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I vecchi e la memoria

I vecchi e la memoria

Gli anni ’30 a Castellammare
  nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera

Lo spunto per questa riflessione me lo ha dato l’amico Frank Avallone che dalla Florida con un suo scritto risponde ad una domanda rivoltagli dal Signor Umberto Cesino. La domanda verteva sulla prodigiosa memoria di certi vegliardi. Il buon Frank, con un certo…anticipo, si è collegato fra costoro e ha dato la sua risposta. Naturalmente non contesto le sue tesi, ma sull’argomento credo di avere qualcosa da dire anche io essendo… parte in causa. Incominciamo col dire che vicino al traguardo dei 90 anni non c’è una ressa. E poi non è detto che chi ci arriva non è già ‘nzallanuto.

I vecchi e la memoria

I vecchi e la memoria

Arrivarci con la mente lucida dipende da molti fattori. Eccone alcuni: 1° la predisposizione genetica (sapersi scegliersi i genitori….); 2° una sana condotta di vita, tutta la vita; 3° la curiosità intellettuale, cioè la voglia di apprendere, di sapere in che mondo viviamo, tralasciando i fatti insulsi. Fateci caso: di vecchi con queste caratteristiche ne vedete ben pochi imbambolati davanti agli schermi televisivi. Strumento, in certi casi volgare e diseducativo. Ora mi ricollego a quanto detto da Frank. Quali erano le fonti delle nostre cognizioni? Per prima la famiglia, poi la strada. I discorsi ascoltati in casa (a volte con finta noncuranza perché trattavano argomenti delicati); le confidenze e i pettegolezzi che si scambiavano ‘e cummare in certe occasioni. E quali erano queste occasioni? Quando in una famiglia si festeggiava un evento, quando vi si abbatteva una disgrazia, una malattia o un lutto molti amici e conoscenti portavano o la loro allegria o la loro solidarietà. E qui devo citare il grande Eduardo. Ricordate la scena iniziale del terzo atto di “Natale in casa Cupiello”? Quando Lucarie’ è a letto colpito da malore nell’apprendere le malefatte della figlia. In segno di solidarietà gli abitanti del palazzo si avvicendano per portare sostegno e conforto a Cunce’. Stazionano a gruppetti nella piccola stanzetta. Alcuni si interessano effettivamente della salute del malato, altri pettegolano bisbigliando qualcosa di superficiale e generico. Confortati ogni tanto da una tazza di caffé preparata da Rafele, il portiere dello stabile. Continua a leggere