Archivi tag: Giuseppe Zingone

George Bradshaw, immagine wikipedia

Castellammare nella guida Bradshaw

Castellammare nella guida Bradshaw

di Giuseppe Zingone

George Bradshaw, immagine wikipedia

George Bradshaw, immagine wikipedia

George Bradshaw nasce a Pendleton, in Salford (Lancashire) il 29 Luglio 1800 e muore di colera in Norvegia durante un viaggio il 6 settembre 1853.

Fu un cartografo, incisore e un editore, il suo nome è tornato in auge negli ultimi anni grazie ad un giornalista e politico britannico Michael Portillo che insieme alla BBC Two, ha realizzato dei documentari basati sulla famosa guida Bradshaw del 1863 sul Great British Railway Journeys. Questa fortunata serie ha suscitato nel pubblico un rinnovato interesse per i viaggi in treno e per la guida Bradshaw, tanto che la BBC Two, insieme con Portillo ha deciso di uscire fuori dai confini britannici per realizzare una nuova serie di puntate intitolate Great Continental Railway Journeys. Inconsapevoli che di lì a poco il Regno Unito si sarebbe separato dall’unione europea, con non pochi strascichi e polemiche.

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Dragut il Corsaro

Dragut il Corsaro

Dragut il Corsaro

di Giuseppe Zingone

Dragut il Corsaro

Dragut il Corsaro (immagine reperita dal Web)

Dragut, Turghut Reis, Darghout Rais, Turhud Rais, Dargut (Bodrum, 1485 – Gozo, 25 giugno 1565), Corsaro ed ammiraglio dell’Impero Ottomano

Quali nozioni abbiamo della Corsareria e della pirateria in generale? Forse i più fortunati avranno ricordi scolastici della battaglia di Lepanto, lo scontro tra due modi di vivere completamenti diversi che nel 1571, pose fine all’avanzata dell’Impero Ottomano in Europa. Oggi questi eventi sembrano ripetersi, ma sostanzialmente il mondo è cambiato e tutto si è ridotto ad una guerra tra popoli ricchi e popoli poveri, dove spesso i meno fortunati muoiono.1

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  1. Per comprendere il fenomeno della pirateria, della corsareria potrebbe essere utile leggere questi articoli correlati: La Madonna della MisericordiaL’arte calpestata, le riggiole a Castellammare, Sinan Pascià e le sette C.
Lungomare stabiese (foto Giuseppe Zingone)

L’acqua la paghiamo noi!

L’acqua la paghiamo noi!

di Giuseppe Zingone

È appena trascorsa una settimana da quando sono tornato a Castellammare. Avevo bisogno di cure termali ma ahimè, sono costretto a recarmi alle Terme Vesuviane di Torre Annunziata, si perché noi le terme le avevamo, una volta.

Lungomare stabiese (foto Giuseppe Zingone)

Lungomare stabiese (foto Giuseppe Zingone)

Sabato sera, mi reco in villa comunale col mio piccolo di quattro anni, la villa è bella ed inorgoglisce cittadini residenti e non. Alessandro giocando cade e ci rechiamo ad una vicina fontanina a bagnare le mani ed il viso rigato dalle lacrime del primo dolore. Premo il bottone ed una ridente cascatella d’acqua lenisce il rossore delle mani screpolate dalla caduta. Continuo la mia strada per raggiungere il Miramare ed un uomo brizzolato, baffuto, sulla sessantina mi chiama: Signore, signore, l’acqua si chiude, perché questa la paghiamo noi!
Accompagnato dalla consorte e dal suo altissimo senso civico questo orgoglioso stabiese, mi ha fatto notare che quello che io presumevo un bottone a pressione, tale non era e che andava chiuso a mano, cioè ritratto nella direzione opposta. Nel ringraziarlo del fatto che non si finisce mai di imparare non ho voluto dirgli che io non essendo più a Castellammare da decenni non potevo sapere della chiusura della bella fontana. A Roma nonostante la siccità i “nasoni” continuano a rimanere aperti. Nella bella villa della Regina delle acque si è giustamente pensato di non sciuparla e tenerla severamente chiusa con bottoni manuali alle fontane, ognuno ha la sua visione della vita.
Allontanandomi e guardando il Vesuvio e qualche fiamma alla sua base che ancora si leva verso l’alto, lasciando la sua scia di fumo, la mia mente ha iniziato ad elaborare strani concetti. Continua a leggere

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Capitani di ventura a Castellammare

Capitani di ventura a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Francesco Busti, Ritratto di Braccio, Perugia

Quando Braccio e Muzio Attendolo calpestavano le nostre terre con migliaia di uomini, al proprio seguito, mietevano vittime e saccheggiavano le città, erano uno contro l’altro, ma quella era la vita nel Quattrocento. Forse mai avrebbero immaginato di entrare nella storia d’Italia, mai i cittadini stabiesi avrebbero appreso che questi due campioni giunsero nella nostra città insieme ai loro armigeri, capeggiando migliaia di uomini a cavallo.1

Queste le parole di Ercole Ricotti sui nostri protagonisti:”Stranieri furono i primi capi, straniero il nerbo delle prime compagnie di ventura; posciachè quei signori, che avevano spento ne’ Comuni libertà e milizia, verun’altra milizia nazionale non vi avevano surrogato. Solo alcuni individui, non so se più vili od audaci, or qua or là alla spicciolata trovavano modo di frammettersi alla soldatesca d’oltremonti, e sotto straniere insegne lacerare la propria patria.
Durò così l’altrui baldanza e la nostra oppressione per quasi mezzo un secolo. Finalmente un gentiluomo della Romagna ebbe cuore di rizzare una sua propria insegna, e bentosto, se non la fortuna, almeno l’onore dell’Italia da condottieri italiani fu rilevato.
Il generoso proposito d’Alberico da Barbiano, seguitato dal Broglia, da’ Michelotti, dal Brandolino, venne a compimento per opera di Braccio da Montone e di Sforza Attendolo. Le costoro scuole possedettero l’Italia per quasi un secolo; e in quell’intervallo essendo ne’ condottieri cresciute al paro della fama le forze ed i desiderii, videsi per man loro smembrata or questa or quella contrada, usurpata ora questa ora quella città, ed uno di essi cingersi la corona ducale della Lombardia”.2

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  1. Giovan Antonio Summonte, Historia della Città e del Regno di Napoli, Parte Seconda, Libro IV, pag. 593, MDCI. “Braccio Cavalcò con l’esercito per ricouerar Castello à mare di Stabia. e la pose a sacco“.
  2. Ercole Ricotti, Storia delle compagnie di ventura in Italia, Torino 1847, pag. XIV.XV.
Sinan pashà

Sinan Pascià e le sette C

Sinan Pascià e le sette C

di Giuseppe Zingone

Sinan pashà

Sinan pashà

Sinanüddin Yusuf Pasha, (? di origine Croata – Costantinopoli, 21 dicembre 1553) è stato un feroce corsaro e ammiraglio della flotta Ottomana.

Quale ruolo ha avuto nella storia della nostra Città Sinam Giudeo? Perché parlare di lui? Ascoltate (Ops.. Leggete!) bene, perché anche se accidentalmente a lui, proprio a questo feroce corsaro, dobbiamo la nostra cattiva nomea in quei di Napoli. Vi ricorderete del nostro breve racconto “Né ammice né compare“? Si, non vi sbagliate proprio quello costruito su una frase del Pentamerone, di Giovan Battista Basile proferita da Giangrazio: “A Castiello a Mare né ammice né compare”.1 Il nostro naturalista d’eccezione Nando Fontanella si accorse immediatamente che c’era qualcosa di losco dietro, ebbene, non si sbagliava, tutto trae origine da questo pirata, Sinam Giudeo, e le sette C.. Se mal comune è mezzo gaudio, allora consoliamoci non siamo soli.2

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  1.  Giovan Battista Basile, Lo cunto de li cunte, Garzanti, Milano, 1995, da pag. 367 a 379.
  2. Articoli correlati: La Madonna della Misericordia, L’arte calpestata, le riggiole a Castellammare, Dragut il Corsaro.