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Il Gran Mogol

Il Gran Mogol

a cura di Maurizio Cuomo

Catello Filose (alcuni autori lo riportano come Filosa), meglio conosciuto come Gran Mogol, nacque a Castellammare il 26 dicembre 1749 da Gennaro e Nella (Agnella) di Capua. Di famiglia modesta (il padre era marinaio), alla giovanissima età di 16 anni, partì per l’avventura approdando nel 1770 a Calcutta nell’India del Gran Moghul, ov’egli si diresse in cerca di prospera fortuna. Come fosse entrato in quel regno, e quali mezzi avesse adoperato per guadagnarsi la fiducia e la benevolenza dell’Imperatore Shah Alam II, è a tutti ignoto, fatto è che si distinse nell’arte militare, specialmente nell’uso del cannone semovente, divenendo generale di ben undici battaglioni. Per i suoi meriti divenne Generale e Gran Palaquin, massimo Ordine militare moghul. Prima di far rientro nella sua terra natia ebbe modo di fare una breve esperienza a Goa come colonnello dell’esercito portoghese.

Il Gran Mogol

Il Gran Mogol (stampa rappresentativa tratta dal web)

Nel 1799 ritornò a Castellammare con tre figli (Michele, Margherita, Nicola) e carico di ricchezze, lasciando in India altri due figli che continueranno la dinastia Filose in quella nazione.

Ecco come il Parisi nel 1842, ricordava la figura di questo illustre stabiese: “Catello Filosa detto il Gran Mogol… benchè di bassa condizione fosse dalla patria partito vi ritornava ricchissimo e decorato del grado di Colonello Portoghese di generale delle Imperiali Guardie del Gran Mogol e coll’onorevole titolo di Palaquin ec. ec. Le sue curiose avventure e la sorprendente sua fortuna ànno gran rumore menato ed a lui meritato un nome celebre nei patri annali”. Continua a leggere

La progenie del Gran Mogol

La progenie del Gran Mogol

articolo del 15 maggio 2021

del dott. Carlo Felice Vingiani

In un’epoca ormai lontana, in luoghi esotici che nel nostro immaginario restano inevitabilmente legati alle descrizioni fantastiche che ne fecero romanzieri come Jules Verne ed Emilio Salgari, si snodarono le vite di numerosi avventurieri recatisi in quelle terre in cerca di fortuna.
Spinti dalla voglia di arricchirsi, o dal semplice desiderio di avventura e gloria o, come potremmo dire oggi, bisognosi di ritrovare sé stessi, quegli uomini si resero protagonisti di azioni che, a seconda di chi le narrò, ci sono state tramandate come gesta eroiche oppure crimini brutali.
Alla luce delle odierne tendenze a rivisitare la storia in chiave obiettiva, scevra dai fronzoli narrativi che furono associati a questi personaggi al fine di conferire loro un’immagine eroica e leggendaria, potremmo giudicarli invasori privi di scrupoli, sterminatori di popolazioni pacifiche e distruttori di civiltà secolari.
Quale che sia il giudizio che la storia ha voluto dare di questi uomini e delle loro azioni, non si può negare che furono davvero tanti a lasciare la propria terra natia per non farvi mai più ritorno, il più delle volte perché il destino volle che trovassero la morte inseguendo una chimera, più raramente perché, realizzato il proprio sogno, rimasero per viverlo fino alla fine.
Pochissimi tornarono nella loro Patria e ancor meno furono quelli che lo fecero recando con sé cospicue ricchezze, oltre che le storie inevitabilmente rivisitate da poter raccontare ad amici e parenti, magari davanti ad un boccale di vino.
Fra questi ultimi, non possiamo fare a meno di annoverare due nostri conterranei: lo stabiese Catello Filose e l’agerolese Paolo Avitabile.

CATELLO FILOSE IN INDIA
Catello, nacque a Castellammare di Stabia nel 1749 circa, figlio di Gennaro Filose e di Agnella o Nella Di Capua e nipote di Giacomo Filose. Appena sedicenne, si imbarcò e non fece ritorno per lunghissimi anni, se non quando, cinquantenne, ossia nel 1799, rientrò carico di ricchezze ed unico custode di storie dette e non dette che ammantarono di mistero il suo passato, rendendo lui una figura leggendaria agli occhi degli stabiesi suoi contemporanei, che lo soprannominarono ‘o Gran Mogol.
Degli aspetti più affascinanti e folkloristici della sua vita, una volta tornato a Stabia, molti hanno raccontato: da Catello Parisi nel 1842 a Don Matteo Rispoli nel 1859, da Michele Palumbo nel 1972 a Giuseppe D’Angelo nel 2000, ma per questo vi rimando all’esauriente articolo di Maurizio Cuomo “Il Gran Mogol”.
Cosa accadde, però, dal giorno in cui il giovane Catello si lasciò alle spalle il porto che l’aveva visto nascere fino a quando vi tornò?
Viene in nostro soccorso il Dott. Tomaso Vialardi di Sandigliano, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico militare [1], che ringraziamo per le preziose informazioni ed i riferimenti bibliografici fornitici. Continua a leggere