Il “Giu’ Germania”
di Frank Avallone
L’italo americano Frank Avallone, stabiese in Florida, racconta la storia della sua vita.
Nel dopoguerra, da ogni parte di Castellammare, guardando verso i cantieri navali, si vedeva una nave da guerra, ancora ormeggiata alla banchina della punta del molo, con la poppa sott’acqua, e la prua fiera e orgogliosa fuori dall’acqua; gli stabiesi chiamavano questa nave “ ‘O Giu’ Germania ”. La ragione di questo nome viene dal fatto che i tedeschi la minarono, per affondarla, ma non vi riuscirono completamente. La nave era ormeggiata con grosse catene di ferro al molo. Da questa storia vennero fuori diversi modi di dire, uno in particolare curioso e divertente era il seguente: quando, qualche donna stabiese preparava le braciole legandole con molto spago, il marito raccontava: “Muglierema ha fatto ‘e braciole attaccate che catene r’‘o Giu’ Germania”.
Nel ricordo di questo periodo, la curiosità mi ha spinto ad indagare, circa il vero nome di questa nave e la storia che c’era dietro. Così la settimana scorsa, incominciai a ricercare su internet, notizie su questa nave. Con sorpresa ho scoperto una storia bella e tragica, che voglio condividere con voi.
Il vero nome di questa nave era “GIULIO GERMANICO”, nome di un generale romano; un incrociatore leggero di 3743 tonnellate; fu impostata il 3 aprile 1939 per essere varata nel luglio 1941 e completata nel 1943. Capitano DOMENICO BAFFIGO, ne aveva avuto il comando. Il Giulio Germanico aveva un equipaggio di 418 marinai. La nave era pronta a prendere il mare; quando l’otto settembre, l’Italia capitolò per firmare una pace separata con gli alleati. Il comando tedesco, sapendo di questa nave pronta e di 8 corvette della classe “Gabbiano”, completate o quasi, diede ordine alle truppe tedesche di prenderne possesso. Capitano BAFFIGO, invece di partire col Giulio Germanico, decise di rimanere e di difendere il porto, i cantieri e tutte le navi in rada nelle acque di Castellammare di Stabia. Con i suoi 418 marinai e con l’aiuto dei carabinieri, accorsi per sostegno, organizzò le difese.
Dopo 3 giorni di furiosi combattimenti, i tedeschi, non riuscendo a sfondare le difese, sventolando bandiera bianca, invitarono il capitano DOMENICO BAFFIGO ad una trattativa; per cui sotto la protezione del colore della bandiera, simbolo di momentanea tregua, il capitano uscì per incontrare i tedeschi; ma venne preso con l’inganno, venne tradito dal vigliacco tranello e catturato per essere fucilato. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Così il cantiere e le navi finirono in mano ai tedeschi che per l’arrivo degli Alleati americani nella vicina Salerno, di lì a poco dovettero abbandonare Castellammare per ritirarsi al di là del fiume Garigliano. Prima di partire, affondarono le corvette e tentarono di affondare anche il Giulio Germanico; la nave però decise di non collaborare e rimase per metà a galla; per cui divenne “ ‘O Giu’ Germania ”; nome estremamente appropriato “Pecche’ ‘e tedesche nu’ furono capace r’affunnà“.
Nel 1950 la nave fu recuperata, ricostruita e ribattezzata col nome “SAN MARCO“, entrando in servizio nel 1956.
DOMENICO BAFFIGO fu insignito della Medaglia d’Oro al Valore e a futura memoria dell’accaduto oggi una lapide è affissa sul muro perimetrale dei cantieri navali. Per una strana coincidenza della vita ho poi visto che quasi contemporaneamente, in questi giorni, avete rimesso in pubblicazione su “Libero Ricercatore” lo scritto: “ La Resistenza nasce a Castellammare…” a cura del prof. Antonio Cimmino, che ringrazio e dal quale ho appreso ulteriori importanti informazioni.