Archivio Fotografico Catello De Riso
Vigili stabiesi
Le Squadre di calcio
Vigili stabiesi
Le Squadre di calcio
La Torre Alfonsina
di Giuseppe Zingone
Ogni qualvolta ci si imbatte in una vecchia costruzione, nella fattispecie, in una torre, un castello, una fortificazione, non si può non ripercorrerne il passato, immaginando lo scopo per cui esse sono state costruite e le persone che nel tempo vi si sono avvicendate. Sono queste particolari costruzioni, ricche di fascino, che hanno permesso alle città antiche e medievali di resistere nel tempo agli urti delle popolazioni nemiche, ma a volte anche di quelle amiche e vicine. Le mura si sono ispessite nei secoli, perché mura grandi significavano più sicurezza, in un’epoca dove la vita era breve e imprevedibile; oggi sono quasi sparite del tutto (come nella nostra città ), allorquando i figli e i nipoti di quegli stessi uomini (che i bastioni avevano eretto, potenziato e difeso) hanno ritenuto tali opere solo un intralcio per il futuro e senza più uno scopo per l’oggi.
Oltre alle notizie che metteremo a disposizione del lettore e le relative fonti bibliografiche, offriremo anche delle brevi osservazioni personali, alla luce dei lavori prodotti da altri autori e inseriremo, per rendere meno gravoso al lettore il testo, anche un excursus iconografico che ci permetta di ripercorrere, un antico spaccato di Castellammare.
articolo di Maurizio Cuomo
Agli occhi di un lettore superficiale o poco interessato, la presente ricerca potrebbe sembrare irrilevante, paradossalmente a qualche storico locale di parere discordante potrebbe invece risultare iniqua o addirittura offensiva, non avendo intenzione di inimicarmi nessuno chiederò solo la gentilezza di valutare questo mio breve studio, per ciò che vuole essere: la conferma di quanto sia interessante, affascinante ed infinito il mondo della libera ricerca.
Ebbene senza perdermi in inutili chiacchiere vengo subito al dunque ponendo in calce a seguire una stampa risalente al 1832 che da generazioni (nonostante su di essa vi sia espressamente riportato: PERSANO, BAY OF NAPLES.), per consolidata convinzione di studiosi, storici e di tantissimi collezionisti locali è nota come uno scorcio ripreso dalla nostra marina di Pozzano.
Indiscutibile la suggestione ed il fascino che essa evoca (invito tutti ad ingrandirla per godere a pieno schermo dei particolari); la scena raffigurata è intrigante e mozza il fiato, inutile dire che quando il mio carissimo amico Gaetano Fontana, me la mostrò, me ne innamorai a prima vista; non sono un collezionista, ma gli chiesi comunque di interessarsi affinché riuscissi anch’io ad averne una. La richiesta fu accolta prontamente e Gaetano, da esperto collezionista, mi diede subito indicazioni valide su come fare…, pochi giorni e riuscii ad acquistare un originale in ottime condizioni della vecchia stampa in oggetto.
Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.
Maurizio Cuomo
‘o Stagnaro
( a cura di Gioacchino Ruocco )
Lo stagnino, noto nel nostro dialetto come ” ‘o stagnaro “, era un artigiano ambulante capace non solo di fare la stagnatura (ovvero quella particolare operazione mediante la quale la superficie interna dei recipienti di rame, veniva rivestiva di stagno), ma anche di vere e proprie riparazioni, quali: rappezzo di buchi, livellamento delle ammaccature e sostituzione o riattacco dei manici rotti ai contenitori.
La figura dello stagnaro era presente un po’ in tutte le regioni d’Italia, ma è ormai un po’ di anni che non se ne vedono in giro. Il mestiere veniva esercitato solamente in alcuni momenti dell’anno, tenuto conto che si svolgeva sulla strada, sulle aie, nei portoni, delle vecchie costruzioni, in prossimità delle abitazioni dei committenti, dei proprietari dei recipienti, ma sempre all’aria aperta per allontanare da sé, il più possibile, le esalazioni del carbone, acceso per fornire la temperatura di fusione dello stagno, e le esalazioni dell’acido muriatico che è l’elemento indispensabile nel processo di stagnatura.
Quando si affacciava sul territorio, come ogni altro operatore ambulante, richiamava l’attenzione degli interessati facendo sentire la sua voce che annunciava appunto l’arrivo dello stagnaro.
Erano quasi sempre degli artigiani che, nei momenti in cui la richiesta di prestazioni calava nella zona di residenza, prendevano gli attrezzi necessari o il minimo indispensabile e si avventuravano sui territori vicini e, certe volte, anche all’estero, per procurarsi la propria sopravvivenza e quella della famiglia. Continua a leggere
‘O juoco d”e nucelle
( Il gioco delle nocciole )
Fino agli anni ‘60, era tradizione, per la maggior parte dei ragazzini, dei vari quartieri e rioni di Castellammare, giocare con le nocciole durante il periodo delle festività natalizie. Era un gioco semplice e senza grosse pretese, bastava avere soltanto una buona coordinazione oculo-manuale e naturalmente le nocciole. Ci si riuniva in gruppo, poi ogni partecipante doveva preparare il suo carrillo formato da tre nocciole poste una accanto all’altra sormontate da un’altra nocciola. I carrilli, così preparati, si mettevano insieme su uno spiazzo del cortile o della strada, poi si faceva ‘o tuocco cioè la conta e il designato dalla sorte, postosi ad una determinata distanza, tirava il primo colpo con una nocciola più grande delle altre chiamata menangola, e cercava di colpire e di far cadere il maggior numero di carrilli, che naturalmente vinceva. Continua a leggere