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Gigi Nocera e la Festa d’Aprile

Gigi Nocera e la Festa d’Aprile

di Aldo de Martino

Gigi Nocera a Castellammare in Festa d’Aprile

Ho conosciuto Gigi Nocera nel 2010 o inizio 2011, grazie all’amico Enzo Cesarano. Premetto che per ragioni anagrafiche non ho fatto in tempo a nascere digitale e ho faticato (e fatico) molto per diventarlo. Ma quale fu la mia sorpresa? Conoscere proprio su Facebook Gigi Nocera e scoprire che, anche se nemmeno lui era nato digitale, si destreggiava e chattava, come un ventenne! Continua a leggere

Gigi Nocera il partigiano Gianni

L’ultimo podcast dedicato a Gigi è commentato da Antonio Cimmino  una delle firme di  Libero Ricercatore, impegnato nella divulgazione della storia della Marina Militare Italiana e della Resistenza in Italia.

Nel video si descrive un Gigi ormai maturo e consapevole, partecipe nella Guerra di Liberazione nei G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica). Dal 1944 fino a liberazione di Torino avvenuta a fine aprile del ’45, Gigi militò nei G.A.P. torinesi correndo anche seri rischi personali. La scelta di campo fu inevitabile e scontata data la provenienza antifascista della sua famiglia. Concludendo si ringraziano di vero cuore le sorelle e la figlia di Gigi Nocera, e quanti hanno partecipato alla realizzazione di questo breve ricordo della figura dello stabiese Gigi.

Il ricordo di mio fratello Gigi

Ricordo di mio fratello Gigi

di Alba Nocera

Ero piccola. Diciotto anni meno di lui. Un fratello un po’ anche papà. Protettivo, a volte severo ma intenzionato a farmi crescere sulle sue orme. Amare la lettura. Il teatro. La musica. Il suo primo regalo fu un libro. Avevo undici anni: Robinson Crusoe, poi man mano I ragazzi della via Pal e poi sempre un po’ più impegnativi. Il primo disco: Mascagni. Quell’Intermezzo dell’amico Fritz ascoltato insieme mille volte!
Durante l’età della scuola era lui che mi aiutava a fare i compiti e qualche volta si innervosiva se non ero molto precisa e ordinata.
Sempre mi spiegava perché bisogna stare dalla parte dei più sfortunati, dei più bisognosi. La sua grande generosità ha gettato un seme che ho cercato di raccogliere e fare mio.
Rimpiango tutto di lui. Anche le cose che mi irritavano. Tutto. Perché ora capisco che il suo vantarsi altro non era che il giusto riconoscimento per un uomo che, pur di estrazione modesta, era riuscito a diventare colto, con mille interessi e con un cuore sensibile e pieno d’amore verso il prossimo. Mi manca tantissimo!

Partito d’Azione, Unione Piemontese

Pubblicato in occasione del centenario della nascita di Gigi Nocera 1923-2023


100 anni con Gigi

Nel 2007 compare sulla soglia di Libero Ricercatore 1 un visitatore nuovo, singolare, insolito almeno per come era in grado alla sua età 2 di fruire dei moderni mezzi di comunicazione.

Poche righe, il racconto di qualche ricordo dell’infanzia trascorsa a Castellammare, e lì per lì ci si rese conto della qualità particolare di questo ospite, anzi è più giusto dire amico.

L’amicizia è un sentimento spontaneo, nasce per caso, a volte anche senza i crismi di una lunga frequentazione, ci si sceglie a vicenda, Gigi scelse Libero Ricercatore, la Redazione tutta scelse Gigi.

In onore della grande amicizia nata con Gigi, ho realizzato con Enzo suo figlio virtuale, una serie di video per tratteggiarne la figura.

Figura simile a quella di tanti altri stabiesi che col duro lavoro, la costanza, la volontà e il sacrificio sono riusciti a distinguersi in ambiti nuovi a volte refrattari se non del tutto ostili.

Gigi, emigra con la famiglia in Piemonte, inizia giovanissimo a lavorare in FIAT, partecipa alla Guerra Partigiana, studia, si diploma, mette su famiglia, fa carriera. Gigi è la metafora che rappresenta in uno la storia, la vita, di tanti Stabiesi, di tanti Meridionali, che negli anni dai 30 ai 60 hanno vissuto da protagonisti un processo su larga scala di cui non siamo ancora pienamente consapevoli.

  1. nda: inteso portale web ↩
  2. Gigi Nocera aveva al tempo oltre 84 anni ↩
  1. nda: inteso portale web
  2. Gigi Nocera aveva al tempo oltre 84 anni

Lo  stabiese Vincenzo Sorrentino

  Lo  stabiese Vincenzo Sorrentino

il fascista navigatore solitario

(articolo del dott. Raffaele Scala)

Premessa. La biografia di Vincenzo Sorrentino, pur completa nel suo insieme presenta numerose lacune per colmare le quali sarebbero necessarie nuove e più approfondite indagini nei vari Archivi disseminati tra Castellammare di Stabia, Napoli, Roma e, forse, Buenos Aires, dove il nostro navigatore solitario visse gli ultimi trenta anni della sua esistenza e dove ancora riposano le sue spoglie, seppure perdute, gettate chissà dove da chi rubò l’urna che conteneva le sue ceneri. Una vita vissuta pericolosamente, non priva di lati oscuri, di ombre che sarebbe opportuno dissipare. Qualcuno, forse, lo farà. Noi abbiamo gettato il seme della curiosità, del dubbio, se Sorrentino fu veramente un grande navigatore solitario o se millantò parte del credito che il fascismo esaltò per il suo prestigio. Non possiamo, comunque, non riconoscergli un ottima conoscenza dei venti e delle correnti, uno spirito incline alla solitudine, che deve apparire particolarmente spaventosa, allorché altissimi si levano i cavalloni a squassare la fragile imbarcazione o quando la nebbia ti avvolge fitta, demoralizzandoli per timore di cozzare su scogliere e bassifondi,[1] ma soprattutto non deve mancare un indubbio coraggio e un temperamento spericolato, senza i quali non si va da nessuno parte.


Circolo Nautico Stabia – Vincenzo Antonio Sorrentino, figlio del 34enne medico Alfonso e della 24enne casalinga Maria Liberata Milano, sposata il 19 marzo 1898, nasce alle quattro del mattino in via Brin il 22 settembre 1903, terzo figlio dopo Catello (1899 – 1971) e Vincenzo (1901 – 1902), morto quando aveva soltanto 18 mesi di vita. Anche il quarto figlio della coppia ebbe vita breve con la piccola Antonietta scomparsa a soli quattro mesi il 18 luglio 1907. Seguirà un quinto figlio, Antonino (1909 – 1985).

Lo incontriamo, giovanissimo, tra i primi canottieri del Circolo Nautico Stabia, sorto il 23 maggio 1921, gareggiare con i fratelli Guido e Nino Gaeta, già noti militanti  socialisti e con Piero Girace, figlio del barone Francesco, già sindaco di Gragnano e assessore del comune di Castellammare di Stabia,  condividendone  fin dalle origini la fede fascista.  Con Nino formerà il primo equipaggio a quattro sceso in acqua in iole.[2] Gli altri tre  erano il capovoga, Nino Natale, Paolo Scognamiglio e Carlo Vitelli, mentre Sorrentino fungeva da timoniere.[3] Nonostante fosse mingherlino e di bassa statura, possedeva una incredibile resistenza fisica, messa continuamente a dura prova nelle sue infinite traversate nel golfo di Napoli.

Girace, che aveva probabilmente conosciuto Sorrentino grazie alla comune militanza nel nascente fascio di combattimento e alla stessa passione per il mare nel Circolo nautico Stabia, dove anch’egli si dilettava come vogatore, in un suo articolo racconta di come il giovanissimo Sorrentino fosse da sempre innamorato del mare, di come le sue giornate le passasse sempre nelle azzurre acque del golfo.

Ore ed ore sotto il cielo lattiginoso dell’alba e sotto il sole canicolare, al timone di uno jole o nella sua fragile canoa. Castellammare Capri e ritorno, Capri Gaeta e ritorno erano per lui gite di piacere, le quali si compivano cantando, ossia con grande comodità. Si trattava invece di exploit che avrebbero fatto impressione anche al più vecchio e provetto marinaio, adusato ad ogni aspra e dura fatica del mare.[4]

Un infinito amore per il mare, una instancabile voglia di percorrerlo nella solitudine della sua canoa che, forse, trasmise ai suoi allievi negli anni in cui fu allenatore del Circolo Nautico Stabia, divenuto Fascio Nautico Stabia negli anni del regime nero di Benito Mussolini, sotto la presidenza di Giovanni Vollono, commerciante in grano, nonché segretario cittadino del locale Fascio di combattimento. Continua a leggere