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Giovanna II d’Angiò

Giovanna II d’Angiò

di Giuseppe Zingone

Giovanna II di Napoli, immagine tratta da: Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, pag. 447, Napoli, 1601.

Tra i regnanti ai quali la nostra Città fu fedele nel tempo vi è la regina Giovanna II, figlia di Carlo III di Napoli e Margherita Durazzo. Nacque a Zara il 25 giugno 1373 e morì a Napoli il 2 febbraio 1435, le sue spoglie sono conservate nella Basilica dell’Annunziata1: “La sua lapide era costituita da una pietra semplice con sopra il suo nome, i titoli e la data della morte”.2

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  1. Giovan Antonio Summonte, Dell’Historia della Città, e Regno di Napoli, Tomo Secondo, Libro Quarto, pag. 618, Napoli MDCLXXV.
  2. Alan Ryder, Giovanna II d’Angiò, in Dizionario degli Italiani, Treccani, Volume 55, (2001).
Don Vincenzo Gargiulo

Il Canonico Don Vincenzo Gargiulo

Il Canonico Don Vincenzo Gargiulo

a cura di Giuseppe Zingone 

Don Vincenzo Gargiulo

Don Vincenzo Gargiulo

Sin da tempi antichissimi l’uomo ha cercato di proiettare il suo operato nell’avvenire e numerose sono le testimonianze a riguardo, dalle pitture nelle caverne alle piramidi, dalle opere d’arte alla scoperta dell’universo.
L’essere umano dunque sente questo impulso naturale verso il futuro, ma spesso il tentativo “di passare alla storia” è stato anche frutto di tragedie immani come le guerre.
Nella vita comune di ogni uomo c’è dunque lo sforzo di lasciare traccia di sé, basta guardare le tracce sui muri di ogni città, il bisogno di dire ciò che altri non hanno detto, di compiere gesta in cui nessuno si è ancora cimentato: ed ecco che alcuni decidono di adoperarsi per essere ricordati, dunque con un fine ben preciso di appagamento individuale; mentre altri si donano gratuitamente, spendono la loro vita per un valore più elevato, uno scopo che non ha come obiettivo il riconoscimento personale immediato.
È proprio per questo che vogliamo parlarvi di uno stabiese che in un momento difficilissimo della nostra storia nazionale diede il meglio di sé stesso dedicando la propria vita agli ultimi, ai poveri, ai diseredati, ai bisognosi. Quest’uomo è Don Vincenzo Gargiulo.

Ecco alcuni punti per meglio definire il contesto in cui dovette lavorare l’emerito canonico stabiese. Il milleottocento è un secolo straordinario, ricco di cambiamenti non solo politici, ma soprattutto sociali e tecnologici, è il secolo dei cambiamenti dovuti alla Rivoluzione Industriale. Un tempo difficile invece per la Chiesa Cattolica, tutti i suoi beni con l’unità d’Italia vengono incamerati dal nuovo stato, molti monasteri e diverse congregazioni religiose vengono soppresse, molti vescovi vengono mandati in esilio, come accadde per Mons. Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia ai tempi del Gargiulo. Riportiamo a seguire il contenuto presente sul sito delle Suore Francescane Alcantarine (www.alcantarine.org) per la concisa e chiara biografia e una analisi della situazione della città di Castellammare di Stabia a metà Ottocento:

Libro XI Battezzati anno 1832-36 pag. 122 n.1 - Parrocchia dello Spirito Santo

Libro XI Battezzati anno 1832-36 pag. 122 n.1 – Parrocchia dello Spirito Santo

“Vincenzo Gargiulo nasce a Castellammare di Stabia, il 2 agosto 1834, decimo figlio di Catello e Maria Laura De Angelis. Continua a leggere

Edit. E. Ragozino, Napoli - 3536 - La stazione ferroviaria

Il rione di piazza Ferrovia

Il rione di piazza Ferrovia
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Edit. E. Ragozino, Napoli - 3536 - La stazione ferroviaria

Edit. E. Ragozino, Napoli
3536 – La stazione ferroviaria (coll. Carlo Vingiani)

Il 31 luglio del 1842 viene inaugurato il tratto ferroviario Napoli-Castellammare. Questo avvenimento favorì e determinò il primo vero sviluppo industriale ed urbanistico della zona del rione Spiaggia. In origine questo luogo era abitato da sparse casette di pescatori che operavano tra la foce del Sarno e la costa. Con l’apertura della linea ferroviaria, essa divenne il punto di carico e scarico di tutte le merci provenienti dall’interno, sin dalla Calabria e la Puglia. Difatti, all’epoca esistevano solo reti stradali, poco comode e mal tenute, al cui confronto la moderna linea ferroviaria Napoli-Castellammare dovette sembrare quanto di più comodo, moderno e veloce il secolo scorso potesse offrire. Su questo luogo, così, sorsero molti depositi e varie industrie, mentre le famiglie di pescatori, che qui abitavano, ben presto si trasformarono in famiglie di operai. Fino al 1876, poi, al posto dell’attuale Piazza della Ferrovia esisteva una piccola strada, poiché tutta l’area di fronte alla Stazione era di proprietà della fabbrica di Cuoi del francese Francesco Bonnet, poi della famiglia Jammy, fabbrica istituita in Castellammare sin dal 30 agosto 1809.

Nel 1876, appunto, il Comune, per rendere più elegante, accogliente e razionale tale luogo, decise la costruzione di una piazza, convenendo con i fratelli Jammy, eredi di Bonnet, la cessione di parte del suolo. La piazza fu consegnata al Comune l’11 gennaio 1877. Continua a leggere

Antico santuario di San Michele Arcangelo al Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi.

San Catello e il tempio al monte Aureo

articolo di Maurizio Cuomo

Leggenda vuole che ritiratisi in preghiera nella quiete di una grotta sulle alture del monte Aureo (così nel Medioevo era appellato l’odierno “monte Faito”), in una notte buia, il vescovo Catello e l’abate Antonino ebbero la celeste visione dell’Arcangelo Michele, che ordinò loro di edificare un tempietto sulla cima del monte, laddove si vedeva ardere un grosso cero; i religiosi ubbidirono con assoluta devozione ed in breve edificarono sulla designata cima del monte (oggi monte Sant’Angelo, quota 1444 metri), un tempietto in legno in onore di San Michele Arcangelo, una piccola dimora consacrata a Dio ove giornalmente veniva officiata la Santa Messa.

San Catello: apparizione nella grotta

San Catello: apparizione nella grotta

Tutto volse per il meglio, fin quanto proprio per la sua condotta eremitica, il vescovo Catello fu vittima di una inattesa calunnia, con la quale lo si accusava di aver trascurato e abbandonato i fedeli e la sua chiesa. Il vescovo fu così sospeso e condotto prigioniero nelle carceri di Roma, perché giudicato colpevole da Papa Pelagio II.

Catello, uomo di straordinaria fede, si chiuse in contemplazione e in preghiera, e accolse la momentanea ingiusta decisione con ammirevole spirito di sopportazione. Stretto in continua meditazione ed ispirato da illuminazione divina, l’incarcerato Catello predisse al diacono suo temporaneo custode di cella che in un futuro non lontano, egli da carceriere, sarebbe stato elevato a pontefice, ma tale affermazione pur sortendo nel diacono sorpresa e perplessità, fu ben presto dimenticata. Alla morte di Papa Pelagio II (anno 590), la predizione fatta tempo addietro nelle carceri, ebbe ad avverarsi: il diacono carceriere di Catello, fu realmente eletto Papa con il nome di Gregorio Magno.
In seguito alle rivelazioni avute in sogno da un monaco benedettino (presumibilmente Sant’Antonino), Papa Gregorio Magno, novello Papa, ebbe in ricordo la predizione di Catello (fatta nelle carceri), e mosso a commozione lo riconobbe innocente. Finalmente scarcerato, Catello fu accolto festosamente dal popolo stabiese per essere immediatamente reintegrato a pieno diritto con la carica di vescovo di Stabia. Continua a leggere