Giugno, un anno a Castellammare
di Giuseppe Zingone
Si allungano le ore e le giornate traboccano di luce come il sole che si specchia nell’acqua di un vaso troppo pieno, giunto al colmo. Molta, troppa l’indignazione e la rabbia a cui è appesa la pazienza del cittadino stabiese, una calma millenaria di uomini e donne lavoratori instancabili nell’industria e in famiglia oggi messa in discussione da un gruppo dirigente senza idee, che come unica soluzione conosce la logica dei tagli. Questione di bilancio si dirà… questione di vita io rispondo!
Oggi percorrono i nostri già troppo esasperati nervi, pensieri indicibili, ira e sgomento, non ci si vuole arrendere all’ineluttabile, grida senza risposta salgono al cielo bypassando politici inerti, molli come le loro sedie imbottite e sempre vuote, una Città vede affondare le proprie speranze come un varo (l’unico) finito male.
Il futuro della mia gente è buio, Giugno porta calore, sudore e spossatezza, è mai possibile che con tanta luce tutto è ottenebrato? E per i nostri figli quale risposta? L’unica scelta deve per forza essere il male che non vogliamo?
Nuove generazioni forzatamente intravedono un futuro che i loro predecessori dovettero a malincuore abbracciare, la storia si ripete, l’emigrazione presso un golfo che non è il proprio, verso una terra nella quale non si ha radici, sotto un cielo bigio e velato di sacrifici.
Tenete duro, servitevi del diritto non della forza, chiedete ai vostri figli, mogli e familiari di opporsi alla devastazione del proprio futuro, opponetevi, boicottate… perché il lavoro è VITA, il lavoro è DIGNITÀ, il lavoro è SPERANZA e senza queste Castellammare è morta.
Ladispoli, lì 25 maggio 2011