle Terme

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Le Terme stabiane (anni '30)

Le Terme stabiane (anni ’30)

Negli anni 30 d’estate, molti spettacoli teatrali si svolgevano alle Terme Stabiane (le vecchie Terme, quelle “fora ‘o cantiere”). Il palcoscenico e la platea venivano allestiti nello spazio che normalmente era frequentato da chi di giorno faceva la cura delle acque, bighellonando in attesa delle conseguenze delle bevute… Di sera, quando iniziavano gli spettacoli, dalla montagna scendeva una frescura che induceva molte signore a tirare fuori “lo scialletiello” e coprire le loro spalle o i pargoli che tenevano in braccio. Oh! come ricordo bene quel fresco. E quanta nostalgia e quanti ricordi mi suscita! Molte famiglie assistevano regolarmente agli allestimenti di “Operette” e “sceneggiate”. Di queste ultime una delle Compagnie più apprezzata era quella denominata “Cafiero e Fumo”, che erano i capocomici. Una superstite di questa dinastia di attori dialettali ha partecipato una quindicina di anni fa ad un noto film di Luciano De Crescenzo. Continua a leggere