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Il gioco, i giochi.

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Lo spunto per questo “ricordo” me lo ha dato una domanda rivoltami giorni fa dal caro e giovane amico Giuseppe Zingone: “Ma voi ragazzi degli anni ‘30 cosa giocavate, dove e come?” Questa innocua e lecita curiosità mi ha costretto a rovistare nei cassetti della mia memoria ed ecco cosa vi ho trovato:

1° Che molti di quei giochi non si praticano più, perché sono stati soppiantati da altri più sofisticati… in particolare dai giochi elettronici;
2° Che ai miei tempi i maschietti giocavano fra loro, come del resto facevano le femminucce (del resto anche le classi miste negli istituti scolastici non esistevano ancora);
3° Che i nostri giochi si svolgevano in prevalenza in strada o in spiaggia. Per nostra fortuna (bambini di allora) a Castellammare ne esisteva una, bellissima, proprio nel centro cittadino, facilmente raggiungibile da tutti i rioni; ho sottolineato il verbo per richiamare l’attenzione sul fatto che la stupidità e la incuria degli uomini l’ha trasformata in un prato “Ca nun c’azzecca niente cu stu mare”.

'o strummulo

‘o strummulo

Giocare fuori dalle nostre abitazione forse era già, inconsciamente, un primo passo per ottenere la ricercata libertà che in quelle nostre case anguste e sovraffollate, non potevamo di certo avere. Case in cui non potevamo dare libero sfogo alle nostre irrequietezze; lo spazio e la libertà di azione invece serviva proprio per liberarci di quei rimproveri dei nostri genitori: tiene arteteca, addò tiene ll’uocchie tiene pure ‘e mmane! Continua a leggere

Castellammare: indiani e foglie di Castagno

(di Stanislao e Ferdinando Fontanella)

Gli indiani e le foglie del Castagno

Gli indiani e le foglie del Castagno

Solo i ragazzi che hanno vissuto l’infanzia negli anni del dopoguerra serbano del Castagno una conoscenza che va oltre l’aspetto utilitaristico dell’ottimo legname e i saporiti frutti.

In quel tempo di grandi privazioni materiali, ma estremamente ricco di opportunità umane, la fantasia era l’unico strumento per trascorrere con letizia i lunghi pomeriggi estivi. Alimento indispensabile per la fervida immaginazione era la lettura dei fumetti di Tex Willer, personaggio ideato da Gian Luigi Bonelli nel 1948, e la visione di pellicole americane come “Sentieri selvaggi” e “Un dollaro d’onore”, in cui il mitico John Wayne agiva da protagonista indiscusso. Scontato dire, perciò, che tra i giochi preferiti c’era la guerra tra indiani e cowboy.

Tuttavia il grosso limite per chi vive alle falde del Monte Faito e sogna di essere un Apache o un Sauk, delle grandi Pianure o delle Montagne Rocciose del Texas, era abbigliarsi nel modo adeguato. I ragazzi riuscivano a sopperire alla mancanza degli originali copricapi piumati dei Nativi Americani con le abbondanti e comunissime foglie del Castagno. Continua a leggere